Gian Piero de Bellis

C’è del marcio (in Svizzera)
Atto I

(Gennaio 2018)

 


“Something is rotten in the state of Denmark”
(Marcellus in William Shakespeare, Hamlet, Atto I)

 

Nei giorni scorsi è apparsa la notizia che la società farmaceutica Novartis, con sede a Basilea, ha realizzato nel 2017 un utile netto di 7,3 miliardi di franchi, facendo segnare una crescita del 15% rispetto all’anno precedente. In aumento anche il volume di affari che ha superato i 46 miliardi di franchi.

Tutti noi favorevoli al mondo della produzione, dell’impresa e degli scambi, non possiamo avere altro che un moto di istintiva simpatia e di approvazione per un simile exploit. Chapeau a Novartis.
Però poi, quasi immediatamente, se si è persone minimamente riflessive, si fa una pausa ed allora iniziano ad emergere questioni e considerazioni varie.
Ad esempio, come è possibile un simile fantastico livello di utili se siamo in presenza di una accanita concorrenza tra imprese farmaceutiche? E poi, in termini ancora più generali, come è possibile che ci sia un così elevato uso di prodotti medicinali considerando che dovrebbe essere chiaro a tutti (personale medico innanzitutto) che il benessere fisico è il risultato di stili di vita (alimentazione, esercizio fisico) da praticare-consigliare e non il prodotto della assunzione ricorrente di farmaci, da prescrivere-mandar giù?

Dopo che uno si è posto tali domande, è inevitabile che vada ad esaminare lo scenario complessivo in cui una società come Novartis agisce ed opera. Un esame, anche solo superficiale, fa apparire sulla scena i seguenti attori e i seguenti comportamenti:

Stato
Le società farmaceutiche sono impegnate nella ricerca di nuovi farmaci. Se la ricerca ha successo (in base a taluni criteri) fanno domanda di una patente (diritto esclusivo di sfruttamento del prodotto) e di una licenza di commercializzazione. Tutto ciò è materia di diritto internazionale degli stati e di diritto di uno stato o unione di stati (ad esempio, Unione Europea).
Una patente è garantita di solito per 20 anni e il periodo può essere esteso (altri 5 anni) sulla base di una serie di motivazioni-considerazioni. Se il prodotto ha successo si tratta di 20 anni di monopolio e quindi della possibilità di applicare un prezzo al di fuori di qualsiasi concorrenza.
La nozione che le imprese farmaceutiche siano soggette al regime di concorrenza salta allora immediatamente.
Inoltre, la licenza concessa dalle autorità statali per la commercializzazione di un prodotto è un po’ come la pubblicità di un bene di cui si certifica l’utilità e l’affidabilità. In sostanza sarebbe come scrivere sulla confezione: prendilo che è un prodotto garantito da una alta autorità. Vedremo come ciò sia un messaggio implicito del tutto fuorviante.

Casse Malati
In Svizzera, a partire dal 1996, è stato introdotto l’obbligo di affiliarsi ad una Cassa Malati come forma di assicurazione sanitaria. Da quel momento, i “premi” di assicurazione (meglio sarebbe definirli “pizzi assicurati”) sono cresciuti di continuo in maniera spropositata. Infatti, mentre l’incremento dei salari è stato del 25%, i “premi” dell’assicurazione sanitaria sono più che raddoppiati. E per il 2018 è previsto un ulteriore aumento medio del 4% pur in presenza di una inflazione media che è stata nel 2017, dello 0,5%.
Stando così le cose, si è generata una dinamica perversa concernente le spese mediche e il consumo di medicinali. Dinamica riassumibile in questi termini: debbo pagare - voglio consumare.
Nel 2016 il consumo di farmaci in Svizzera si è tradotto in una spesa di oltre 7 miliardi di franchi, il 6% in più rispetto all’anno precedente. Questa spesa elevata in termini monetari è spiegabile non solo perché i medicinali sotto patente hanno prezzi esorbitanti ma anche perché i medicinali generici costano in Svizzera il 53% in più rispetto all’estero.

Medici
Un attore importante della catena sanitaria è costituito dai medici. Per via della loro preparazione professionale la maggior parte di loro sembra più portata a prescrivere medicine che non a suggerire stili di vita più salutari. In questo sono aiutati assai spesso dagli stessi pazienti che, recandosi dal medico, si aspettano di ricevere prescrizioni farmaceutiche e non esortazioni a vivere meglio, in maniera meno stressante e meno disordinata, in città meno inquinate (aria, rumore, ecc.).
Questo poi sarebbe del tutto illusorio pretenderlo nel caso di medici che non solo sono manipolati dalla medicina di stato ma anche corteggiati e pagati dalle società farmaceutiche per fare le lodi di un certo farmaco e per prescriverlo a man bassa.
Da molti di loro non c’è quindi da aspettarsi nulla di buono.

L’esperienza che ha una persona comune che si reca dal medico si riassume, di solito, in due procedimenti: la misura della pressione e la verifica dei livelli di colesterolo.
Riguardo a quest’ultimo aspetto, taluni medici anticonvenzionali sostengono che la paura del colesterolo alto sia un mito se non una truffa creata ad arte da taluni loro colleghi e certe società farmaceutiche, che dura da decenni.

Riguardo alla pressione alta, la mia esperienza personale mi fa credere che siamo anche qui in presenza di un mito o di una truffa compiuta nei confronti di centinaia di milioni di persone che ogni giorno prendono una o mezza pasticca. Per moltissimi forse è solo una sorta di rassicurante placebo, che ad alcuni fa più male che bene. Sicurissimo invece è che faccia estremamente bene per le casse delle società farmaceutiche, Novartis inclusa.

Il dubbio che molte compresse facciano più male che bene dovrebbe forse sorgerci. Sul foglietto illustrativo delle compresse Rasilez (costo 57,35 franchi per 28 compresse), prodotte da Novartis per, dicono loro, il controllo della pressione, leggiamo infatti le seguenti controindicazioni:

Quali effetti collaterali può avere il Rasilez?

Gli effetti collaterali più frequenti sono diarrea, aumento dei valori di potassio nel sangue (iperkalemia), vertigini/torpore. Occasionalmente insorgono eruzioni cutanee comprese la formazione di vescicole dolorose sulle mucose e grave peggioramento delle condizioni generali (sindrome di Stevens-Johnson) nonché distacco bolloso dell’epidermide (necrolisi epidermica tossica), ipotensione (abbassamento della pressione arteriosa), diminuzione della quantità di urina (disturbo della funzione renale).

La frequenza dei seguenti effetti collaterali non è nota: reazioni allergiche con eruzione cutanea, prurito, orticaria, vertigini, disturbi respiratori o della deglutizione, senso di costrizione al torace, vomito o dolori addominali, gonfiore del viso, delle braccia e gambe, degli occhi, delle labbra, della gola e/o della lingua, (segni di angiodema), nausea, mancanza di appetito, urine scure, pelle e occhi giallastri (segni di disfunzione epatica), bassa concentrazione di sodio nel sangue.

Inoltre si sono manifestate tumefazioni delle mani, delle caviglie o dei piedi.

Il fatto che ad un simile prodotto sia stata non solo concessa una patente ma anche l’autorizzazione per la vendita al pubblico la dice lunga sul rapporto perverso, se non addirittura criminale, tra il potere politico (stato) e quello economico (imprese protette).
In sostanza, siamo in presenza, da almeno cento anni, di un sistema definibile come capitalstatismo o cronysmo. Nel quale le persone sono mucche da mungere, animali da laboratorio, esseri sfruttabili e manipolabili.

Spetta dunque ad ognuno di noi non essere più tali perché una situazione simile non è oltremodo tollerabile una volta che ne abbiamo preso coscienza.

 


 

P.S. È di questi giorni (Febbraio 2018) la notizia che Novartis è implicata nella corruzione di due passati primi ministri e otto ministri greci. Lo schema consisteva nel far pagare fatture salate agli ospedali con l'assistenza di queste figure politiche che ricevevano in cambio nutrite bustarelle. Sembra che anche moltissimi medici siano coinvolti nella corruzione in quanto prescrivevano i farmaci di Novartis a prezzi elevati in cambio di denaro.

La società Novartis è stata sotto inchiesta anche negli Stati Uniti nel 2014 sotto l'accusa di pagare tangenti per incrementare la vendita di alcuni suoi prodotti, ed ha ricevuto in seguito una multa di 390 milioni di dollari da parte del Dipartimento di Giustizia Americano. Inoltre, nel marzo del 2017, Novartis ha dovuto pagare 25 million di dollari per richieste di risarcimento che riguardavano la sua sussidiaria in Cina.

È chiaro quindi che questa società ha bisogno di montagne di soldi anche per coprire le sue malefatte.

 


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