PANARCHIA - POLIARCHIA - PERSONARCHIA

(2005)

 


 

Nota

Un gruppo di individui, profondamente insoddisfatti per gli atteggiamenti mentali e le pratiche comportamentali dominanti basate sull'obbligo di conformarsi al volere della maggioranza e sulle restrizioni delle scelte personali, hanno redatto una bozza di principi che intendono presentare a chiunque sia interessato a trovare una via d'uscita dal presente stato di subordinazione e apatia.
I principi sono presentati sotto le denominazioni di

Panarchia - Poliarchia - Personarchia

Panarchia, Poliarchia e Personarchia indicano che ci si propone di:

  • offrire un quadro di riferimento globale aperto a tutti e libero da sovranità territoriali,
  • sostenere una varietà di sistemi di organizzazione individuale e comunitaria, vale a dire società parallele autogovernantesi, anche all'interno di uno stesso territorio,
  • promuovere la piena libertà di associazione, circolazione e azione per ciascun essere umano.

I principi sono organizzati nelle seguenti categorie:

  1. Aterritorialismo
  2. Autogoverno
  3. Libertà di associazione - libertà di dissociazione
  4. Impegno volontario - contributo volontario
  5. Libertà personali - responsabilità personali
  6. Libertà di agire (produrre)
  7. Libertà di interagire (scambiare)
  8. Scelte (servizi - agenzie)
  9. Varietà - opzionalità - discrezionalità
  10. Cosmopolitismo - localismo - personalismo

 


 

1. Aterritorialismo

Un territorio è costituito da un insieme vasto e variegato di risorse naturali e costruite che formano il cosiddetto patrimonio comune dell'umanità. Esso dovrebbe rappresentare una risorsa aperta, a beneficio e godimento della generazione presente e di quelle future, vale a dire di tutte le persone di ogni angolo della terra.
La sovranità territoriale o territorialismo è la pretesa della legittimità di una sovranità esclusiva (ad es. la sovranità dello stato nazionale) da parte di una entità.
Aterritorialismo significa l’assenza di riconoscimento di ogni pretesa di dominio territoriale da parte di qualsiasi potere, istituzionale o non. Secondo la concezione aterritorialista, nessun potere cosiddetto sovrano può appropriarsi lecitamente di un intero continente, o paese o regione e dettare regole che sono vincolanti per tutti coloro che vivono sullo stesso territorio, né può negare l'uso o l'accesso ad un territorio, un fiume, un luogo di transito o una qualsiasi risorsa, in quanto esse fanno parte del patrimonio comune dell'umanità.
Al tempo stesso, a nessuno è consentito di violare i diritti di proprietà di un individuo o di un gruppo. L’uso delle e l’accesso alle loro risorse (ad esempio, un edificio, un lotto di terra, un terreno coltivato, ecc.) sono regolati direttamente dal proprietario (individuo, comunità) e le relative regole riguardano solo il proprietario e coloro a cui ne è consentito l’uso e l’accesso. Questi diritti e regole di proprietà sono validi solo nella misura in cui non diventano imposizioni che si estendono fino a coinvolgere il comune patrimonio.
Le uniche regole generali, accettabili e auspicabili in un territorio appartenente al comune patrimonio sono le norme di convenienza (ad es. guidare a destra o a sinistra) e le prescrizioni concernenti la salute pubblica (ad es. le norme di igiene sociale).
Lo scopo che si prefiggono coloro che sono favorevoli all'aterritorialismo è di arrivare, nel corso del tempo e in maniera volontaristica, all'estinzione di ogni sovranità territoriale e alla promozione dell’autogoverno.

 

2. Autogoverno

Una regola è in genere un comando espresso da o indirizzato a una persona. Le regole di base dell’interazione sociale sono di solito interiorizzate in giovane età dall’essere umano nella misura in cui esse sono in sintonia con la natura umana e con la protezione e lo sviluppo dell'essere umano.
È praticamente impossibile che regole di base introdotte dall’esterno con la forza siano considerate giuste e degne di essere osservate. Regole imposte sono destinate a generare, con ogni probabilità, contrasti continui che portano, prima o poi, a scontri violenti.
La condizione più salutare (dal punto di vista morale e razionale) è sia quella dell’autogoverno (cioè di regole spontaneamente seguite) sia quella che conduce all'autogoverno.
Autogoverno significa che non compete né a un re, né ad una maggioranza (attraverso una assemblea elettiva) né a chicchessia prendere decisioni su aspetti sociali ed economici, ma che ciò spetta agli individui attraverso libere scelte e risoluzioni volontarie. Il dispotismo dell'uno o dei molti (anche quando i molti siano una stragrande maggioranza) genera gli stessi risultati negativi: l'asservimento dell'individuo e la sua miseria morale e incapacità personale.
L'autogoverno è, a questo riguardo, la via che meglio permette lo sviluppo effettivo della persona (dal punto di vista morale, mentale, materiale) e la piena accettazione sociale (rispetto reciproco universale).
Il concetto e la pratica dell'autogoverno includono, chiaramente, anche la possibilità di optare per l’elezione di governanti (come avviene in una democrazia rappresentativa) per coloro che non vogliono impegnarsi nel processo e nello sforzo decisionale. La sola ma più che sostanziale differenza rispetto all’attuale democrazia rappresentativa consiste nel fatto che, nel caso di un effettivo autogoverno, le decisioni prese dai rappresentanti eletti riguardano solo coloro che li hanno eletti e non le persone che hanno scelto altri rappresentanti o coloro che vogliono assumere decisioni in maniera autonoma senza alcuna delega di potere.
L’autogoverno dovrebbe quindi dar luogo a qualsiasi forma di rappresentanza o di non rappresentanza politica e sociale e gli individui dovrebbero considerare legittime e vincolanti solo le decisioni prese all'interno di qualsiasi gruppo politico, sociale, filosofico o altro di cui essi siano membri.
L'obiettivo è quello di far cessare l'intolleranza politica che impone a tutti il volere della maggioranza (o di un individuo forte o di una minoranza forte) presentato come indirizzo di politica dello stato. Esso rappresenta lo stesso oppio e la stessa oppressione di massa che appariva un tempo come intolleranza religiosa attraverso la religione di stato.
Attualmente l’autodeterminazione è consentita, in alcune società, solo per quanto riguarda alcuni aspetti della vita delle persone quali le pratiche religiose o gli orientamenti sessuali. Negli altri casi domina la tirannia della maggioranza cioè, in sostanza, il potere dei gruppi di pressione e dei centri di interesse consolidato che riescono a prevalere nei confronti delle masse manipolate, dei gruppi minoritari isolati e degli individui singoli.
Autogoverno significa in sostanza che:

  • le norme che riguardano principalmente la vita di un individuo (educazione, salute, attività economiche, spostamenti, assicurazione, pensione, ecc.) sono sotto il controllo integrale dell’individuo;
  • le norme che regolano principalmente la vita di un individuo all’interno di una comunità e tra comunità sono emanate e amministrate direttamente dai singoli membri che fanno parte della comunità in cui vigono quelle norme, o da rappresentati incaricati, attraverso una delega volontaria. Tali norme devono risultare accettabili a tutti i membri della comunità.

Una pre-condizione essenziale per l’osservanza da parte dell’individuo delle norme comunitarie che riguardano la sua vita sociale consiste nell’esistenza della libertà personale di associarsi e dissociarsi da qualsiasi comunità.

 

3. Libertà di associazione - libertà di dissociazione

Libertà di associazione significa che ogni individuo raziocinante può autonomamente decidere a quale gruppo sociale aderire.
La libertà di associazione non può essere disgiunta dalla libertà di dissociazione il che significa che qualsiasi persona può lasciare la comunità di cui è membro in qualsiasi momento lo desideri, dopo aver assolto le obbligazioni contrattuali precedentemente assunte in maniera volontaria.
Nel caso in cui l’individuo sia stato sottoposto a sfruttamento da parte della comunità o se alcune clausole contrattuali sono state infrante, la persona può dissociarsi dal gruppo immediatamente e senza alcun obbligo.
L’individuo è quindi libero di scegliersi un’altra comunità o di formare una nuova comunità. Ognuno dovrebbe essere anche libero di vivere come essere umano del tutto indipendente e separato dagli altri, vincolato solo dagli impegni contrattuali assunti e dal rispetto dei diritti e delle libertà altrui.
A nessuno dovrebbe essere assegnata automaticamente una nazionalità o religione o appartenenza a qualsiasi istituzione (stato, chiesa, corporazione) o essere attribuito un ruolo o status (come in un sistema di caste o classi) senza la scelta e l’assenso preventivo della persona.
La realizzazione di queste due libertà (associazione - dissociazione) spazzerebbe finalmente via qualsiasi vestigia di feudalesimo e di assolutismo ancora in vigore sotto lo statismo territoriale.
L’uso esteso delle tecnologie di comunicazione e di trasporto sta già ridicolizzando qualsiasi pretesa o illusione di poter restringere forzatamente l’associazione a individui che appartengono a gruppi territoriali sotto il controllo del cosiddetto stato nazionale.
Il completamento necessario della libertà di associazione e dissociazione e una sua più dinamica realizzazione consiste nell’impegno e nel contributo volontari da parte dell’individuo nei confronti del gruppo (o dei gruppi) di cui è membro.

 

4. Impegno volontario - contributo volontario

Impegno volontario e contributo volontario significano coinvolgimento e sostegno attivo nei confronti di gruppi o comunità scelti dall’individuo.
L’attuazione di questi due principi dovrebbe porre fine a ogni pretesa fatta valere da qualsiasi potere, come la partecipazione forzata (ad es. la coscrizione militare) o la contribuzione obbligatoria (ad es. le imposizioni fiscali).
Nessuno dovrebbe essere forzato a fare qualcosa o a contribuire a qualche iniziativa che egli non approvi. Persino il gruppo al quale l’individuo si è associato non può imporre impegni e contributi a meno che essi non facessero parte delle condizioni per essere ammessi al gruppo. In tal caso l’individuo che non vuole più assolvere a tali obblighi può dissociarsi dal gruppo.
Impegno volontario e contributo volontario sono gli aspetti essenziali di comunità basate su individui che decidono sul grado e sulla natura del potere che la comunità può esercitare su di loro (dalla totale sottomissione volontaria alla più completa autonomia personale).
Il fattore principale non è quindi il gruppo (la volontà collettiva) come nella società feudale o in quella neo-feudale (lo statismo) ma l’individuo (la volontà personale). Per questo motivo, qualsiasi decisione l’individuo prenda concernente la sua sfera personale e sociale (dalla totale autonomia = indipendenza volontaria, alla totale eteronomia = sottomissione volontaria) un peso preponderante va attribuito alle libertà personali (di scelta) e alle responsabilità personali (per le conseguenze).

 

5. Libertà personali - responsabilità personali

La vera essenza e le legittime aspettative di ogni essere umano consistono nell'essere libero da imposizioni e limitazioni, inflitte o subite, a meno che esse non siano volontariamente e volutamente accettate.
Nella logica dei fatti, questo significa anche che nessuno può violare le libere scelte di una persona, sempre che esse siano rispettose dell'altrui libertà. In questo caso un intervento dall'esterno non è accettabile nemmeno se esso è compiuto (o si dice compiuto) in nome del cosiddetto interesse pubblico o per il bene presunto dell'individuo. Ogni persona adulta dovrebbe essere l'arbitro del proprio interesse e benessere.
L'aspetto correlato alla libertà personale è la responsabilità personale per le decisioni prese dall'individuo. Questo vuol dire che le conseguenze (positive o negative) dell'agire o del non agire devono necessariamente ricadere sul singolo e non possono essere forzatamente condivise con o imposte su altri.
La pratica delle libertà personali (di scelta) e delle responsabilità personali (per le conseguenze) rappresenta la sola via conosciuta per mettere in atto una dinamica di pieno apprendimento valido per gli esseri umani.
Non vi è nessun motivo razionale o esperienza storica che potrebbero convincere un essere umano a rinunciare alle sue libertà e responsabilità. Come dicevano gli antichi, ognuno è artefice della propria fortuna (o sfortuna).
All'opposto di tutto ciò, lo statismo territoriale agisce secondo i principi della libertà limitata e della responsabilità collettiva. Queste pratiche sorgono dalla delega delle scelte ad alcuni individui al potere e portano da un lato all'irresponsabilità generale e dall'altro ad una ingiustificata responsabilità collettiva per le azioni intraprese da alcuni capi. Questa è la stessa logica malsana messa in atto da gruppi terroristi quando essi si scagliano contro la popolazione civile (a New York, Madrid, Parigi, Mosca, ecc.). Tale logica malsana viene praticata in maniera estesa anche da molti stati, che agiscono come i peggiori gruppi terroristici, quando essi sganciano bombe su una popolazione (a Coventry, Dresda, Hiroshima, Grozny e in molti altri luoghi) che si trova dalla parte giudicata "sbagliata" di una linea divisoria inventata.
La realtà che anima le libertà personali e sta alla base delle responsabilità personali può essere sintetizzata nella sfera sociale ed economica da due principi essenziali di civiltà: la libertà di agire (produrre) e la libertà di interagire (scambiare).

 

6. Libertà di agire (produrre)

La libertà di agire significa che non sussistono interferenze esterne di qualsiasi genere (positivo o negativo) da parte di chicchessia per quanto riguarda le attività produttive di chiunque. In altre parole, nessuno può intromettersi nelle attività di qualsiasi produttore a meno che non sia per bloccare un danno o riparare un torto.
Gli individui (singolarmente o in gruppo) sono certamente capaci di badare o desiderosi di imparare a badare ai propri interessi, se non vi sono restrizioni e manipolazioni istituzionali che vanificano tale capacità e volontà, o addirittura la bandiscono per legge.
Una delle restrizioni più vistose appare sotto forma di autorizzazioni a svolgere una professione (in diretta continuazione di pratiche feudali) il che perpetua un sistema fatto di classi o caste. Questi rimasugli dell'era feudale sono mantenuti con l'ingannevole scusa di proteggere i produttori e i consumatori ma, in realtà, con lo scopo di favorire i forti (i gruppi organizzati) e di sfruttare i deboli (i cittadini isolati).
Per questo motivo, l'iscrizione ad un registro istituzionale o ad un albo professionale da parte dei produttori (lavoratori, professionisti) dovrebbe essere lasciata alla decisione libera degli interessati e non dovrebbe essere un pre-requisito per ottenere un lavoro o praticare una attività. Quello di cui si ha bisogno è la disponibilità di ogni sorta di informazione pertinente riguardante i produttori (di beni e servizi) e i loro prodotti.
La libertà di agire richiede quindi la scomparsa di qualsiasi intervento statale di natura obbligatoria che porta solo ad una condizione di favoritismi settoriali e di dipendenza generale, oltre a danneggiare i produttori intraprendenti e i consumatori accorti.
Il principio complementare alla libertà di agire (produrre) è la libertà di interagire (scambiare).

 

7. Libertà di interagire (scambiare)

La liberà di interagire significa l'abolizione di ogni barriera inventata dallo stato (tariffe, quote, passaporti, visti, censure, ecc.) alla libertà di scambi concernenti persone, beni e idee.
La libertà di scambio è conseguibile solo attraverso:

  • la piena libertà di informazione/comunicazione che renda possibile ad ognuno di partecipare senza ostacoli a un flusso di immagini, suoni e concetti.
  • la piena libertà di commercio e la piena libertà di sperimentare nuovi mezzi di scambio, standard di valore, sistemi creditizi e forme di compensazione contabile.
  • la piena libertà di movimento perché il patrimonio mondiale comune appartiene a tutti gli esseri umani e non dovrebbe essere monopolizzato dagli stati nazionali e suddiviso in recinti nazionali o sovranazionali.

La libertà di interagire è compatibile con l'esistenza di gruppi separati che non intendono mescolarsi con persone esterne e che preferiscono vivere in una sorta di società chiusa. Le comunità chiuse e le comunità che vogliono conservare forme tradizionali di convivenza hanno il diritto di non essere disturbate e ostacolate. Nessuno è autorizzato a interferire nelle decisioni volontariamente assunte dai membri di queste comunità.
Quello che dovrebbe essere superato è la fissazione da parte di un qualche potere di confini che coinvolgono indistintamente popolazioni numerose o che riguardano spazi che fanno parte del patrimonio di tutti gli esseri umani. Per questo motivo, società chiuse e protezionismo culturale ed economico non possono estendersi ad aree così vaste da includere forzatamente persone che non condividono tali idee e pratiche.
Qualsiasi forma di segregazione politica, economica e sociale (che va distinta dall'isolamento volontario) non rappresenta soltanto un crimine contro l'umanità, ma è anche un agire in totale contrasto con l'attuale tecnologia (di trasporto e di comunicazione) e specialmente con il desiderio naturale di esplorazione e di miglioramento che ha sempre caratterizzato l'essere umano.
Al fine di rendere possibile per ogni individuo di modellare la sua vita secondo i propri intendimenti vi è bisogno dell'esistenza di una varietà di scelte riguardanti ogni tipo di servizi e di agenzie, soprattutto nei casi in cui ancora vige il monopolio dello stato territoriale.

 

8. Scelte (servizi - agenzie)

Gli individui e le comunità dovrebbero essere liberi di organizzarsi o di scegliere liberamente tra parecchi fornitori per quanto riguarda:

  • i servizi di utilità: luce, gas, acqua, telefono, ecc.
  • i servizi professionali: istruzione, assistenza, ecc.
  • le agenzie: di protezione, di amministrazione della giustizia, ecc.

Solo in tempi recenti si è aperta la strada della libertà di scelta per quanto riguarda i servizi di utilità, con indubbi benefici per i consumatori. Non vi è motivo valido per non portare avanti il processo, coinvolgendo finalmente anche servizi e agenzie che sono ancora monopolio di stato.
Nelle società caratterizzate da libere scelte ognuno dovrebbe essere tenuto a pagare solo per i servizi che la persona vuole e utilizza o per un pacchetto di servizi che l'individuo o la comunità hanno richiesto tramite contratto. Qualsiasi contribuzione ulteriore dovrebbe essere decisa autonomamente dall'individuo in base alle sue valutazioni e preferenze.
Quanto prima ci renderemo conto che la gestione diretta e la scelta libera tra diversi fornitori di servizi, in tutti i campi, può portare a godere di prestazioni migliori a un prezzo più conveniente, tanto prima porremo termine alla presa mentale e materiale esercitata dallo stato sulla gestione di questi servizi (molto spesso disastrosa), obbligatoriamente finanziati da tutti senza tenere in alcun conto la loro qualità e desiderabilità.
Uno degli aspetti centrali della libertà di scelta consiste nel dar vita e far funzionare agenzie di protezione che assistono nel garantire la sicurezza degli individui e che aiutano a risolvere le controversie.
Il corso della storia ha mostrato più volte che, quando gli individui si affidano per la loro protezione a organizzazioni territoriali monopolistiche (l'esercito, la polizia, la magistratura) sulle quali essi non hanno alcun controllo o un controllo assai ridotto, la loro sicurezza e libertà sono in grave pericolo.
Per questo motivo gli individui e le comunità sostituiranno le agenzie statali monopolistiche con una molteplicità di diverse agenzie di protezione, con poteri molto limitati e circoscritti e sotto il costante controllo degli individui; allo stesso modo in cui si controlla la qualità del servizio offerto da un fornitore di luce e gas e lo si cambia quando il servizio è del tutto scadente.
Queste agenzie di protezione, alle quali tutti dovrebbero poter dare il loro contributo, in vario modo, hanno come scopo di offrire aiuto e auto-assistenza per la salvaguardia della vita, il rispetto dei contratti e contro ogni offesa alla libertà personale.
Una volta che questi aspetti risultino garantiti, tutto è permesso, e cioè la varietà, la opzionalità e la discrezionalità.

 

9. Varietà - opzionalità - discrezionalità

I principi di base che si intende sostenere, caratterizzanti la vita degli individui e delle comunità, sono i seguenti:

  • varietà (molti stili diversi di vita e di organizzazione sociale, economica e politica)
  • opzionalità (esistenza di molte scelte reali e potenziali in tutti i campi)
  • discrezionalità (libera volontà dell'individuo e potere personale di decisione).

Questi principi possono essere attuati solo in assenza di un potere territoriale monopolistico e in presenza della libertà di competizione e cooperazione nelle attività e nelle comunità sociali, politiche ed economiche.
Competizione e cooperazione sono le due facce di una stessa medaglia; esse rafforzano coloro che le praticano (produttori, ideatori, ecc.) e beneficiano coloro che ne godono i frutti (ad es. consumatori, spettatori, ecc.). La cooperazione in assenza totale di competizione significa che il gioco è truccato e la società è statica in quanto si viene a bloccare l'emergere della competenza e delle persone competenti che risulterebbe dalla competizione; la competizione in assenza totale di cooperazione significa un comportamento paranoico ed una società in disgregazione in quanto si bloccherebbe l'introduzione e la diffusione dei risultati conseguiti attraverso la competizione.
Una condizione essenziale per l'esercizio della competizione e della cooperazione è la libera circolazione di individui, idee, beni e servizi.
Al tempo stesso, come già sottolineato in precedenza, i principi di varietà, opzionalità e discezionarietà esigono che tutti accettino e rispettino anche quelle comunità i cui membri volontariamente decidono di vivere secondo uno stile di vita che non permette, al loro interno, la libera circolazione di persone, idee, beni e servizi.
La soluzione, come è solitamente il caso, consiste nel fare spazio a qualsiasi tipo e stile di vita in qualsiasi contesto, sia esso politico, economico e sociale (varietà) moltiplicando la gamma delle scelte degli individui (opzionalità) e accettando le decisioni autonome di ognuno per quanto concerne la sua vita (discrezionalità).
Questo porta allo sviluppo contemporaneo del cosmopolitismo, del localismo e del personalismo.

 

10. Cosmopolitismo - localismo - personalismo

Cosmopolitismo, localismo e personalismo rappresentano prospettive e modi di vita che sono variamente condivisi da tutti gli esseri umani.
Noi dovremmo accettare qualsiasi possibile loro commistione (o assenza di commistione) purché sia il risultato di scelte volontarie e non di imposizioni autoritarie dell'individuo.
In altre parole, riconoscere l'esistenza di una molteplicità e varietà di comunità e di individui, ognuno libero di sviluppare i suoi tratti distintivi, significa accettare e rispettare ogni possibile tipo e stile di libertà. Questo include anche, per ragioni di coerenza logica e fattuale, la libertà di non essere liberi, vale a dire la libertà di scegliere di vivere sotto un padrone protettivo o all'interno di barriere restrittive.
L'amore della libertà e la paura della libertà devono entrambe trovare spazio per esprimersi a livello personale e attraverso organizzazioni politiche e sociali (ad es. società parallele anche all'interno dello stesso territorio), e nessuno dovrebbe imporre l'una o l'altra prospettiva ma ognuno dovrebbe accettare solo per sé stesso ciò che ritiene più appropriato e desiderabile.
In altre parole:

A ognuno il governo o l'autogoverno di sua scelta

Per ogni essere umano, la libertà consiste solo nell'agire secondo le proprie inclinazioni e desideri senza essere costretto o manipolato con la forza e senza costringere e manipolare chicchessia. La libertà può consistere anche nell'accettazione di una servitù o clausura volontaria in nome di una fede, di una idea o per qualsiasi altra convinzione e motivazione personali. L'unico aspetto che non è accettabile consiste nel coinvolgere forzatamente in una condizione di soggezione individui non consenzienti, anche se ciò viene presentato sotto le ingannevoli qualifiche di democrazia, interesse pubblico, sovranità nazionale o, addirittura, promozione della libertà e del benessere delle persone.
Gli individui, impregnati con l'ideologia dello statismo territoriale, credono, consciamente o inconsciamente, che è accettabile e meritorio forzare tutte le persone che vivono in un dato territorio ad essere libere alla stessa maniera o soggette in egual modo.
Questa è la fonte di ogni comportamento irrazionale, intollerante e paralizzante.
Dovremmo lasciare che la varietà, l'opzionalità e la discrezionalità abbiano pieno corso. Ciò vuol dire promuovere la pluralità delle forme e dei modi di agire sulla base dei desideri e delle scelte dell'individuo.
Questo produrrebbe una fioritura di cosmopolitismo, localismo e personalismo che soddisfi in maniera differenziata ogni essere umano.
Solo allora potremmo attuare una antica aspirazione:

 

A ognuno secondo la propria volontà e desideri
Da ognuno secondo le proprie valutazioni e decisioni

 


 

In un passato non lontano molti consideravano la libertà di religione per le minoranze e l'emancipazione sociale per gli strati più indigenti come la strada certa verso l'immoralità e il disordine.
Attualmente alcuni o molti la pensano alla stessa maniera per quanto riguarda la libertà degli individui nei confronti della sovranità territoriale degli stati e per ciò che concerne il conseguimento di un potere decisionale autonomo da parte di tutti gli esseri umani.
Noi crediamo invece che sia non solo desiderabile ma anche consigliabile che i principi di tolleranza religiosa vengano estesi per includere, in particolare, la tolleranza politica. L'accettazione di molte confessioni religiose sullo stesso territorio dovrebbe essere imitata dalla accettazione di molti governi e comunità autogovernantesi che coesistono sullo stesso territorio, ognuno presiedendo e regolando coloro che li hanno scelti e si sentono da essi rappresentati. Dal momento che le regole di civiltà sono universali (vale a dire non sono basate su o il prodotto di uno specifico governo territoriale) ed essendo molto probabile che esse continueranno a prevalere tra persone civili, e che l'eventuale esistenza di individui che commettono crimini può essere affrontata dalle varie comunità attraverso i loro governi aterritoriali e le loro agenzie di protezione, non sembra vi sia alcun ostacolo a che esperimenti di libertà politica vengano avviati con lo stesso successo di quelli che hanno visto lo sviluppo della libertà religiosa. Gli unici ostacoli sono rappresentati dal nostro conformismo e dalla nostra ignavia.

Per tutti questi motivi, se hai una mente aperta e se le tue facoltà mentali e percettive sono forti ed acute, dovresti esplorare e contribuire a sviluppare i principi e le pratiche della

Panarchia - Poliarchia - Personarchia

 


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