Materiali sul Mezzogiorno d'Italia


Avvocati e Piccola Borghesia

 


 

(1915 - Norman Douglas,  Vecchia Calabria, Giunti Martello, Firenze, 1978)

-  "La retorica e solo la retorica decide di una causa in tribunale." (p. 413)

-  "Laggiù un avvocato che fosse costretto a sostenere in tribunale un fatto nudo e crudo, senza vernice, morirebbe di colpo apoplettico; il giudice, di noia." (p. 414)

-  "Ho parlato della buffoneria della giustizia italiana; avrei potuto chiamarla una farsa." (p. 419)

 

(1925 - Benedetto Croce,  Storia del Regno di Napoli, Laterza, Bari, 1980)

-  "Dagli avvocati la nobiltà, per la sua inerzia e ignoranza, dipendeva affatto; e tante erano le controversie nascenti dal groviglio dei diritti e dalle molteplicità delle legislazioni, tanto lo spirito litigioso nell'ozio generale, che l'importanza di quella classe si fece grandissima, e l'esercizio del foro, la 'strada dell'avvocazione', parve fosse la sola aperta agli uomini intraprendenti, perché quella delle armi non valeva più a tal fine, e quella dei commerci e delle industrie mancava, onde il 'vendere fole ai garruli clienti' divenne la vera industria e il lucroso commercio interno di Napoli." (p. 111)

-  "Si soleva dire che, quando un cavaliere napoletano non aveva nulla da fare (il che gli accadeva spesso), si chiudeva in casa e scartabellava le sue carte per vedere se potesse iniziare qualche processo o tormentare alcuno dei suoi vicini." (p. 137)

 

(1945 - Carlo Levi,  Cristo si è fermato ad Eboli, Mondadori 1969)

-  "Egli [il dottore Gibilisco] non sa assolutamente nulla, e parla a caso. Una sola cosa egli sa, che i contadini esistono unicamente perché Gibilisco li visiti, e si faccia dare denaro e cibo per le visite; e quelli che gli capitano sotto devono pagarla per gli altri che gli sfuggono. L'arte medica per lui non è che un diritto, un diritto feudale di vita e di morte sui cafoni." (p. 25)

-  "Il diritto di Gibilisco è ereditario : suo padre era medico, suo nonno anche. Suo fratello, morto l'anno prima, era, naturalmente, farmacista." (p. 25)

-  "Questa classe degenerata [la piccola borghesia] deve, per vivere (i piccoli poderi non rendono quasi nulla), poter dominare i contadini, e assicurarsi, in paese, i posti remunerati di maestro, di farmacista, di prete, di maresciallo dei carabinieri, e così via. È dunque questione di vita e di morte avere personalmente in mano il potere; essere noi o i nostri parenti o compari ai posti di comando. Di qui la lotta continua per arraffare il potere tanto necessario e desiderato, e toglierlo agli altri; lotta che la ristrettezza dell'ambiente, l'ozio, l'associarsi di motivi privati o politici rende continua e feroce." (p. 33)

-  "Il vero nemico, quello che impedisce ogni libertà e ogni possibilità di esistenza civile ai contadini è la piccola borghesia dei paesi. È una classe degenerata, fisicamente e moralmente : incapace di adempiere la sua funzione, e che solo vive di piccole rapine e della tradizione imbastardita di un diritto feudale. Finché questa classe non sarà soppressa e sostituita non si potrà pensare di risolvere il problema meridionale." (p. 210)