Materiali sul Mezzogiorno d'Italia


Rassegnazione e Sfiducia

 


 

(1882 - Pasquale Turiello,  Governo e governati in Italia, Einaudi, Torino, 1980)

-  "È difficile trovare nel mondo civile un ambiente in cui l'uomo si senta meno libero di quello in cui vive nella più parte dei comuni napoletani. Chi vi nacque, e n'esce, si vede generalmente che preferisce vivere fuori dovunque, purché viva; chi vi capiti, come talora un maestro o una maestra, prova subito punture e difficoltà infinite, tra il cozzo delle diverse clientele, o per la sopraffazione d'una sola." (p. 148)

-  "La diffidenza ... è maggiore tra napoletano e napoletano che tra altri italiani nelle loro regioni. Lo speciale significato che dà il dialetto napoletano alla frase non mi fido è un indizio di questa diversità. Il napoletano dando a questa frase il significato del non aver fiducia in sé stesso, vi reputa inclusa la conseguenza, necessaria e ben sentita da lui, della eccessiva diffidenza verso degli altri. La sua diffidenza è assoluta e disperata."
"... la diffidenza eccessiva, se ineducata in un popolo, induce nei più la disposizione a diventar sudditi senza affetto e clienti senza devozione." (p. 225)

 

(1913 - Luigi Pirandello,  I vecchi e i giovani, Mondadori, Milano, 1979)

-  "Nessuno aveva fiducia nelle istituzioni, né mai l'aveva avuta. La corruzione era sopportata come un male cronico, irrimediabile; e considerato ingenuo o matto, impostore o ambizioso, chiunque si levasse a gridarle contro." (p. 144)

 

(1956 - Leonardo Sciascia,  Le parrocchie di Regalpetra, Laterza, Bari, 1978)

-  "Regalpetra è un paese difficile, una decisione che richiede l'accordo di più di due persone difficilmente matura." (p. 70)

-  "Pare che a Regalpetra il regime commissariale sia il solo capace di risolvere quei problemi che nel Consiglio comunale si risolvono con la concorde volontà di almeno sedici persone; difficile a Regalpetra mettere sedici persone d'accordo, a meno che non si tratti di operare in danno di qualcuno, e preferibilmente in segreto." (p. 79)

 

(1975 - Giuseppe Fava,  Gente di rispetto, Bompiani, Milano, 1975)

-  "Sentiva un odio così violento, così cieco da essere tutt'uno con quel dolore in mezzo al petto. 'Razza di selvaggi, vivono dentro le tane e in mezzo alle bestie, non sanno leggere e scrivere, non si lavano, respirano il fetore dello sterco, hanno i figli paralitici, l'unica cosa che vogliono è il sussidio del Comune...'." (p. 87)