Gian Piero de Bellis
L'uomo orwelliano
(Aprile 2015)
George Orwell (1903-1950) è stato un essere umano straordinario per le sue esperienze di vita e geniale nei suoi scritti. Nei suoi testi troviamo affermazioni estremamente penetranti e sempre attuali. Una delle sue frasi più note è il comandamento posto sul muro della Fattoria degli Animali : Tutti gli animali sono uguali, completato alla fine dalla dirigenza suina della fattoria, dopo la cacciata del padrone-uomo, con la precisazione, ma alcuni animali sono più uguali degli altri.
In queste parole troviamo già espresso uno dei principi pratici che comporranno l’ideologia della società del Grande Fratello (1984): il bipensiero (doublethink). Gli altri sono la neolingua (newspeak) e il passato trasformabile (the mutability of the past).
Nel secolo scorso e in quello da poco iniziato questi principi pratici sono stati ampiamente adottati dai gruppi al potere e sono stati diffusi tra le popolazioni attraverso l’apparato propagandistico e di indottrinamento gestito dal Grande Fratello. Essi hanno generato e plasmato quello che possiamo definire l’uomo orwelliano.
Un esempio di quanto diffuso sia l’uomo orwelliano nelle società dell’Europa contemporanea è offerto dalle discussioni accese che sono seguite alla scomparsa di decine e decine di migranti, annegati nel corso di una traversata del Mediterraneo alla ricerca, in Europa, di migliori condizioni di vita o semplicemente di una esistenza priva degli orrori della guerra.
L’uomo orwelliano, o uomo massa, ha utilizzato i principi più sopra elencati per giustificare la propria inettitudine e servile acquiescenza all’ombra del Grande Fratello.
Innanzitutto ha messo in funzione la neolingua per cui alcune persone che si muovono da una regione all’altra sono qualificate come : clandestini, migranti illegali, extracomunitari. Dal momento che le migrazioni di persone sono state una costante della storia, potremmo dire che siamo tutti figli e figlie di clandestini, di migranti illegali, di extracomunitari. E questo semplice dato di fatto mostra quanto insensato e ingannevole sia utilizzare tali vocaboli e porre la questione in questi termini.
A quel punto, se si ammette che le migrazioni sono sempre avvenute e che i popoli europei sono stati l’espressione più consistente non solo del movimento migratorio ma della invasione e colonizzazione di tante regioni in Europa e nel mondo, si passa all’impiego del principio del passato trasformabile. Si afferma che quelli erano altri tempi. Si minimizza o si passa sotto silenzio il flusso gigantesco delle passate migrazioni (di soli italiani ne sono emigrati, dal 1876 al 1976, 27 milioni, in media quasi 300mila ogni anno). Si sostiene che a quei tempi c’erano territori sottopopolati ma si tace sul fatto che che la produttività era molto inferiore rispetto ai giorni nostri (meno produzione alimentare, meno beni prodotti) e che molti immigrati italiani si fermavano in grandi città (New York, Chicago, Lyon, London, Buenos Aires) che erano già densamente popolate. E soprattutto si cancella dalla memoria tutto quello che veniva scritto e detto degli italiani immigrati (“i peggiori rifiuti d’Europa”; “pigri, venali e camorristi”; “fannulloni invadenti come locuste”; “convinti che tutto sia loro dovuto”; “straccioni maleodoranti che infestano Manhattan”; “rubano il lavoro”; “indesiderabili da bloccare” “detentori del record di criminalità” - in Gian Antonio Stella, L’orda, 2003 - Appendice : i nostri emigrati visti da giornali e libri dei paesi d’accoglienza).
Solo così, una volta dimenticato e trasformato il passato, si possono utilizzare le stesse frasi contro gli attuali migranti. Per cui se ne ricava che la storia non può insegnare alcunché all’uomo orwelliano in quanto egli la cambia secondo convenienza.
Ma è attraverso l’utilizzo del bipensiero (doublethink) che l’uomo orwelliano contemporaneo raggiunge vette insuperabili. Attraverso il doublethink l'uomo massa arriva ad accettare e a sostenere contemporaneamente due idee che sono in aperta opposizione tra di loro.
Ad esempio, a credere nel superamento dello stato oppressivo basato sulla sovranità territoriale imposta a tutti e al tempo stesso a sostenere il valore assoluto dei confini creati ad arte dagli stati territoriali.
A credere nella propria libera circolazione, ovunque nel mondo, e al tempo stesso a negarla ad altri, pensando al tempo stesso che ciò sia perfettamente logico e razionale.
A credere nella quasi sacralità della proprietà privata e al tempo stesso a proporre la distruzione di barche di proprietà privata che potrebbero essere usate per il trasporto di migranti. Ma anche per la pesca. O per la navigazione costiera. L’importante è la distruzione preventiva per fermare quella che viene vista come una invasione (reale o ipotetica).
Molti dei praticanti del bipensiero sono gli stessi che un tempo condannavano aspramente (e giustamente) i regimi cosiddetti comunisti degli stati dell'Europa dell’Est in quanto prigioni per i loro abitanti.
Gli stessi che strepitavano (giustamente) contro il muro di Berlino ma che adesso sono diventati del tutto muti riguardo alla costruzione di altri muri (che non vedono nemmeno, tanto riescono ad alterare la realtà).
Gli stessi che (adesso) sono appassionatamente a favore degli ebrei di Israele ma che, di fronte a persone che fuggono da situazioni di distruzione e di morte, come in Siria, rispondono alla maniera di quel diplomatico canadese che, alla domanda di quanti ebrei fosse disposto ad accogliere il Canada, paese a bassissima densità di popolazione, rispose: None are too many (Nessuno sono fin troppi).
Se ci limitassimo a prendere atto di queste reazioni diffuse, potremmo concludere che l'uomo orwelliano, cioè quello descritto da Orwell nel suo 1984, domini la realtà culturale e che il Grande Fratello abbia vinto.
Eppure, si tratta solo di una vernice superficiale che si sta scrostando. Alla lunga la realtà andrà oltre gli articoli sensazionalisti degli imbrattacarte, i discorsi populisti di un certo Salvini a cui risponde, giusto per darsi un’aria di scandalizzata diversità, una certa signora Boldrini. Entrambi sono il prodotto e le marionette di un mondo vuoto e marcio che sta scomparendo. Sono infatti le due facce di una stessa moneta coniata dalla “zecca” stato.
Infatti, le persone si sono mosse in passato e continueranno a muoversi in futuro, al di là e al di fuori di quanto possano dire contro o a favore i Salvini o le Boldrini di turno.
Di fronte a questo bisogno vitale diffuso di movimento e di ricerca di una esistenza diversa, potrebbe essere che qualcuno, negli anni a venire, coglierà l’occasione e, con passione geniale e voglia di fare, trasformerà il Mediterraneo da mare dominato dalle mafie statali colluse con le mafie padronali, in un Mare Libero per la libera circolazione di persone e beni. Come lo era ai tempi dei Greci e poi dei Romani.
Negli anni '90 la deregulation del trasporto aereo diede un impulso a compagnie (Ryanair, Easyjet) che crebbero a dismisura permettendo a persone che mai avevano preso l’aereo di viaggiare a prezzi stracciati.
La stessa cosa dovrebbe avvenire per il trasporto di passeggeri e merci nel bacino del Mediterraneo. Quando ciò avverrà, assisteremo ad una trasformazione profonda dello scenario dell'Europa del Sud e di buona parte dell’Africa. E anche l’ultimo continente (l’Africa) entrerà nel mondo pienamente sviluppato delle produzioni e degli scambi.
Questo cambiamento radicale non ce lo possiamo certo aspettare dall'uomo orwelliano o da ideologie logore e superate (socialismo, liberalismo, libertarismo e persino anarchismo).
L'uomo orwelliano vive di paure ed è capace di sopravvivere solo in regime di protezione dall'alto. Le paure non lo abbandoneranno mai perché lo stato è sempre interessato a creare nuove insicurezze e nuovi pericoli. Per ergersi poi a difensore e protettore di tutti.
Solo l'essere umano cosmopolita, polivalente, multiculturale, che non ha alcun bisogno di un Grande Fratello può distruggere i muri e i blocchi costruiti dagli stati, e navigare liberamente, con la mente e col corpo, gli spazi immensi e affascinanti del villaggio globale.
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