Gian Piero de Bellis

Il liberalismo dimezzato

(Ottobre 2013)

 


 

Verso la fine del secolo scorso, il tramonto dei regimi del socialismo reale nell'Europa dell'est e la crisi dello statalismo occidentale, hanno riportato all'attenzione di molte persone la concezione di una società liberale. Molti pensatori liberali sono stati riscoperti, e molti istituti di orientamento liberale hanno aperto i loro siti web (ad es. il Mises Institute e l'Acton Institute).

Tutto ciò è estremamente positivo perché recupera una corrente di pensiero importante che ha contribuito alla emancipazione dell'essere umano dalla subordinazione al potere e dall'oscurantismo dei pregiudizi e delle convenzioni ossificate.
Va comunque sottolineato che il liberalismo aveva subito, nel corso del tempo, un declino ed un oblio anche perché alcuni dei suoi principi innovatori erano stati via via abbandonati. E da concezione rivoluzionaria di un gruppo in ascesa culturale e sociale, il liberalismo era diventato l'ideologia conservatrice a protezione di un gruppo economico dominante.

Questo liberalismo padronale può a ragione essere definito un liberalismo dimezzato in quanto i suoi fautori recuperano solo una parte della concezione, quella che fa loro comodo, e gettano via, se non addirittura combattono, l'altra parte che disturba le posizioni di potere da essi acquisito.

I liberali dimezzati, che si trovano adesso un po' dappertutto, trovano appiglio per le loro posizioni in alcune idee del passato e del presente. Esaminiamone alcune.

Liberalismo politico ma non economico
In Italia, Benedetto Croce aveva separato le libertà politiche, come diritti umani basilari, dalle libertà economiche incarnate nella formula “laissez-faire laissez-passer”. Croce aveva qualificato le libertà economiche con il termine liberismo e riteneva che esse non fossero indispensabili alla concezione e attuazione del liberalismo.
Non dovrebbe quindi sorprendere che un altro liberale (Keynes) abbia poi posto lo stato come regolatore della vita economica attraverso il controllo della domanda e degli scambi a livello internazionale (protezionismo).

Liberalismo per gli scambi di merci ma non per la circolazione delle persone
Una corrente differente di liberali dimezzati ha assunto invece una posizione diametralmente opposta ma sempre ugualmente squilibrata e sostanzialmente illiberale. Per essi liberalismo significa (quasi) esclusivamente libertà economica, ad esempio libertà di circolazione delle merci, e quasi per niente libertà degli individui di muoversi e circolare liberamente dappertutto nel mondo. Chiaramente, con libertà di movimento si fa riferimento agli ampi spazi del globo e non alle proprietà individuali nelle quali si può accedere solo se invitati.

Liberalismo contro i monopoli economici ma non contro i monopoli politici
L'accento posto quasi esclusivamente sull'economia e sulle libertà economiche porta poi i liberali dimezzati ad assumere una posizione estremamente contraddittoria riguardo ai monopoli politici. L'accettazione (esplicita o implicita) del monopolio politico significa accettazione dello stato in quanto monopolista territoriale e cioè unico soggetto abilitato all'esercizio della violenza nei confronti di tutti nell'ambito di un certo territorio. Come sia possibile, in presenza di un monopolio siffatto, salvaguardare i principi di una società liberale, è qualcosa che sfugge a ogni comprensione.

Liberalismo a favore della libertà ma non dell'uguaglianza
I liberali dimezzati hanno deciso che la loro battaglia è esclusivamente a favore della libertà e hanno lasciato ad altri (i socialisti) la lotta per il conseguimento dell'uguaglianza. Ma così facendo essi hanno diffuso l'idea erronea che libertà ed uguaglianza siano obiettivi contrapposti mentre sono in realtà il risultato l'uno dell'altro. In uno splendido articolo di alcuni anni fa Roderick Long ha definito la libertà come la più vera forma di uguaglianza [“liberty the truest form of equality”] ed ha indicato nelle disuguaglianze di potere la minaccia più forte alla libertà degli individui. Inoltre, va sottolineato con forza che l'uguaglianza, intesa come assenza di privilegi, è la premessa migliore per l'attuazione della libertà di scambio e della libertà d'impresa.

Sulla base di ciò appare corretto affermare che i liberali dimezzati siano, assieme ai socialisti inventati e agli anarchici mancati, tra coloro che, con i loro sbandamenti e le loro omissioni, hanno permesso allo stato monopolista di dominare la vita delle persone durante quasi tutto il XX secolo e stanno permettendo ancora oggi agli stati, in crisi profonda, di continuare nella loro opera nefasta.

È quindi necessario chiedersi se le ideologie del passato (liberalismo, socialismo, anarchismo) abbiano ancora posto nel dibattito e nella realtà concreta della vita degli individui nel XXI secolo.
La mia convinzione è che ogni generazione deve essere capace di recuperare il meglio delle concezioni e delle scoperte delle generazioni precedenti e deve sapere abbandonare, cioè superare, contenuti e forme obsolete. E tutte le ideologie, in quanto concezioni ossificate, vanno per l'appunto superate.

Altrimenti rischiamo un bel giorno di accorgerci di essere diventati degli zombi viventi che ripetono parole e formule magiche a cui i nostri figli o nipoti reagiscono con noncurante fastidio.

E allora capiremo di avere perso gli anni sottomessi ad un potere che è riuscito a manipolarci e dominarci per il solo fatto che lo abbiamo affrontato con strumenti culturali del tutto inadeguati e fuorvianti.

 


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