Mauro Gargaglione
Il lato oscuro dell’Italian lifestyle
(Febbraio 2012)
Presentazione
Molti personaggi (americani, inglesi o tedeschi) più o meno celebri, ricchi e di successo, hanno deciso di stabilire il loro buen retiro in Italia. L’attrattiva è data da un fattore che ha un nome riconosciuto ovunque nel mondo, the Italian lifestyle. Mettendo da parte le difficoltà economiche e finanziarie che ci stanno mordendo severamente, l’Italia è tutt’ora considerata una nazione di gente che ‘sa vivere’. Quali potrebbero essere le origini di questo aspetto tipicamente italiano che il mondo ancora ci riconosce?
Un po’ di Storia
Il tramonto dell’era feudale, caratterizzato da secoli di immobilità, apre
la strada ad un periodo molto dinamico della nostra Storia, i Comuni.
La caratteristica più notevole dei Comuni fu l’esodo dalle campagne alle
città, il rifiorire dei commerci e la nascita dell’artigianato specializzato
nella produzione di beni destinati al consumo attraverso la divisione
del lavoro. Politicamente i Comuni vedono le associazioni volontarie di
cittadini diventare protagoniste della vita pubblica trattando coi rappresentanti
del potere imperiale o ecclesiastico. L’istituto più noto furono le Corporazioni
di Arti e Mestieri. Non ci dilungheremo sull’analisi storica di un’era
così movimentata e innovativa. L’incapacità degli istituti popolari a
condividere interessi comuni che andassero oltre ‘il particulare’, causando
violenze e lotte intestine, aprì la strada alle Signorie che dominarono
il governo in modo assolutista assicurando ordine in cambio di libertà.
Conseguenze sul carattere degli Italiani
Col passaggio alla Signoria i cittadini si trasformano in sudditi. La loro
esistenza viene riprogrammata in funzione del potere assoluto. La breve
esperienza del potere policentrico comunale, che aveva allentato la briglia
all’iniziativa individuale, collassa sotto il peso delle lotte interne.
Il potere centrale del signore diventa il punto di riferimento e da esso
dipende la sopravvivenza dei sudditi.
L’economia aperta dei mercanti medievali si ferma e senza economia aperta
si restringe la platea di clienti. Se è tramontata l’epoca d’oro
dei mercanti, rimangono però le abilità artigianali e tecniche maturate
in precedenza; esse devono però indirizzarsi ad un mercato molto ristretto,
il mercato del signore e la nuova casta del potere in una società che torna
ad essere piramidale.
Si assiste perciò ad una straordinaria evoluzione delle abilità tecniche
e artistiche che produrranno una successione di geni straordinari che toccheranno
l’apice della creatività umana e della bellezza in svariati campi. La pittura,
la scultura, la lavorazione dei metalli, del legno, del vetro, la manifattura
degli abiti (e quindi la moda).
Emergere dell’Italian lifestyle
Al tempo stesso, risulta evidente che l’Italia non ha attraversato quel
periodo di formazione della borghesia produttiva che ha fatto la fortuna
e la ricchezza dei popoli nord europei. Nessuno ha sentito da noi il bisogno
di canalizzare il pensiero creativo nelle innovazioni tecnologiche per
migliorare le tecniche agricole o l’utilizzo del vapore da applicare alla
produzione industriale. Tutte le nostre qualità intellettive e manuali
sono state orientate a un mercato asfittico ed esclusivo che premiava
l’eccellenza estetica e costruttiva di una produzione che non poteva essere
altro che limitata. Si capisce quindi il nostro innato gusto per il bello.
Nulla ci fa inorridire di più che un accoppiamento sbagliato di colori
o una cravatta stonata. Se dovessimo volgarizzare il concetto potremmo
dire ‘produzione limitata, di inarrivabile livello e per pochi’.
Ecco far capolino la prima importante caratteristica dell’Italian lifestyle.
Il lato oscuro dell’Italian lifestyle
C’è un altro aspetto che nasce nel momento in cui l’esperienza comunale
imbocca il binario morto. Le corti dei signori rinascimentali si arricchiscono
di una pletora di cortigiani e di beneficiati dal potere. Assistiamo pertanto
anche ad una fioritura di quelle che Indro Montanelli chiama attività ‘servili’,
rivolte proprio a quella casta. Sono mestieri a basso valore aggiunto ma
ad alto ‘tasso di deferenza’. I migliori camerieri, maggiordomi, lustrascarpe,
cuochi, pasticceri, sarti, acconciatori sono ancora oggi italiani e nascono
allora.
Potrebbe essere nato così il mito del lifestyle italiano che oggi vediamo
celebrato in Dolce & Gabbana, nelle Ferrari, in Eatitaly e col Brunello
di Montalcino.
Anche l’Italia ha vissuto, seppur in ritardo di almeno centocinquant’anni,
quel processo di esplosione creativa e produttiva che ha diffuso il benessere
negli altri paesi europei. Nel breve periodo durato tre lustri dalla metà
degli anni ’50 fino alla fine dei ’60, abbiamo avuto un boom economico che
non vedevamo da quasi mille anni. In quel breve periodo di tempo abbiamo
stupito il mondo. Nel momento in cui gli imprenditori sono stati lasciati
sufficientemente liberi di intraprendere secondo le logiche di mercato,
i lavoratori stessi che costruivano le Seicento, le Vespe, i frigoriferi
IGNIS o i televisori Brionvega, sono diventati i consumatori di quegli stessi
prodotti e il balzo in avanti è stato spettacolare. È la produzione di beni
di consumo di massa degli anni ‘50-‘60 che ha arricchito gli italiani che
finalmente potevano comprare le cose che essi stessi costruivano.
Poi purtroppo lo stato (nuovo signore assoluto ma senza il gusto di Lorenzo
de’ Medici) ha ripreso il sopravvento e il risultato lo vediamo sotto i
nostri occhi. Gli imprenditori, come i mercanti di mille anni fa, sono impossibilitati
a continuare nella loro attività e a svilupparla, e i cittadini stanno tornando
al ruolo di sudditi, tassati, impoveriti e controllati.
Conclusione
Ci rimangono le sfogliatelle più buone del mondo, il cappuccino, la Ferrari (che ha appena annunciato il record storico di utili) e le splendide dimore dei ricchi di un tempo che fu. Ottimo investimento per il dorato riposo e svago di un miliardario inglese, russo o americano. Nulla di più.
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