Mauro Gargaglione

Un popolo con le gomme sgonfie

(Marzo 2012)

 


 

Mi sto cercando un gommista alternativo.

Quello che ho mi sembra fuori mercato e comunque mi sta antipatico. Vado da un altro per farmi fare un preventivo per quattro gomme estive nuove più smontaggio di quelle invernali. 

Nella piazzola antistante vedo un bel po' di gente in attesa che gli finiscano il lavoro. È sabato e da ieri lo stato permette di circolare con gomme estive (ah, se non ci fosse lo stato, speriamo mettano una legge sulla pulizia obbligatoria del parabrezza e degli occhiali sennò siamo tutti morti). Ci sta che sia una giornata impegnativa.

Entro e mi dirigo in ufficio, non c'è nessuno, tutti a montar gomme. Mi avvicino a un operatore e chiedo se posso avere un preventivo. Non mi guarda neanche in faccia: «Lo deve chiedere al ragazzo con la coda di cavallo, è lui il titolare, lo cerchi in giro».

Giro intorno alle auto sul ponte e lo vedo trafficare con la pistola avvitatrice, non lo disturbo e mi metto li davanti. Finisce l'ultima gomma, mi passa a dieci centimetri, non mi degna di uno sguardo e passa alla vettura successiva. 

« Scusi - faccio - mi hanno detto di rivolgermi a lei, devo comprare un treno di gomme nuove. »
« Oggi no, non vede che casino che c'è? »
« Capisco, se ne ricordi quando un giorno avrà l'officina vuota » e me ne vado.

Mi ricordo trent'anni fa quando andai in un outlet di informatica in California per la prima volta. Da noi il Ragioniere faceva ancora le fatture e la prima nota a mano e in America c'era già l'informatica di consumo. 

Guardavo gli scaffali come un bimbo guarda i dolciumi. Mi si avvicina un ragazzino «Signore sono Bruce - e indica il badge - sono l'incaricato di questo reparto, qualunque informazione le serve sarò a sua disposizione. Enjoy your shopping and thank you».

Il mio sfogo un po' amaro questa volta non è originato dall'ennesima osservazione che il mio ideale di libero scambio e di stato minimo sia stato nuovamente preso a calci. Non è sullo stato che mi volevo soffermare. I soggetti dell'aneddoto sono due, un imprenditore (non un lavoratore dipendente) e un cliente (il sottoscritto). 

Non sono stato trattato con sufficienza da un operaio sfruttato e malpagato e neanche da un ottuso burocrate statale. Un potenziale cliente con qualche soldo in tasca è stato snobbato da un imprenditore che campa con quei soldi e non mi risulta sia un destinatario di sussidi pagati dalla collettività (tranne per il fatto che lo stato ti obbliga a comprarti un treno di gomme invernali, però in questo modo quelle estive durano il doppio e alla lunga il vantaggio per il gommista si elide).

Certamente ognuno ha il diritto di comportarsi come crede e di assumersene le responsabilità (il cliente che lo pianta in asso e se va), questa è una banalità. Magari potessi fare la stessa cosa con questa repubblica delle banane, e questa non è una banalità! Ma la mia riflessione è un’altra ed è la seguente. 

Abbiamo una cultura politica pessima, un desiderio di libertà e indipendenza di infimo livello, una scuola orribile, magistrati incapaci e politicizzati, istituzioni di ladri e farabutti, tutte cose che sapete. Tutte cose per le quali stiamo pagando il conto.

Però non ci dimentichiamo che ce n'è un'altra che è poi quella che ho sperimentato di persona stamane. Anche la cultura imprenditoriale è, troppo spesso, allineata al paese. E vi domando, potrebbe essere diversamente? Secondo me no! 

Non a caso ho richiamato il ragazzo americano Bruce. Quel giovane è figlio di una cultura imprenditoriale sana. Non sapremo mai se quel ragazzo di trent'anni fa si è messo in proprio e ha provato a fare l'imprenditore. Se lo ha fatto sono certo che quell'approccio che mi conquistò all'epoca se l'è portato dietro e lo ha trasmesso ai suoi dipendenti. Non stiamo pagando solo il conto di decenni di governi di furfanti. Stiamo pagando il conto di un popolo di pessima qualità.

 

ULTIM’ORA !!!

Conclusione di poco fa.

Telefono ad un gommista storico di una cittadina a 20 km da dove vivo. Ci cambiavo le gomme del Vespino quando, adolescente, abitavo là.

Mi risponde il vecchio (c'è ancora!!!). E’ gentilissimo, mi fa un preventivo al volo. A occhio è grosso modo sulla linea del fornitore attuale. Gli chiedo se bisogna prendere appuntamento. Mi fa: « Guardi, quando le sta bene mi faccia un colpo di telefono un'ora prima, se sono libero la faccio venire subito ».

Spenderò di più. Avevo il gommista a tre km. Avevo l'alternativa a cinque km. Me ne farò quaranta di andata e ritorno! Aspettami vecchio. I miei soldi li darò a te !!! 

 


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