Gian Piero de Bellis

La prevalenza del bovino

(Luglio 2016)

 


 

L’espressione «  mens sana in corpore sano  » caratterizza, da secoli, l’ideale della persona armoniosamente sviluppata.
Nella pittura del Medioevo, la donna angelicata appare come una persona in cui si fondono un animo gentile e un corpo aggraziato. Le Tre Grazie nella Primavera del Botticelli e nella scultura del Canova, mostrano figure perfettamente affusolate.
Solo successivamente, i corpi assumono forme esuberanti e la Venere di Rubens appare del tutto diversa dalla Venere del Botticelli. Ma è solo in tempi recenti che il corpo diventa straripante come nelle opere di Fernando Botero e della pittrice Beryl Cook.

L’uso delle forme umane in funzione di critica sociale emerge forse con il dadaismo e in particolare con George Grosz. Nel 1920, alla Prima Fiera Internazionale del dadaismo a Berlino, un allestimento artistico mostrava un soldato in divisa con la faccia da maiale, cosa che fece scandalo e portò a una denuncia degli autori (John Heartfield e Rudolf Schlichter) da parte delle autorità per oltraggio all’esercito tedesco. Nel quadro I pilastri della società (1926) George Grosz dipinge le figure appartenenti al ceto dirigente con volti spettrali e i tratti disumani; uno dei personaggi raffigurati ha un viso che lo fa assomigliare ad un maiale incravattato.

Se il maiale era l’animale utilizzato per la critica sociale dei decenni passati, raffigurante in tal modo capitalisti e militaristi profittatori, privi di scrupoli morali, l’animale che appare più consono all’essere umano presente che agisce intorno a noi, soprattutto nelle cosiddette alte sfere della politica, è il bue.
La faccia da bovino è presente in tutta Europa. Basta una scorsa veloce dei giornali per rendersi conto che la prevalenza del bovino è qualcosa di assolutamente reale.

In Francia il presidente della Repubblica, François Hollande, risponde in maniera notevole a questa caratterizzazione della faccia bovina, come pure il leader dell’opposizione, quella Marine Le Pen a cui l’appellativo di vacca andrebbe a pennello se non fosse per il fatto che il termine ha connotati sessuali che qui non sono contemplati.

In Germania la Merkel ha una stazza bovina notevole. Questa somiglianza non va peraltro estesa alle sue qualità morali che sono di gran lunga superiori a quelle di molti altri leaders europei. Anche tra i bovini bisogna fare differenze.

Là dove invece le qualità morali sono del tutto assenti, e siamo proprio nella stalla più zozza, è il caso dell’Italia con i due bovini di nome Matteo. Prendete le foto del Salvini nazionale e del Renzie italiota e vedrete che la razza bovina ha qui due campioni di assoluto (dis)pregio.

Infine, per terminare questo sommario elenco, arriviamo all’ultimo e più eccelso esponente, il biondino Boris Brexit Johnson che è oramai campione assoluto, quanto a faccia e corpo, del genere umano-bovino. A questa mucca bipede si è aperto ora lo scenario mondiale per la gioia di grandi e piccini amanti dei cartoni animati in cui gli animali hanno movenze e atteggiamenti umani. Qui avviene il contrario, e fa ancora più spettacolo.

Uno potrebbe chiedersi come mai circolino tanti bovini nelle alte sfere. La risposta è presto data: costoro brucano (si abboffano) dalla mattina alla sera, per cui, imitando gli animali, animali sono essi stessi diventati. Questo va detto con tutto il rispetto per le bestie, cioè per il pio bove di Carducciana memoria (t’amo pio bove…) in quanto loro tali sono nati e tale è quindi la loro natura. Diverso è il caso degli umani che non sono messi al mondo per un così intenso utilizzo della bocca: brucare e blaterare.

A tutto ciò va aggiunto un altro dato inquietante, e ciè che l’assomigliare a un bovino e il comportarsi da bovino (brucare e blaterare) sta diventando fatto di massa nell’Europa affluente.

Chiaramente, l’obiettivo dei capi bovini (Boris Brexit Johnson per intenderci) è quello di avere altri bovini a loro sottomessi perfettamente integrati nella mandria. Si parlava e si parla ancor oggi di popolo bue. A tempo debito il popolo bue sarà inviato al mattatoio (qualora necessario, come lo era in passato) o lasciato brucare nei campi. Basta che non arrechi disturbo alcuno ai bovini-capo durante il ciclo del brucare e defecare. A togliere i loro escrementi ci penseranno individui prelevati da altri paesi e addetti alle mansioni più sgradevoli ma ancora necessarie. Contro questi il popolo bue è portato a esprimere la sua diffidenza perché, non si sa mai, gli addetti alla pulitura potrebbero, un bel giorno ribellarsi e fare totale pulizia del parco bovini, non solo dei loro escrementi.

A questo punto si impongono alcune considerazioni di ordine generale.
La libertà può consistere anche nel volere diventare dei bovini e vivere da bovini, brucando e blaterando. Per cui questo stato di cose non dovrebbe preoccupare più di tanto le persone pensanti che amano la libertà e che sono ancora esseri umani.
Senonché, e qui emerge la drammatica realtà, i bovini credono sia loro diritto prendere decisioni a maggioranza (e loro sono la maggioranza) e si credono anche in diritto di imporre a tutti le loro decisioni.
E questo non va, non va, non va!

I bovini poi parlano di integrazione, vogliono che tutti si integrino nel branco. Ma ciò non è né auspicabile né desiderabile per gli umani.
L’integrazione va completamente messa da parte. C’è bisogno di esseri umani integri non di esseri umani trasformati in bovini e integrati nella mandria.
Abbiamo semmai bisogno di dis-integrazione.

Da Leopold Kohr (Disunion Now) a Carmelo Miragliotta (Per restare uniti bisognerà dividersi), l’indicazione che emerge appassionatamente è: Disunione.
Abbiamo bisogno di società parallele e di comunità volontarie liberamente scelte.
Se poi uno vuole appartenere ad una comunità di bovini, buon per lui o per lei. Ma, le sue decisioni devono valere solo per lui/lei e all’interno della sua mandria. Non si estendono a tutti coloro che con i buoi e le vacche non hanno alcunché da spartire.

Queste idee sono del tutto scontate e banali. Appare quindi strano che non siano prontamente accettate e attuate. Ma perché ciò avvenga occorre un cervello funzionante e non un cervello inesistente. Per cui, gli umani dovranno attrezzarsi culturalmente e tecnologicamente per oltrepassare gli ostacoli esistenti nel mondo dei bovini (steccati, divieti, imposizioni, ecc.) e organizzarsi in maniera autonoma.
Il futuro è dalla parte degli esseri umani, pensanti e agenti.

 


[Home] [Top] [Sussurri & Grida]