Enciclopedia De Carlo

voce : Anarchia

(1942)

 



Nota

Questo è il modo in cui gli intellettuali fascisti presentavano l'anarchia, e cioè con un misto di esagerazioni roboanti, di salti logici incredibili, e di alcune affermazioni tutto sommato accettabili (ad esempio quella che evidenzia il primato dell'individuo e delle comunità volontarie nella concezione degli anarchici). La nota conclusiva in cui si mette in luce il trattamento riservato dallo stato italiano a tutti coloro che professano e praticano idee anarchiche indica, meglio di qualsiasi discorso, la barbarie dello statismo.

 


 

ANARCHIA - (gr. α privativo; αρχη = governo; senza governo)

Mancanza, assenza, abolizione assoluta di governo, di organizzazione statale; condizione di una nazione in cui lo stato, pur esistendo come istituzione, non ha di fatto alcun potere efficace, ed è soverchiato da altri poteri individuali o collettivi.

La dottrina politica e sociale propugnante l'Anarchia porta, di conseguenza logica, alla negazione di Dio, della famiglia, della proprietà, del diritto, della morale, e sostituisce a questi principi la libertà individuale che ritiene violata ed oppressa dalla religione, dallo stato e dalle sue leggi.

Predica inoltre la libertà di lavoro, l'abolizione della moneta, l'eguaglianza sociale, la libertà dell'unione sessuale, sostituisce il costume alla legge. Il codice penale italiano punisce chi nel territorio dello Stato organizza, promuove o dirige associazioni anarchiche e la pena varia da 1 a 3 anni di reclusione.

Come dottrina sociale l'Anarchia si ritiene fondata da Pietro Giuseppe Proudhom [nome italianizzato e scritto in maniera errata di Pierre-Joseph Proudhon] e divenne un partito politico nel settembre del 1872, in seguito allo scisma scoppiato tra i seguaci di Marx e di Bakunine nell'Associazione internazionale dei lavoratori.

Il Fascismo sciolse tutte le organizzazioni anarchiche in Italia.

 

 


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