Amos Zampatti

Sul valore

(2021)

 


 

La teoria del valore che sta alla base della società moderna è tutta focalizzata sul valore della merce, finalizzata a determinarne un prezzo necessario ad ottimizzarne la distribuzione. Tutta l'economia si fonda sul principio di scarsità e si arrovella su questi valori di scambio, che non sono affatto valori ma semplici etichette numeriche che hanno senso solo all'interno di un ben preciso paradigma mentale. Tutta la discussione è impantanata su forme più o meno rigide, più o meno centralizzate, strutturate, trasparenti o opache per incanalare questi flussi di merci, in un’epoca in cui il maggior problema legato alle merci è la loro sovraproduzione con annessi sprechi e impatti ambientali.

A ben vedere però tutta la questione pecca di un grave difetto di base: si occupa del soggetto sbagliato. Il valore della merce infatti è riconducibile sempre e solo ad un unico valore: il valore umano. Qualsiasi merce è del tutto inutile se scollegata dall'essere che ne fruisce, qualsiasi patrimonio, immobile o anche idea astratta esiste solo in relazione all'uomo vivente, senza esso non esiste necessità alcuna, scambio o godimento. Un quadro di Picasso vale solo fintanto che molti gli riconoscono valore e interesse, fosse compreso e apprezzato da uno solo avrebbe tutt'altro prezzo. Un medesimo bene può avere un prezzo diverso per il medesimo soggetto come dimostra la teoria dell'utilità marginale: se ho sete e sto nel deserto sono disposto a pagare molto un bicchiere d'acqua, dopo averne bevuti 3 la mia disponibilità a pagare quello stesso bicchiere d'acqua sarà probabilmente esaurita, attribuendo quindi prezzo 0 al successivo bicchiere d'acqua.

Qualcosa di simile a un diverso valore da quello della merce si poteva riscontrare nella concezione del valore-lavoro che però risulta tristemente limitante: ci sono molti beni che possono essere prodotti senza alcun "lavoro", dispendio di risorse materiali o tempo. Un gesto artistico, una poesia, un bacio, un conforto, sono forse le merci più preziose di questo piano esistenziale eppure non sono prodotte da nessun lavoro, sono semplici espressioni dell'essere. Questo vale sia dal lato dell’offerta che da quello della domanda ovviamente, giacché il valore di una qualsiasi espressione richiede il libero riconoscimento di qualcuno in grado di apprezzarla in quella specifica unicità.

Voi direte adesso che non c’è solo il contributo umano alla creazione di un bene materiale, ci sono le risorse impiegate, l’energia. Tutte le risorse sono riconducibili a risorse naturali, prese dall’ambiente o processate con più o meno sforzo (sforzo che abbiamo già collocato nella sfera del valore umano). Ebbene forse un individuo quando nasce, per solo diritto di nascita, non ha la comproprietà / co-responsabilità di quota parte del pianeta? Una risorsa naturale, l’aria, l’oceano, un giacimento, non può essere vista come una proprietà comune, da sfruttare liberamente da chiunque purché in modo sostenibile e compatibile per tutti, generazioni future comprese? Già alcuni economisti hanno introdotto questa ipotesi nel campo della gestione di risorse naturali comunitarie. Se tutti hanno titolarità ad impiegare le risorse naturali (quindi anche tutti i materiali) l’unica condizione che conta è l’attenzione e la sostenibilità con cui sono estratte o elaborate, cosa più facile da realizzare in ottica comunitaria piuttosto che attribuendone un prezzo di mercato dove finisce in pasto ai più benestanti.

Quindi il valore alla fine cos'è se non l'esistenza in sé? Tutto ciò che è domanda non è forse la mera condizione temporanea di un essere vivo? Tutto ciò che è offerta non è forse il prodotto di una condizione temporanea di un altro essere vivente?

Se accettiamo di provare a indossare queste lenti, improvvisamente tutto si illumina di nuova luce: se tutto ciò che esiste è valore, tutto il valore può essere scambiato e rappresentato a piacimento. Posso decidere scambiare una merce fisica per un sorriso, quanti anziani benestanti darebbero via tutta la loro ricchezza per il sincero affetto di un parente che non ambisce all'eredità, quanti giovani innamorati scambierebbero tutto per vedere ricambiato il loro sentimento... non sono questi tutti casi estremi di attribuzione di valore?

Se accettiamo che tutto il valore è valore umano finisce inoltre la scarsità: se un abbraccio diventa valore riconosciuto, quantificabile solo ed esclusivamente dal singolo individuo che lo riceve, in virtù di quegli stessi principi di utilità marginale accettati dall'accademia tradizionale, allora non esiste alcuna scarsità di quel bene, può sempre essere prodotto da chiunque in qualunque momento.
Chiunque detiene il potenziale, l'energia, per produrre in qualsiasi momento qualcosa che può valere tutto l'universo per qualcun altro che in quel momento ha necessità proprio di quella specifica cosa. Nessuno può stabilire a tavolino quali sono le cose utili e non utili, cosa è benefico per chi: solo l'individuo è sommo contabile di questa transazione, l'insindacabile estimatore di quanto riceve.

Se questo è il vero significato del valore, risulta evidente che non possa essere quantificato oggettivamente, non c’è modo di tenere conto o dare un prezzo a qualcosa. Non significa che tutto abbia lo stesso valore, significa solo accettare che non sappiamo quale sia e di conseguenza sbaglieremmo di sicuro a dargli un prezzo. Il prezzo risulta quindi un arcaico strumento di distorsione della realtà, il peggior nemico del valore reale e dell’ottimizzazione di allocazione.

A livello collettivo, aggregato, di società potremmo riscoprire la disciplina economica in questo nuovo paradigma non come la disciplina che ottimizza l'allocazione delle merci, ma come l’etimologia stessa suggerisce: oikos (eco/casa) nomos (nomia/gestione) ossia la gestione della casa: lo studio delle migliori condizioni di contesto per mantenere vitale questo ambiente di domanda e offerta, affinché domanda e offerta si incontrino facilmente e si moltiplichino gli scambi perché così facendo sarà possibile soddisfare sempre più esigenze specifiche e produrne di più sofisticate e di nicchia, fino ad arrivare all'inversione del paradigma fordista del "one size fit all" del generico prodotto in serie per entrare finalmente in quella del "bespoke" e del "pezzo unico", giacché l'umanità non è altro che l'insieme di individui unici. Più saranno i valori riconosciuti e apprezzati, più individui sviluppano desideri e necessità personalizzate aumentando la domanda, più sarà ampia la rosa dell’offerta per soddisfarla. Più individui sono in grado di partecipare al valore complessivo più ce ne sarà da distribuire, in un circolo virtuoso di auto-accrescimento.

Quali sono quindi le condizioni necessarie per garantire questo ambiente virtuoso? Fondamentalmente una sola: la fiducia. A ognuno basterebbe semplicemente occuparsi di creare per il solo piacere di farlo, essere sé stesso senza alcuna necessità attribuire un prezzo, ma con la semplice logica del dono: questo è quello che mi rende felice, lo faccio al meglio delle mie possibilità perché sono io per primo a beneficiare del gesto di creare libero da vincoli, lo metto a disposizione di chi ne ha bisogno, in compenso mi aspetto altrettanto dagli altri e che quando ho necessità di qualcosa chi realizza quel qualcosa me lo metterà a disposizione altrettanto gratuitamente.

I grandi banchieri lo sanno bene, il mercato è pura fiducia, ce l'hanno dimostrato per anni con le politiche monetarie più folli: siamo passati dalla moneta merce alla moneta fiat, scollegata sempre più dalla merce fino ad averne abolito ogni rapporto di fatto. Da anni le maggiori banche centrali stampano soldi per reggere in piedi le vecchie istituzioni, dopo averle indebitate fino al midollo hanno calato la maschera e iniziato a stampare soldi dal nulla senza alcun criterio diverso dalla discrezionalità del singolo banchiere centrale... Ora questo fatto dovrebbe farci riflettere su una cosa circa gli euro, i dollari etc. : l'unico reale valore di quella convenzione monetaria è la fiducia che noi riponiamo in quel sistema, che letteralmente stampa soldi dal nulla per darne poi la quasi totalità ai soliti noti e lasciare noi con le briciole. Ma essendo solo fiducia che noi concediamo può anche essere revocata e riposta altrove.

Voi direte: ma quelle valute sono sorrette dalla minaccia del fucile. Chi imbraccia un fucile è un uomo anch'esso, non per niente hanno provato a sostituire le forze armate con macchine robotizzate...

 


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