Gian Piero de Bellis
Dalle parole ai progetti
(Marzo 2012)
A partire dal 1968 e per una serie di anni negli Stati Uniti e in tutto il mondo è circolato un catalogo dal titolo grandioso The Whole Earth Catalogue. In esso, Stewart Brand e il gruppo di persone che assieme a lui animavano il progetto, raccoglievano informazioni su libri, documenti, strumenti, idee e quant'altro potesse servire a costruire modelli organizzativi, personali e sociali, che superassero la manipolazione, il conformismo e il grigiore delle società industriali.
In sostanza le idee e la tecnologia al servizio di un progetto di liberazione
individuale e comunitario.
I semi gettati allora da Stewart Brand e i suoi collaboratori sono poi
sbocciati in tutta una serie di prodotti e tecniche che fanno parte della
nostra esistenza e che diamo adesso per scontati, come il world wide web,
l'open source, gli smart phones, l'i-pad, YouTube, google e via discorrendo.
Queste tecnologie, oramai alla portata di tutti o quasi tutti, hanno dato e stanno sempre più dando all'individuo un potere di cui non sempre il singolo si rende conto. È bene allora sottolineare il fatto che comunicare una idea a livello planetario è stata, fino a tempi abbastanza recenti, una possibilità riservata a ricchi proprietari di giornali e di stazioni televisive che disponevano di ingenti mezzi. Adesso una persona può mettere un filmato su YouTube e, se colpisce l'immaginazione di alcuni, attraverso il tam tam del passaparola elettronico, può essere visto da milioni di persone.
È come se milioni di persone fossero state messe in grado, dalla tecnologia, di diventare giornalisti, cronisti, documentaristi, commentatori, ecc. ecc. e il loro pubblico è, potenzialmente, di numero illimitato. Nella realtà poi le cose non sono così perché ci sono barriere linguistiche e limitazioni temporali nel senso che l'individuo ha capacità e tempo di accedere solo ad una certa quantità di informazione. Comunque, anche questi limiti sono stati allargati dall'introduzione di traduttori automatici che rendono il senso di un articolo scritto in una lingua che non conosciamo e dall'esistenza di potenti motori di ricerca che selezionano l'informazione che andiamo cercando tralasciando il resto che non ci interessa.
In sostanza, ci sono molte premesse perché quel progetto di liberazione individuale e comunitario immaginato dai promotori del Whole Earth Catalogue possa diventare una realtà concreta di portata universale.
Quello di cui vi è bisogno per completare il quadro e passare davvero dalla circolazione delle idee alla formulazione e attuazione di progetti è uno strumento che permetta di:
- strutturare le idee e le proposte relative alla soluzione di un problema.
- collegare le persone interessate alla soluzione di quel problema.
Il tutto basato sul Web come canale di collegamento e deposito di informazioni.
In sostanza per chiarire un po’ meglio ciò di cui si tratta, qui sotto
si offre la rappresentazione molto schematica, in un inglese comprensibile
a tutti, dello strumento a cui si fa riferimento:
USE IT (Universal Social Engine & Ideas Tool) |
---|
Social Engine |
Aim : Finding Individuals for Problem Dealing |
Means : through the INTERNET (as Linking Space & Data
Repository) |
Aim : Structuring Ideas for Problem Dealing |
Ideas Tool |
A questo riguardo, tanti sono stati e sono gli strumenti disponibili e i progetti in corso.
Dal punto di vista della creatività e della strutturazione delle idee basta fare riferimento a tutti quei programmi (da Inspiration a Concept Draw ai vari outliners come Omnioutliner) che assistono l’individuo e, se ben utilizzati, evitano che ci si avviti in discorsi inconcludenti. Questo punto è molto importante perché, quello che sembra abbondare attualmente è la verbosità-prolissità che si manifesta con un parlare e scrivere senza avere sufficientemente esaminato-riflettuto sulla realtà e quindi senza preoccuparsi se si sta davvero comunicando qualcosa di nuovo, di sensato e di interessante. Il brontolio rabbioso che si avverte di continuo in molti spazi su Internet rischia davvero di esaurire le energie e di risolversi in un nulla di fatto, cioè in una depressione personale e una decadenza sociale senza fine.
Per quanto riguarda l’aspetto del collegamento di individui per la progettualità e l’azione, stanno emergendo tutta una serie di strumenti sotto la voce di collaborative software o di social networking software.
In definitiva, nei mesi e negli anni a venire è molto probabile e altamente auspicabile che emerga uno strumento che, come Facebook, attiri l’attenzione e la voglia di esplorazione e di uso di moltissime persone portandole oltre il livello della protesta e dei commenti arrabbiati che caratterizza molti gruppi e molte pagine di Facebook, agevolando la formulazione e messa in atto di progetti, l’attività concreta, la costituzione di comunità virtuali pienamente funzionanti, con i loro scambi e i loro mezzi di scambio, le loro regole, l’assistenza e il supporto reciproci da parte dei membri e altro ancora. Per cui il virtuale diventa qualcosa di ben reale e ben funzionante, in maniera autonoma e volontaria.
A quel punto, l’individuo manipolato e spremuto dallo stato, rinchiuso in gabbie territoriali nazionali, esisterà solo nel ricordo di alcuni, come un periodo buio della storia dell’umanità.