Gian Piero de Bellis
Alcuni requisiti essenziali di uno strumento contabile per gli scambi
(Aprile 2018)
Nel corso della storia sono stati utilizzati numerosi strumenti (beni intermedi) che servivano come mezzi per gli scambi. Questi beni intermedi potevano avere un valore d’uso intrinseco, come ad esempio il bestiame (pecus da cui la parola latina pecunia = denaro) o un semplice valore simbolico, come ad esempio le conchiglie e le perle.
In una fase successiva sono stati utilizzati i metalli (monete metalliche) che avevano il pregio della durabilità, divisibilità, misurabilità e trasportabilità. In particolare, l’oro e l’argento, a causa della loro scarsità e attrattiva (ad es. manifattura di oggetti ornamentali) erano desiderati e accettati quasi dovunque.
In epoca moderna i biglietti di banca, emessi sotto il controllo dello stato, hanno rimpiazzato le monete metalliche. Ciò ha permesso manipolazioni della moneta in misura più agevole e più ampia che in passato. Inoltre ha favorito alcuni soggetti (stato, banchieri, finanzieri) a scapito di altri (imprenditori, lavoratori). I soggetti sfavoriti hanno quindi cercato, in ogni occasione, di allearsi con i soggetti privilegiati in modo da condividere anch’essi taluni privilegi economici (credito agevolato, sussidi e assistenza economica).
I privilegi sono tali in quanto escludono molti soggetti a vantaggio di pochi. In questo caso, nuovi imprenditori e lavoratori autonomi hanno incontrato spesso problemi di sopravvivenza economica in un regime statale-padronale dominato da grandi imprese e dal potere monopolistico dello stato territoriale che batte moneta e la distribuisce a suo piacimento.
Per questo, l’introduzione di nuovi strumenti che servano ad agevolare il credito e gli scambi costituirebbe una spinta notevole al superamento di posizioni privilegiate e di strozzature indesiderate. Questi nuovi strumenti dovrebbero avere taluni requisiti che evitino di essere una copia riveduta e aggiornata di quelli del passato (oro, argento, banconote) e permettano invece di premiare direttamente i produttori di beni e servizi, senza alcuna intermediazione o controllo parassitari.
I dieci requisiti qui sotto elencati ci appaiono essenziali per qualsiasi moneta alternativa, intendendo con ciò:
a) moneta = strumento contabile per la produzione e per gli scambi
b) alternativa = fruibile al posto del denaro a corso forzoso.
I requisiti sono:
1. Non essere monopolizzabile.
2. Non essere tesaurizzabile.
3. Non essere convertibile in monete a corso forzoso.
4. Non essere (facilmente) tassabile in quanto moneta.
5. Non costare (quasi) nulla per l’emissione-certificazione.
6. Non costare (quasi) nulla per l’utilizzo negli scambi (registrazione)
7. Non avere né valore (in sè) né prezzo (di vendita, di acquisto).
8. Essere emessa da produttori di beni e servizi.
9. Essere agganciata alla produzione di beni e servizi.
10. Essere utilizzata da un numero crescente di produttori-consumatori di beni e servizi.
La moneta che risponde a tutti questi requisiti è una sola: gli stessi beni e servizi. Come affermato da Pierre-Joseph Proudhon, noi dobbiamo fare “di ogni prodotto del lavoro moneta corrente.” Nella visione di Proudhon, e successivamente di William Greene, i produttori danno vita ad una Banca di Scambio. Questa banca emette dei buoni. Nelle parole di Proudhon:
“Questi buoni sono rappresentativi di beni commerciali, vale a dire di prodotti. Quindi i buoni sono pagabili sotto forma di prodotti. La quantità di buoni assegnata a ciascun produttore è proporzionale all’ammontare dei beni prodotti dal singolo sottoscrittore, e cioè di beni richiesti o per i quali, quanto meno, vi è una certa domanda. Il che esclude l’idea di una produzione abnorme, sproporzionata alla richiesta, fuori luogo.” (Solution du Problème Social, 1848)
Nella realtà odierna si può fare a meno di una banca vera e propria e si possono immaginare meccanismi diversi di emissione-certificazione-registrazione a costo praticamente nullo. Il guadagno per i produttori di beni e servizi è tutto nella vendita dei loro beni e servizi e nel fatto che questa avvenga senza costi aggiuntivi di tipo monetario-bancario o rischi di tipo finanziario-valutario.
L’utilizzo di beni e servizi come moneta attraverso semplici registrazioni contabili costituirebbe davvero una svolta radicale, un ponte che, superando tutti gli squilibri inflattivi e deflattivi dei biglietti di banca a corso forzoso, ci porterebbe dal gold standard al goods standard. E ridarebbe ai produttori e ai consumatori il controllo sull’economia, in quanto sarebbero loro a decidere, in maniera ben più diretta di quanto avviene attualmente, del tipo e dell’ammontare della produzione, degli investimenti e della emissione dei buoni di scambio, in base alle loro scelte, giorno dopo giorno.
I beni e servizi utilizzati come unità di conto per gli scambi avrebbero quindi i requisiti sopra elencati di non essere monopolizzabili, tesaurizzabili, convertibili in monete a corso forzoso, e di non essere (facilmente) imponibili. Infatti, come afferma William Greene, difficile “monopolizzare il ferro, il grano e altri beni come è possibile fare con il denaro.” “E ci sarebbe una rivoluzione se una impresa capitalistica tentasse di monopolizzare tutto il grano.” (Mutual Banking, 1919). Inoltre, sarebbe piuttosto scomodo per il potere statale farsi pagare da un caseificio con unità di conto per latte e formaggi o altri beni e servizi.
Tracce della equiparazione del bene economico alla moneta si trovano in Hernando De Soto (The Mystery of Capital, 2000). I detentori del potere e dei privilegi (governanti statali, padroni economici) hanno fatto di tutto, soprattutto nel cosiddetto terzo mondo, per evitare che il piccolo produttore-lavoratore diventasse anche colui che, producendo-lavorando, potesse disporre di moneta, cioè, capitale liquido. La soluzione prospettata da Hernando De Soto è liberare l’economia dei produttori e permettere loro di utilizzare le proprie risorse come collaterali per ricevere liquidità. È quanto ha fatto Muhammad Yunus con la Grameen Bank e il microcredito.
Si tratta adesso di fare ancora un passo in avanti e considerare i beni prodotti e le risorse a disposizione del produttore (casa, orto, ecc.) come moneta sonante. Come affermato da De Soto: “… la creatività imprenditoriale dei poveri ha generato ricchezza su vasta scala - ricchezza che costituisce di gran lunga la fonte più grande di capitale potenziale per lo sviluppo.” (The Mystery of Capital, 2000)
Una fonte ben più grande degli investimenti statali, degli aiuti allo sviluppo e dei capitali impiegati nelle borse locali. Occorre quindi permettere a questa fonte di dispiegarsi in piena libertà, di lasciare che le risorse delle persone diventino capitale attivo (live capital).
Hernando De Soto, sulla scia di Adam Smith, chiarisce anche il fatto che capitale non significa denaro. Il denaro è solo una forma attraverso cui circola il capitale. Il capitale è l’energia umana produttiva e le risorse prodotte da questa energia. Sono queste che vanno utilizzate come risorse per il credito produttivo e per gli scambi commerciali. Senza alcuna intermediazione o controllo parassitari da parte dell’apparato statale o di quello bancario-finanziario.
L’avvento e l’impiego di una moneta alternativa potrebbe avvenire attraverso le fasi seguenti:
a) introduzione dell'unità di conto da parte di imprenditori, cooperative di produttori o associazioni di consumatori o altri soggetti attivi e produttivi.
b) promozione attraverso sconti nell’acquisto di beni e servizi per tutti coloro che adottano la nuova unità di conto.
c) adozione della nuova unità di conto inizialmente da parte delle persone maggiormente inclini alla sperimentazione e alle novità.
d) diffusione dell’unità di conto da parte di molti, mano a mano che essa risulta estremamente funzionale ed utilizzabile per effettuare la maggior parte o l’integralità degli scambi.
Noi siamo tutti, in qualche misura e in momenti diversi, produttori e consumatori (prosumers). Un sistema basato su produttori-consumatori e gestito direttamente da essi faciliterebbe enormemente la produzione e gli scambi. Ed è verso la sperimentazione di un tale sistema che dovremmo incamminarci e ci siamo probabilmente già incamminati da tempo.