Gian Piero de Bellis

Gli espropri proprietari

(Maggio 2017)

 


 

Nel Libro I Capitolo 24 del Capitale, Karl Marx, verso la fine della sua analisi sulla accumulazione capitalistica, si lancia in una sorta di reboante profezia riguardo al futuro della società capitalistica stessa: « gli espropriatori vengono espropriati. »

Questa frase, che ha connotazioni di verità per quanto riguarda il processo storico passato, risulta piuttosto infelice e foriera di ambiguità e malevoli interpretazioni se applicata ad un futuro che dovrebbe portare alla fine dello sfruttamento e alla liberazione universale.

Passato

Se esaminiamo la dinamica storica notiamo, come fatto costante, l’emergere progressivo di una classe di persone che diventa dominante e che, ad un certo momento, per una serie di motivi (morali, culturali, tecnologici) inizia a decadere ed è sostituita da una nuova classe o ceto dominante. In generale questo avviene perché coloro che giungono a posizioni di potere e di benessere sono poi restii a introdurre cambiamenti e quindi tendono a rifuggire dalle innovazioni e a ripetere comportamenti non più al passo con nuove dinamiche sociali e tecnologiche. Così facendo diventano sempre meno preparati ad affrontare il presente ed il futuro. In questo senso, i vecchi espropriatori vengono espropriati dai nuovi venuti.

Il feudatario, che riteneva il suo castello imprendibile a causa di mura spesse, di un largo fossato e di valenti arcieri, ha dovuto poi fare i conti con i cannoni che sbriciolavano le mura e facevano scempio dei suoi difensori.
Gli aristocratici, che hanno lasciato ad altri l’amministrazione delle terre per andare a godersi la vita a corte o nelle città capitali, si sono ritrovati sempre più a corto di soldi e spesso hanno dovuto cedere ai loro stessi amministratori o a nuovi venuti (commercianti, artigiani) terre e proprietà immobiliari per ripianare i debiti. In tal modo la nascente borghesia (commerciale, manifatturiera) si è appropriata delle proprietà dell’aristocrazia feudale.

Possiamo quindi parlare, nel corso della storia, di Espropri Proprietari.
Avviene cioè che persone nuove, che sono riuscite ad accumulare un certo ammontare di risorse attraverso nuove attività, riescono ad accrescere a dismisura il loro potere economico e sociale con acquisizioni che giungono fino a veri e propri espropri nei confronti dei precedenti proprietari.
Elenchiamone alcuni.

a) Esproprio delle proprietà feudali. La proprietà fondiaria dei grandi feudatari abbandonata dai servi che si liberano urbanizzandosi e dedicandosi ad attività commerciali e artigianali, è spesso assorbita dai nuovi ricchi. La Rivoluzione Francese sancirà poi giuridicamente la fine dei diritti di proprietà feudali.
b) Esproprio delle proprietà della Chiesa. Lo stato nazionale in formazione (Inghilterra, Francia) esce vittorioso dalle lotte secolari con il potere ecclesiale; uno dei segni più evidenti di ciò è l’esproprio delle proprietà dell Chiesa (ad es. la dissoluzione dei monasteri in Inghilterra sotto Enrico VIII) che finiscono nelle mani della corona e della nascente classe borghese.
c) Esproprio delle terre comuni. Gli esponenti più attivi dell’aristocrazia e della borghesia inglese che dominano il Parlamento, individuano nello sfruttamento razionale dei terreni uno strumento per arricchirsi, utilizzando in maniera più intensiva e produttiva molte terre comuni che sono quindi espropriate con Atti del parlamento.
d) Esproprio della proprietà del lavoro. La diminuzione delle terre comuni unita ad altri fenomeni di natura tecnologica e culturale creano una schiera di persone in cerca di mezzi di sostentamento, e quindi disponibili a lavorare per un padrone. Se « La proprietà che ognuno ha del suo lavoro » è « la più sacra e la più inviolabile delle proprietà. » (Adam Smith, Ricchezza delle Nazioni,Libro I, Capitolo X, Parte II) il passaggio dal lavoro autonomo a quello dipendente può essere visto come un esproprio della proprietà del lavoro.
e) Esproprio delle terre degli indiani d’America. La nascita degli Stati Uniti d’America è caratterizzata, tra le altre cose, dall’esproprio delle terre degli Indiani d’America (ad es. date in proprietà o in uso gratuito ai baroni delle ferrovie) e dal confinamento degli abitanti originari in riserve.
f) Esproprio di intere regioni della terra. Pirati e avventurieri al servizio della corona (Francis Drake, Francisco Pizarro, Hernán Cortés) e poi capitalisti avventurieri al servizio dello stato (la Compagnia delle Indie, Cecil Rhodes) o al vertice del potere statale (Leopoldo II del Belgio) si sono impadroniti di intere regioni del globo sfruttandone le risorse materiali (suolo, sottosuolo) e umane (pagamento di imposte).

In definitiva, nel corso della storia le persone sono state testimoni assai spesso di espropri proprietari e quasi mai di espropri proletari se non nella forma episodica di assalto ai forni nei periodi di carestia o di difficoltà di approvvigionamento alimentare.
Gli stessi espropri attuati dai bolscevichi sono stati a vantaggio della nuova classe politico-burocratica (i nuovi proprietari) e non certo dei proletari russi. In tempi più recenti, i sandinisti che erano arrivati al potere in Nicaragua promettendo una riforma agraria, si sono poi distribuiti tra di loro le terre migliori confiscate e nazionalizzate (la cosiddetta Piñata).

Futuro

Quindi l’affermazione di Marx che gli espropriatori saranno espropriati altro non sarebbe che una frase ad effetto. Il suo utilizzo, da parte di comunisti alquanto spacconi, ha suscitato in passato più paura che altro. Ha condotto ad esempio i proprietari a rifugiarsi tra le braccia dello stato (fascismo).

Quanto poi ad essere una rappresentazione di un futuro rivoluzionario, essa non ha alcun valore. Un cambiamento radicale dovrebbe rompere con la vecchia dinamica di una nuova classe dominante che espropria la precedente classe in decadenza e favorire invece un accesso universale agli strumenti di liberazione. Per cui, un rivoluzionario vero e una vera rivoluzione dovrebbero porre fine alla contrapposizione, e quindi alla esistenza di espropriatori ed espropriati in quanto diventerebbe finalmente possibile per tutti accedere alla proprietà.
E in effetti, pur senza parlare di rivoluzione, stiamo assistendo a cambiamenti sociali, culturali e tecnologici che rendono il superamento di queste due categorie di individui (espropriatori ed espropriati) sempre più realizzabile. Ad esempio attraverso:

- la moltiplicazione dei lavori autonomi. Il costo di molti mezzi per l'esercizio di attività produttive (ad es. computers, stampanti laser e stampanti 3D, strumenti meccanici di precisione, ecc.) è relativamente basso e permette a molti che lo volessero di dar vita a progetti autonomi nella produzione di beni e servizi;
- la disponibilità di risorse personali. La produttività crescente e la presenza di alti redditi nell'ambito di molte società civili permette a moltissimi individui di disporre di risorse personali. A ciò si aggiunge il crowdfunding che consente di finanziare progetti di un certo peso, anche in assenza di risorse materiali proprie (ma in presenza di idee ed energie).

Quindi, le dinamiche future si stanno sempre più indirizzando verso l'accesso e la messa in comune di risorse mentali e materiali (sharing). L’esatto opposto di quanto avveniva in passato con l’accaparramento e la concentrazione della proprietà in un numero ristretto di mani (ad es. la presenza di vasti latifondi nei paesi dell’America Latina).
Con questi sviluppi è prevedibile ed auspicabile che espropri proprietari reali ed espropri proletari fittizi finiranno per essere davvero cose e miti del passato.

 


 

Suggerimenti di lettura

(1848) Karl Marx - Friedrich Engels, Manifesto dei Comunisti

(1867) Karl Marx, Capitale, Libro I

(1880) Giovanni Verga, La roba

(1936) Thorstein Veblen, Absentee Ownership
vedi: The grabbing of natural resources

(1958) Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo

 


[Home] [Top] [Agenda]