Gian Piero de Bellis
Le comunità elettive
(Giugno 2017)
Tra l'Aprile 1808 e l'Ottobre 1809 Goethe compone un romanzo il cui titolo è ispirato alle scienze fisiche. Infatti riprende una formula dello scienziato svedese Torben Bergman (attractio electiva duplex) che fa riferimento ad un fenomeno chimico in cui due elementi si attraggono sotto l'azione di altri elementi.
Nell'originale tedesco il titolo è Die Wahlverwandtschaften, che è l'unione di due parole Wahl (scelta) e Verwandtschaften (parentela), quest'ultima non intesa in senso biologico in quanto i genitori e il parentado non sono oggetto di libera scelta se non come possibilità, in una fase successiva della vita, di allontanarsene e non frequentarli più.
In italiano il titolo è stato tradotto: Le Affinità Elettive.
Quello che Goethe intendeva rappresentare è il fatto che, qualora sussistano profonde affinità con talune persone, si produce una sorta di apparentamento (attrazione e frequentazione) come scelta personale del tutto spontanea e volontaria.
La vita delle persone, soprattutto di quelle che hanno sviluppato una personalità sicura e matura, è fatta di una serie infinita e continua di scelte, in campi sempre più ampi.
Si potrebbe quasi dire che un indice chiaro del progresso personale e del processo civilizzatore è costituito dall'ampiezza, varietà e qualità delle scelte che ciascuno può e intende effettuare.
Nei secoli passati le scelte erano piuttosto limitate. Infatti, non era infrequente il fatto che il luogo e la famiglia in cui si nasceva predeterminassero tutte le scelte successive in termini di vita affettiva e lavorativa. I figli erano spesso destinati a occupare un determinato ruolo sociale e lavorativo che si perpetuava di generazione in generazione. Si nasceva figli di contadini e si generavano figli che avrebbero lavorato anch'essi la terra alle dipendenze di un padrone, proprietario delle terre. In altri contesti, ancora più rigidi, si nasceva all'interno di una casta, ad esempio quella degli intoccabili in India, e si era destinati ai lavori più umili e più sgradevoli, senza possibilità alcuna di modificare la propria sorte.
Solo nel corso dell'evoluzione storica, come messo in rilievo da Henry Sumner Maine, con l'avanzare e il diffondersi della civiltà, si è passati da una condizione ascritta (status) ad una posizione stipulata volontariamente (contratto). Questo è avvenuto attraverso la conquista, da parte degli individui, di una certa autonomia nell'ambito della famiglia e dei gruppi sociali costituiti. I genitori, ad esempio, non decidono più sul futuro matrimoniale o sul mestiere dei figli.
Una rottura fondamentale per lo sviluppo della libertà dell'individuo è stata causata dall'introduzione della tolleranza religiosa, vale a dire la possibilità di associarsi liberamente con persone affini per valori morali e spirituali, e questo senza essere costretti ad emigrare o essere cacciati dal luogo in cui si è nati o si vuole vivere. La libertà di coscienza ha posto fine a qualsiasi tirannia o persecuzione condotta in nome di una religione e ha permesso la formazione di comunità religiose elettive di affini.
Questo è stato reso possibile anche perché la spiritualità e la religione iniziavano a occupare, nella vita delle persone, un posto sempre meno centrale. Mano a mano che ciò avveniva, cresceva però il ruolo esercitato da concezioni non spirituali, come le ideologie, e da entità non religiose, come i partiti politici e gli stati nazionali. Il nazionalismo ha preso allora il posto della fede religiosa, e lo stato è diventato il nuovo idolo, da obbedire e venerare.
Il risultato è che le comunità elettive di affini, ad adesione volontaria sono state possibili, nei paesi civilizzati, solo nella sfera religiosa. Nell'ambito politico l'ascrizione (nazionalità) è diventato un dato di fatto indiscusso, che si trasmette da padre in figlio, come avveniva, in passato, per la condizione servile. E come in passato il servo poteva abbandonare le terre del padrone solo con il permesso del feudatario, così ora si ha bisogno di un permesso, sotto forma di passaporto, per uscire dalle terre dei nuovi padroni nazionali ed entrare in quelle di altri padroni nazionali. Nell'ambito politico-istituzionale si è quindi passati semplicemente dal micro al macro-feudalesimo. Null'altro. Taluni padroni statali del passato (Mussolini, Stalin) avevano introdotto anche il passaporto interno.
Tutto ciò è stato possibile perché i veri fondatori dello stato nazionale (conservatori, liberali) e i loro continuatori (socialisti, comunisti) hanno decretato e imposto il monopolio territoriale del potere politico come un dato di fatto naturale e quindi assolutamente necessario e indiscutibile. E quanto più taluni (ad esempio Frédéric Bastiat - vedi: Panarchia, Atto I, pp. 56-59) si sono dichiarati contro i monopoli economici, tanto più essi li hanno sostenuti nell'ambito politico.
Liberalismo e comunismo sono diventati, nella realtà, solo due etichette del tutto ingannevoli e fraudolenti, per mascherare lo statismo territorialista, e cioè la sovranità territoriale monopolistica di una entità chiamata stato. Gli esponenti di questa entità si sono fatti attribuire uno status privilegiato sancito da rituali periodicamente ricorrenti chiamati elezioni. In tali occasioni i cosiddetti rappresentati del popolo si fanno eleggere (come argutamente rilevato da Gaetano Mosca: "la verità è che il deputato si fa scegliere dagli elettori" - Elementi di Scienza Politica, 1939) senza alcun vincolo di mandato, e il tutto viene presentato con gli altisonanti appellativi di sovranità popolare (democrazia) e di contratto sociale. Chiaramente di sovranità del popolo neanche l'ombra e quanto a contratto sociale, nessuno ne ha mai visto e firmato uno.
Le persone si ritrovano confinate in gabbie o pollai nazionali (le fattorie degli animali) sotto l'occhio e il bastone dei più furbi e spregiudicati che straparlano e ingannano, quello sì, in nome del popolo.
La situazione sta diventando sempre più insopportabile e palesemente assurda per un numero crescente di persone a tal punto che ora, a maggioranza, ci si astiene dal prendere parte a un gioco truccato gestito da bari. Nelle elezioni parlamentari francesi del Giugno 2017, il 57% dei cittadini non sono andati ad eleggere i loro rappresentanti forse perché (a) sentono che nessuno li rappresenta davvero (b) non vogliono essere rappresentati da nessuno. In Italia, al secondo turno delle elezioni amministrative del Giugno 2017, il 54% ha ritenuto cosa sensata non andare a votare. In sostanza, attualmente, la maggioranza delle persone non vuole avere più nulla a che fare con il regime elettorale dei partiti.
Come se ne esce da questa situazione?
Riappropriandosi la libertà di decisione anche in materia politica come già è avvenuto in materia di religione. In sostanza, sviluppando le comunità elettive intese come comunità di elezione (elezione= "scelta compiuta per un libero atto della volontà." Vocabolario Treccani) cioè comunità scelte dagli individui che si associano volontariamente sulla base di liberi contratti.
Per fare ciò occorre superare tutte le vecchie concezioni ideologiche che hanno fatto il loro tempo e costruire un nuovo paradigma adatto alla nuova realtà culturale e tecnologica.
Purtroppo, la manipolazione e l'indottrinamento perpetrati dalle ideologie stataliste (liberalismo, comunismo) hanno fatto guasti enormi nel cervello di molte persone, incapaci di prospettarsi un futuro diverso e timorose di costruirlo. Queste persone preferiscono chiudere entrambi gli occhi sul dissesto presente, culturale e morale, e inventano obiezioni di ogni tipo, anche le più assurde, per contrastare qualsiasi cambiamento futuro.
Rimane però il fatto che, quante più persone decideranno di costruire per sé un futuro diverso, basato su scelte associative libere e volontarie, tanto più coloro che campano sulle paure della gente si troveranno isolati.
E poi, è auspicabile che, con il passare del tempo e con lo sviluppo di personalità autonome e capaci, come recita il ritornello di un noto racconto, … "non ne rimase nessuno," invischiato in questo gigantesco pantano che è lo stato territoriale a sovranità monopolistica.