Gian Piero de Bellis
Una delusione pazzesca
(Marzo 2015)
Una delle affermazioni più dissacranti nella storia del cinema italiano è quella fatta dal ragionier Fantozzi al termine dell’ennesima proiezione, presso il Cineforum aziendale, de « La corazzata Kotiomkin » (chiara allusione alla pellicola di Sergei Eisenstein, La corazzata Potëmkin).
In quella occasione Fantozzi pronuncia la frase, rimasta famosa:
Per me... La corazzata Kotiomkin... è una cagata pazzesca! »
Ne seguono 92 minuti di applausi da una platea in delirio.
Ecco, quella frase mi è venuta alla mente dopo un mese e mezzo passato, un tanto al giorno, a leggere le 885 pagine del testo di Ludwig von Mises, Human Action (Henry Regnery, Third Revised Edition, 1966). Chiaramente, per il rispetto dovuto all’autore e per l’apprezzamento dei suoi scritti precedenti, non sono proprio quelle parole fantozziane che mi sono venute spontanee a qualificare il mio percorso di lettura, ma la più contenuta e moderata considerazione: “Che delusione pazzesca!”
Ma perché Human Action è stata per me una delusione pazzesca?
Tutto l’argomentazione di von Mises ruota intorno ai concetti di democrazia economica e di sovranità del consumatore.
Per von Mises capitalismo “significa economia di mercato” (p. 269) e mercato significa sovranità assoluta del consumatore. “Il consumatore determina in ultima istanza non solo i prezzi dei beni di consumo ma anche i prezzi di tutti i fattori di produzione.” (p. 271).
In sostanza, la tesi sostenuta è che il capitalismo è lo strumento migliore per porre in atto la sovranità del consumatore, o in altre parole, la democrazia economica (il mercato). In un passaggio von Mises parla espressamente di “democratic process of the market” (p. 681).
In un altro afferma che il mercato è “a consumer’s democracy”. (p. 813)
Questa grandiosa immagine, di un consumatore sovrano nell’ambito di un sistema di democrazia economica, mi ha richiamato alla mente l’altra immagine, costruita da altri studiosi, di un elettore sovrano in un sistema di democrazia politica.
Nel corso degli anni, sulla scia, in particolare, della lettura di Alexis de Tocqueville e sulla base di esperienze dirette, sono arrivato a considerare la democrazia politica e la presunta sovranità dell’elettore una colossale presa in giro. Quindi, sentire equiparare il mercato a un processo democratico mi ha suscitato lo stesso istintivo rigetto. E con esso il desiderio che, come è avvenuto per la democrazia politica, un liberale classico affrontasse in maniera critica il tema della democrazia di mercato (la mercatocrazia) e della sovranità del consumatore.
Purtroppo von Mises, nelle 885 pagine del suo testo, nulla fa per iniziare o promuovere questo necessario esame critico. Anzi, si ha l’impressione che il suo scritto ammonti soltanto ad una fin troppo lunga celebrazione della democrazia politica ed economica di stampo liberale. Per cui si potrebbe dire che Human Action è una summa del pensiero di von Mises che non assomma a nulla di nuovo di quanto già espresso in precedenza dall’autore, in maniera più originale e sintetica.
L’immagine che von Mises presenta del mercato risulta talmente idilliaca (e talvolta stucchevole) che una persona ingenua e credulona si potrebbe chiedere come sia possibile che le persone non colgano spontaneamente la bellezza magica di questo meccanismo. Purtroppo la stessa cosa si potrebbe dire della democrazia. E in effetti, anche coloro che sono ciecamente innamorati della democrazia politica si stupiscono che non tutti colgano la bellezza del processo democratico.
Il fatto è che un conto è l’immagine ideale e idilliaca, e un altro è ciò che avviene davvero nella realtà. Ed è questa realtà vissuta e sperimentata sulla propria pelle che dovrebbe far esplodere in mille pezzi l’idea di democrazia e di mercatocrazia come forme realizzate di espressione della sovranità dell’elettore e del consumatore. Infatti, nella democrazia politica ed economica, elettore e consumatore hanno un peso di gran lunga inferiore a quanto taluni, compreso von Mises, vorrebbero farci credere.
Von Mises, ad esempio, minimizza, ignora, o passa volutamente sotto silenzio alcuni aspetti estremamente importanti che indeboliscono di molto o annullano del tutto la sovranità del consumatore. Ad esempio:
- La presenza di posizioni dominanti nell’ambito del mercato (che siano garantite o meno dallo stato). Si potrebbe addirittura affermare che una impresa di successo giustamente domina il mercato e può decidere strategie di vendita che soddisfino solo una consistente fetta di consumatori. Sostenere però, al tempo stesso, che tutti i consumatori sono sovrani (ad esempio, anche gli acquirenti che vedono un prodotto ritirato dal mercato perché su di esso non si guadagna abbastanza) mi sembra una forzatura. Al massimo si può parlare di sovranità dei consumatori (la maggioranza) e non di sovranità di tutti i singoli consumatori, esattamente come nella democrazia politica.
- La presenza di uno squilibrio di potere tra grande impresa e singolo consumatore. Questo è talmente vero che i consumatori hanno dovuto formare associazioni per vedere rispettati alcuni loro diritti che, in teoria, dovrebbero essere garantiti dal libero gioco del mercato. Ne sanno ad esempio qualcosa coloro che hanno atteso per mesi un rimborso, o la sostituzione di un pezzo difettoso o altro.
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La non perfetta conoscenza del mercato da parte degli attori economici, in primo luogo i consumatori. Questo è un dato non eludibile anche se, nell’era di Internet e della circolazione rapida, globale e diretta dell’informazione, può essere un fattore di portata riducibile. Tuttavia, l’ipotetica sovranità del consumatore deve pur sempre fare i conti con tutte le limitazioni umane esistenti, che sono poi complicate da fattori introdotti dai produttori quali:
- l’assenza di trasparenza da parte degli operatori economici. Ad esempio, condizioni non chiare, clausole scritte in caratteri ultra-piccoli, veri e propri raggiri “onestamente” messi in atto nei confronti dei consumatori, ecc.
- la presenza di manipolazioni psicologiche (pubblicità subliminale) da parte degli attori economici. I resoconti di Vance Packard sulla pubblicità (I persuasori occulti, 1957) hanno messo in luce che l'obiettivo del marketing è di modellare il mercato e indirizzare milioni di consumatori dove vogliono i produttori e i maghi della pubblicità. - La presenza di squilibri di carattere monetario che alterano pesantemente il mercato e che sono stati sempre presenti in tutto il corso dell’epoca capitalistica moderna, in concomitanza con l'esistenza delle Banche e della Borsa. In effetti, la critica maggiore che si può fare a von Mises è di non essersi reso conto che nel capitalismo che si stava sviluppando, la maggior parte delle transazioni economiche avvengono nel settore finanziario. In effetti, quando si parla di mercato, molti hanno in mente la Borsa e la Finanza. E a ragione. Infatti, “il volume delle transazioni finanziarie nel 2008 nell’ambito dell’economia globale è stato 73.5 volte più elevato del valore nominale del Prodotto Interno Lordo mondiale.” (Austrian Institute for Economic Research, 2009). E “le transazioni finanziarie mondiali sono passate da 1.1 quadrilioni di dollari nel 2002 a 2.2 quadrilioni di dollari nel 2008.” (Wikipedia, Financialization). Con riferimento ai mercati finanziari il singolo produttore-consumatore non ha praticamente nessun peso, anche se sono suoi i soldi che vengono trasferiti, impiegati, giocati e talvolta bruciati.
Lo stato poi introduce nel mercato ulteriori distorsioni e limitazioni che von Mises qualifica come prodotti del socialismo, anche quando, dietro a molte di esse, vi è la mano nascosta del capitalista delle grandi imprese (si veda Gabriel Kolko, The Triumph of Conservatism, 1963). Se le aggiungiamo al quadro complessivo, allora vediamo che, laddove l’elettore è nella condizione di dover scegliere tra due minestre ugualmente indigeste (destra-sinistra), il consumatore, per usare una immagine similare, è assai spesso posto di fronte a cibi che sono ugualmente malsani in quanto tutti pieni di conservanti e coloranti. Da questa situazione egli ne può uscire solo ponendosi ai margini del circo politico (democrazia) ed economico (mercatocrazia) dominanti.
In sostanza, sovranità dell’elettore e sovranità del consumatore fanno parte del regno magico della Fata Morgana e non di quello terrestre dell’essere umano. Sono le due facce del cretinismo e dell’illusionismo moderni.
Purtroppo il galantuomo von Mises (1881-1973), nato nella seconda metà dell’ottocento, quando ancora circolavano le carrozze trainate dai cavalli e vi erano i lampioni a gas nelle strade di molte grandi città, non ha tenuto conto delle caratteristiche specifiche del mercato di massa (la maggioranza domina) e soprattutto del cambiamento del capitalismo industriale in finanzialismo parassitario, anche se i primi segni erano già visibili nei primi decenni del novecento. (vedi Rudolf Hilferding, Il capitale finanziario, 1910).
Per cui, anche se egli ha molto da insegnare quanto a principi e valori di ordine generale, il suo pensiero presenta notevoli lacune riguardo a fatti e interventi nella realtà del XXI secolo. Se non teniamo conto di ciò, illusioni e delusioni saranno la nostra dieta quotidiana. E lo statismo-finanzialismo sarà la nostra realtà permanente (o almeno fino all’eventuale prossimo crollo).
Invece, se vogliamo andare oltre lo statismo-finanzialismo e la democrazia-mercatocrazia dobbiamo rendere operativo un aspetto molto importante della realtà personale e sociale che è quello della responsabilità.
Nella demo-mercatocrazia del finanzialismo statal-padronale non è né previsto né accettato, dai ceti dominanti, il fatto che lo stato e i grandi operatori economici possano fallire. Essi sono ritenuti attori indispensabili ed eterni, too big to fail. Detto in altre parole, essi sono diventati soggetti politici ed economici che godono del privilegio della irresponsabilità illimitata.
Nel mondo reale, invece, gli individui sono responsabili delle loro azioni, imparano dai loro successi e dai loro fallimenti, nell’ambito di un processo continuo di sperimentazione nell’arte del produrre e del godere dei beni della terra.
Ed è verso la riproposizione e ricostruzione di un mondo reale di libere scelte e di liberi scambi, sulla base della responsabilità personale, che devono concentrarsi di nuovo i nostri pensieri e le nostre azioni.