Mauro Gargaglione
Conoscere per deliberare per ...
(Gennaio 2013)
Una delle frasi più famose di Einaudi è – Conoscere per deliberare -.
Profuma di buon senso, di democrazia, di responsabilità, di tensione ad
imparare e di pretesa che nessuno ti nasconda ciò che ti serve conoscere
per decidere correttamente.
C’è però qualcosa che scricchiola.
Se fossi solo su un’isola deserta la frase in questione non farebbe una piega. Decidere di non avvicinarsi a far legna vicino a quella grotta che so essere la tana di un orso ferocissimo è fondamentale per la mia sopravvivenza. Potrei dire – conoscere per sopravvivere - .
La questione cambia prospettiva,
e radicalmente, una volta inserito in una moltitudine milionaria di individui
con la mia vita condizionata dalle relazioni con essi.
Cerco di spiegarmi.
Quando solo come un naufrago su un’isola disabitata, decido che è il momento di andare a far legna, impongo a me stesso, al mio corpo e alla mia volontà uno sforzo verso uno scopo. In altri termini obbligo me stesso a fare qualcosa. Lo faccio perché conosco tutto quello che c’è da sapere; so se la legna nella legnaia basterà per la notte oppure no, so che me ne servirà di più perché la temperatura si sta abbassando, conosco, insomma, in maniera sufficiente, le condizioni per cui vale la pena auto-obbligarmi a far legna e, molto importante, conosco le implicazioni di rimanere senza legna di notte e con la temperatura in abbassamento.
Proviamo ora a riportare questo processo deliberativo su scala sociale e con informazioni da conoscere incomparabilmente più complesse. Per esempio, decidere se spendere miliardi dei contribuenti per far passare i binari di una linea ferrata sulla proprietà di cittadini che non ci stanno. Cosa sappiamo degli obiettivi da raggiungere per mezzo della TAV? Siamo sicuri che aumenteranno il benessere economico degli individui coinvolti con la stessa certezza con cui posso sapere che avrò freddo se rimango senza legna di notte sull’isola deserta?
La società moderna composta di miliardi di relazioni, ci impedisce di conoscere il ventaglio praticamente infinito di parametri da tenere in considerazione per darci modo di rispondere si/no a una decisione con la ragionevole certezza di non sbagliare. Non può esistere nessun organismo, ente o individuo, a meno che non abbia il dono dell’onniscienza, che può saperlo e non basta quanto abbia studiato, quanto sia esperto, quanto sia intelligente e quanto sia ‘democraticamente eletto’.
Vorrei inoltre far
notare un punto fondamentale della storia del naufrago solitario. Sia che
io sappia che scenderà il buio e farà freddo, sia che non lo sappia, nel
momento in cui delibero, obbligo a fare qualcosa che non farei se non ne
avessi bisogno.
Obbligo me stesso, se sono da solo, oppure gli altri, se
vivo in mezzo a loro.
Riformulerei quindi la frase di Einaudi così: “Conoscere per deliberare
per obbligare”.
Ma se non sono onnisciente, e nessuno può esserlo, con
quale legittimità morale posso permettermi di obbligare qualcuno a fare
qualcosa contro la sua volontà?
La risposta è semplice, moralmente non
posso, ma posso farlo legalmente.
La costruzione che l’essere umano ha inventato per imporre con la forza al prossimo il suo punto di vista è lo Stato e il correlato concetto di rispetto della legge. Il sistema per rendere più accondiscendenti i cittadini ad essere d’accordo a sottomettersi al dominio della legge è la democrazia a maggioranza.
La democrazia quindi non è il peggior sistema di governo esclusi tutti gli altri (Churchill), ma è il più ipocritamente sofisticato sistema dittatoriale, emerso dall’Illuminismo razionalista.
Gente che ti dice di sapere (ma che non può sapere, gli Illuminati), ti impone coercitivamente di fare o non fare qualcosa che ritieni individualmente dannoso o utile a te stesso.
Si tratta di vedere se ci può essere un’alternativa che non sia una dittatura manifesta come quelle che hanno funestato e ancora funestano centinaia di milioni di essere umani. Per rispondere a questa domanda bisogna ritornare al concetto di milioni di miliardi di interrelazioni tra individui che come abbiamo visto sono impossibili da conoscere.