Gian Piero de Bellis

Fare chiarezza

(Maggio 2012)

 


 

Tra le tante cose da fare per scrollarsi di dosso lo stato territoriale monopolistico e tornare a vivere da esseri umani liberi, ve ne è una che non solo è tra le più importanti ma è anche la condizione necessaria per iniziare ad attuare tutto il resto. Il fare a cui si allude qui è il fare chiarezza.

Questa personale esigenza mi proviene dal fatto che, sempre più spesso, leggendo interventi, commenti e scritti di persone che ritengo facciano riferimento al pensiero liberale e libertario, mi trovo ad essere stupito o addirittura sbigottito da quanto espresso.

E mi viene da pensare che, se questo è ciò che sostiene il liberalismo-libertarismo in Italia, forse è meglio ritirarsi nella solitudine dei propri studi e delle proprie ricerche e lasciare che ognuno compia, per l'ennesima volta, i suoi errori. Una volta poi che sarà nuovamente bastonato dalla realtà, allora forse rinsavirà.

Al tempo stesso, la voglia di cambiamento è tale che il ritirarsi in una confortevole torre non mi sembra una opzione accettabile. Allora si impone la necessità di fare chiarezza su alcune posizioni che, a mio avviso, non solo ritardano il cambiamento ma che potrebbero portarci ad una situazione addirittura peggiore di quella in cui molti si trovano attualmente.

Esamino allora qui quattro punti su cui ritengo necessario fare totale chiarezza.

1) Meno tasse - Meno stato
Da molte parti della galassia liberale-libertaria sento levarsi un grido: meno tasse, meno stato. Se fossimo in una situazione di lieve inasprimento fiscale da parte di un gruppo di governanti che stanno commettendo solo errori contingenti di valutazione economica, e se fossimo persone che hanno non solo fiducia nello stato ma anche la convinzione della necessità del suo esistere in perpetuo, allora lo slogan meno tasse – meno stato avrebbe un senso. Ma qui abbiamo a che fare con una banda di malfattori, riunita sotto la denominazione stato italiano, che si sta bellamente spolpando le risorse prodotte dai servi-sudditi. Inoltre, per molti liberali classici e libertari moderni le tasse sono un esproprio coatto equiparabile al furto e lo stato è come un tumore che uccide l'intero organismo sociale. Quindi parlare di meno tasse e meno stato equivarrebbe, a mio avviso, a supplicare di essere derubati un po' meno e a chiedere di avere un tumore di dimensioni un po' ridotte. In sostanza, un qualcosa che non sta né in cielo né in terra se uno si definisce liberale o libertario.

2) L’indipendenza territoriale
Un'altra posizione che si sta diffondendo è quella degli indipendentisti, cioè di quelli che vogliono la fine dello stato nazionale centrale, distributore-dissipatore di risorse.
E fin qui nulla da eccepire.
Il problema sorge perché, al posto dello stato territoriale nazionale molti vorrebbero stati territoriali locali che ripropongono il monopolio territoriale dello stato ma a scala più ridotta. In sostanza, si attuerebbe la sostituzione di un micro-feudalesimo al posto del macro-feudalesimo sotto cui viviamo attualmente. Personalmente non trovo in questo nulla di entusiasmante ma molto di inquietante.
Infatti, se l’Umberto Magno (come dal titolo del libro di Leonardo Facco) avesse avuto successo dopo l'abbandono-estromissione (1994) di Gianfranco Miglio, adesso ci troveremmo con la Padania sotto il controllo della Famiglia Bossi e della sua cupola affaristica lombarda, sul modello, aggiornato e rivisto, della Corea del Nord di Kim Jong-un.
Lo scenario da concepire e da proporre dovrebbe invece essere quello dell'indipendenza vera, cioè dell'autonomia individuale e del federalismo a-territoriale, di cui ci sono esempi e indicazioni nella storia.

I due punti sopra esposti rivelano una adesione a un modello sociale che ha poco a che fare con il liberalismo-libertarismo e che mostra un forte retaggio di statismo (statalismo)
Gli altri due punti che si esaminano brevemente qui sotto sembrano indicare come alcuni liberali-libertari siano ancora totalmente immersi nello statismo.

3) I nemici dei miei nemici sono miei amici
Su alcuni siti Internet oltre che su Facebook circolano prese di posizione contro il mondo arabo musulmano  tacciato nel suo insieme di fondamentalismo e oscurantismo. La bestia nera di questi “progressisti”, alcuni dei quali si professano libertari, sono i Fratelli Musulmani, quelli messi al bando, in passato, dalla maggior parte dei regimi arabi. Molti dei quali regimi, a seguito della “primavera araba”, sono in una fase di sconquasso. Chiaramente, scomparendo i vecchi satrapi, si aprirebbero spazi anche per correnti religiose e politiche islamiche che erano in passato totalmente represse. Qui allora emerge l'animo illiberale e del tutto statalista di taluni conclamati “libertari” i quali si sono schierati con Mubarak, Gheddafi e attualmente si sono posti a fianco del boia Assad, come se questi fossero stati o fossero i campioni di una visione non oscurantista della realtà. Nella concezione e negli interventi di questi “libertari” gli aguzzini diventano i bravi bambini e questo solo perché essi hanno svolto il ruolo di nemici dei propri nemici. Aberrazione mentale totale e, purtroppo, reale.

4) Il ritorno al passato
L'attuale crisi culturale, sociale ed economica che sta attraversando il mondo occidentale è attribuita da questi presunti liberali-libertari ad alcuni cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni, ed in particolare all'introduzione dell'euro e alla cosiddetta globalizzazione che ha sottoposto le imprese (imprenditori e lavoratori) a una rinnovata concorrenza internazionale. Un ritorno al passato in cui lo stato nazionale gestiva l'emissione della moneta, introduceva barriere protezionistiche e controllava i flussi migratori è, per taluni, la situazione paradisiaca (o anche solo preferibile) a cui anelare. Chiaramente costoro sono del tutto dimentichi del passato e, nel caso se lo ricordassero, ad essi il passato non ha insegnato praticamente nulla. I decenni trascorsi infatti sono stati anni caratterizzati dalla stampa, da parte della Banca centrale nazionale, di una quantità enorme di biglietti di carta straccia chiamati lire con conseguente inflazione colossale e dunque perdita del potere di acquisto dei cittadini, di fiscal drag che innalzava la percentuale di prelievo pur abbassandosi il valore della moneta, di controllo dei conti bancari e di prelievi forzati (Giuliano Amato nel 1992), e via discorrendo. In sostanza, in passato, lo stato gestore della sua moneta non aveva da giustificarsi con nessuno delle sue malefatte perché risolveva tutto fregando i soggetti nazionali mentre adesso deve almeno rendere conto a organismi contabili sovranazionali (le agenzie di rating, la banca europea) e il gioco si sta facendo più duro per le varie Bande Bassotti nazionali. In sostanza, l’euro rimane sempre una moneta fasulla (e per questo imposta) ma mai fasulla e assurda come la liretta.

Ecco allora che si chiarisce il quadro di quello che vogliono molti che si proclamano liberali-libertari: lo stato territoriale (nazionale o locale) pienamente sovrano e gli individui (nazionali o locali) pienamente servi.

È su questo gioco truccato con la vernice liberal-libertaria o popolar-indipendentista che occorre fare chiarezza per non ritrovarsi ad avere sperperato tempo ed energie in lotte che favoriranno i soliti quattro furbi e che ricacceranno la realizzazione delle aspirazioni alla vera libertà e alla vera indipendenza in un futuro molto lontano.

 


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