Gian Piero de Bellis

Sull'inesistenza della Questione Meridionale

Un Comune della Calabria : Trebisacce

(1978 - 1982)

 


 

Come la luce sul far del giorno
la verità viene a galla lentamente

(Charlie Chan)

 

Trebisacce è un Comune della costa Jonica posto ad un centinaio di chilometri da Cosenza e distante all'incirca altrettanti da Taranto. La popolazione residente è passata da 5097 (1951) a 7656 unità (1980) soprattutto a seguito di immigrazione dai paesi vicini. L'aumento demografico ha provocato l'espansione del nucleo moderno sorto intorno allo scalo ferroviario. L'assenza di qualsiasi disciplina urbanistica ha portato ad una crescita edilizia talmente disordinata da far assegnare ad una parte dell'abitato la denominazione di Shanghai.

Le attività svolte dalla popolazione riguardano principalmente l'agricoltura, il commercio e il turismo. Notevole importanza riveste anche il settore dei servizi (scuole, enti statali, banche, studi professionali, ecc.)

Secondo gli indici della Svimez sul tenore di vita (1977), posta l'Italia = 100, la zona di Trebisacce, di cui fanno parte 15 Comuni, si trova all'ultimo livello, tra gli indici 30 e 45.

Questo centro fa quindi parte di un'area socio-economica genericamente definita come il sud del sud, a indicare una condizione di accentuata e generalizzata indigenza.

Per verificare, per quanto è possibile a livello statistico e impressionistico, la veridicità o meno di questo dato, tracciamo un quadro sintetico della situazione socio-economica della popolazione trebisaccese, nelle sue varie articolazioni, facendo particolare riferimento all'analisi del parametro reddito nella duplice forma di flussi di entrata/uscita e nella duplice natura di risorse monetarie/non monetarie.


La casa

La maggior parte dei trebisaccesi (quasi il 70% secondo i dati del censimento 1971) sono proprietari di casa. Per casa si intende o il singolo appartamento o un edificio composto da più appartamenti che vengono affittati ad estranei o assegnati in dote ai figli.

Gli affitti sono inferiori a quelli praticati al Nord o nei centri urbani medio-grandi. Per cui, in riferimento ai flussi di reddito connessi con il bene casa, si verificano le seguenti situazioni :

- minore esborso per spese di affitto per quanti non sono proprietari di casa.

Il minore esborso, tenendo conto dei coefficienti demografici e territoriali dell'equo canone, varia tra il 10% e il 40%. Ricavando dai dati del censimento '71 una densità di 3,5 componenti per nucleo familiare e un 30% di famiglie in affitto, si ha che 656 nuclei (su 2187) vivono in appartamenti non di loro proprietà.

Ipotizzando un affitto medio in Italia di £100.000 al mese (1980) si avrebbe un risparmio per nucleo familiare variante fra £10.000 (10%) e £40.000 (40%) al mese; il che, moltiplicato per il numero dei nuclei familiari in affitto (656) e per i mesi dell'anno (12) dà una cifra di minore esborso collettivo variante da un minimo di £79 milioni a un massimo di £315 milioni all'anno.

- mancato esborso per spese di affitto per quanti sono proprietari di un appartamento.

Basandoci sempre sui dati del censimento 1971, risulta che il 70% delle famiglie, pari a 1531 nuclei familiari, dispongono di un appartamento in proprietà. Ipotizzando ancora un affitto mensile di £100.000 (1980) si avrebbe un risparmio annuo complessivo da parte delle famiglie nella fruizione del bene casa pari a £1miliardo837milioni (1531 famiglie per £100.000 al mese per 12 mesi).

- introiti derivanti da affitti annuali o stagionali per quanti sono proprietari di più appartamenti o di stanze in esubero rispetto ai propri bisogni.

Prendiamo in esame solo gli affitti turistici stagionali in quanto flussi monetari provenienti dall'esterno. Secondo stime approssimative ricavate attraverso sondaggio, circa 200 famiglie affittano appartamenti (talvolta anche solo 1-2 stanze) durante l'estate. Poiché il prezzo base che viene praticato è di £500.000 al mese (1980) e la stagione turistica si svolge nell'arco di due mesi, si ha un introito annuo intorno a £200 milioni (£500.000 per 2 mesi per 200 famiglie).

In sostanza, secondo queste quantificazioni più o meno grossolane, il bene casa, in complesso, tra esborsi ridotti, mancati esborsi e introiti da turismo coinvolge un flusso di reddito monetario valutabile con larga approssimazione, forse più per difetto che per eccesso, intorno ai 2 miliardi.


L'orto

In un centro agricolo è normale, almeno per le famiglie di antico insediamento, disporre di un orto e di animali da cortile (galline, conigli). Secondo i dati Istat (2º Censimento generale dell'Agricoltura 1970), nel Comune di Trebisacce vi è una estensione di 940 ettari dedicati a coltivazioni ortive.

Assegnando, per ipotesi, 100 mq. di orto a famiglia si avrebbe che 940 famiglie (poco più del 40%) disporrebbero di un orto. Se il dato può apparire eccessivo per via del progressivo distacco e disinteresse di gran parte della popolazione anche verso attività di piccola agricoltura, v'è da tener presente che spesso, anche chi non dispone di un orto riceve a titolo gratuito, da parenti ed amici, prodotti della campagna di vario tipo, secondo quanto offre la stagione. Per cui, il dato sulla disponibilità complessiva di un orto comprende sia chi effettivamente lo possiede e lo coltiva, sia chi usufruisce sovente e liberamente di talune produzioni ortive.

Tentiamo allora di esprimere una valutazione approssimativa del risparmio nella spesa alimentare e quindi del flusso di reddito sotto forma di beni di nutrizione che, per questa via, entra annualmente in una famiglia.

Formuliamo due stime (minima - massima) volte a quantificare il flusso di reddito per famiglia in prodotti alimentari (ortaggi, frutta, carni) :

- stima minima    £ 50.000 al mese

- stima massima  £100.000 al mese

In base a queste stime (1980) risulta un risparmio nell'acquisto di beni alimentari e quindi un flusso di reddito monetario annuo per famiglia variante da £600.000 (£50.000 per 12 mesi) a £1.200.000 (£100.000 per 12 mesi) e un reddito complessivo per tutte le famiglie compreso fra £564 milioni (£600.000 per 940 famiglie) e £1 miliardo 128 milioni (£1.200.000 per 940 famiglie).


Il maiale

A queste produzioni orticole e di piccolo allevamento si aggiunge, per circa 450 famiglie, secondo i dati del veterinario comunale, la produzione di carne suina per consumo familiare, mediante l'acquisto di maialini, l'ingrasso l'uccisione e la lavorazione della carne. È spettacolo comune vedere, nelle case delle famiglie più legate alle tradizioni, file di salami e di soppressate pendere dal soffitto della cucina.

Volendo quantificare il reddito derivante da questa produzione occorre innanzitutto mettere in conto la spesa per l'acquisto del maialino ed il costo per l'ingrasso (rifiuti dell'alimentazione domestica) e per la lavorazione della carne (coadiuvanti per l'uccisione e la pulitura esterna ed interna dell'animale).

La spesa per il maialino si aggira intorno a £100.000 (1980); fissiamo poi un costo di £200.000 per allevamento, ammazzamento e confezionamento del prodotto finito. Risulta quindi un esborso complessivo di £300.000 annue (£100.000 + £200.000).

Dalla parte del ricavo si avrebbe, secondo valutazioni correnti, una produzione di Kg.150 circa di carne che, in base ai prezzi di mercato (1980) intorno a £8-10mila al Kg. (ma le soppressate vengono vendute a più di £20mila al Kg.), darebbe un ricavo lordo pari a £1,2 - 1,3 milioni per maiale. Tolte le spese, si avrebbe un ricavo netto di circa 1 milione a maiale e un ricavo netto complessivo per le famiglie di circa £450milioni (£1milione per 450 famiglie).


L'olivo

La coltivazione agricola più diffusa è quella dell'olivo che copre una estensione di 532 ettari (Svimez 1975).

Assegnando una densità media di 80 piante per ettaro, si avrebbe la presenza nel territorio comunale di 42.560 piante di olivo. Secondo esperti locali è verosimile calcolare una produzione di Kg.50 di olive per pianta. Ne deriverebbe quindi una produzione complessiva di Kg.2.128.000 (Tonnellate 2128) di olive.

Convertendo questo dato in produzione olearia e tenendo presente che per fare un litro d'olio occorrono circa Kg.6 di olive, se ne ricava, per ogni raccolto, una produzione di olio extra-vergine pari a circa 354.666 litri.

Questo dato va però ridimensionato per due ordini di motivi :

- non tutta la produzione di olive viene raccolta. Si sostiene infatti che, dati i costi della manodopera (non meno di £25.000 al giorno nel 1980), risulta diseconomico, in taluni casi, effettuare la raccolta delle olive se non a livello familiare e quindi spesso solo nella quantità necessaria al proprio fabbisogno.

- il raccolto avviene ad anni alterni per motivi legati sia alla natura stessa della coltivazione sia allo stato di trascuratezza in cui vengono lasciate le piante che, se fossero più curate, potrebbero fornire un certo prodotto anche nei cosiddetti anni di 'scarica'.

Poste queste limitazioni, riduciamo leggermente il dato della produzione olearia a 300.000 litri e dividiamolo per due ottenendo così una media produttiva annua di 150mila litri.

La maggior parte dell'olio prodotto viene utilizzata per autoconsumo o venduta direttamente a turisti e forestieri.

Il prezzo di vendita per l'olio extra-vergine si aggira sulle £3.000 al litro (1980)

Quindi, un calcolo del ricavo complessivo derivante dalla produzione di olio di oliva porta ad una cifra intorno a £450 milioni l'anno (£3.000 al litro per 150mila litri).

Questa cifra andrebbe forse ridimensionata in quanto produzione-ricavo reale, ma risulterebbe probabilmente accresciuta in quanto produzione-ricavo potenziale se solo si verificasse una maggiore cura nella produzione e nella raccolta del prodotto.

Si preferisce però mantenere questa dato come grosso modo corrispondente al vero in quanto, per altra via, i produttori riescono ad ottenere flussi aggiuntivi di reddito dichiarando livelli produttivi superiori al reale e lucrando così premi di produzione dallo Stato e dalla CEE.

Per cui l'importo in questione è grosso modo comprensivo anche di questi redditi derivanti da non produzione.


L'arancio

Notevole importanza produttiva ha assunto l'arancio su terreni un tempo adibiti a vigneto. Il pregio degli aranceti di Trebisacce è la maturazione del frutto a stagione inoltrata (aprile-maggio).

Gli aranceti occupano una estensione di 94 ettari. Assegnando una densità minima di 200 piante per ettaro si ha la presenza nel territorio di Trebisacce di 18.800 piante.

Ogni piante produce all'incirca Kg.50 di frutti il che fa una produzione complessiva di Kg.940.000 all'anno (940 tonnellate).

Data la particolarità della maturazione tardiva, quindi in un periodo di scarsa o nulla concorrenza, i proprietari riescono a collocare facilmente le arance sul mercato a un prezzo che varia da £500 a £1.000 al Kg. (1980) sulla pianta, quindi senza alcuna spesa per la raccolta che è a carico del compratore.

Facendo i calcoli su un prezzo intermedio di vendita di £750, si ha un ricavo complessivo da parte dei proprietari degli aranceti intorno a £700 milioni (£750 al Kg. per Kg.940.000)

 


 

Nota sui redditi agricoli

I dati qui forniti sono solo grosso modo indicativi di alcuni ricavi ottenuti annualmente a Trebisacce nel settore primario. Non vengono qui conteggiati ricavi derivanti da altri tipi di coltivazione quali la vite (14 ettari) e i cereali (314 ettari).

Quindi le stime prospettate, oltre ad essere approssimative non sono peraltro esaustive di tutti i flussi di reddito in agricoltura.

Inoltre, vanno tenuti presenti alcuni aspetti della situazione nel settore primario che determinano effetti particolari di incremento del reddito (introiti e mancati esborsi).

Questi aspetti di ordine generale riguardano :

- i redditi catastali

I redditi agricoli vengono tassati sulla base di estimi catastali che risalgono al 1939 e che determinano un carico fiscale per il settore agricolo estremamente favorevole rispetto agli altri settori produttivi.

- i contributi agricoli

Il rapporto tra contributi e prestazioni previdenziali è a tutto vantaggio del settore agricolo che, ad esempio, nel 1977 ha ricevuto integrazioni da altri settori produttivi a copertura del suo disavanzo per un ammontare di circa £4.500miliardi.

- i premi e le indennità di produzione

Il settore agricolo si avvale di norme intese a salvaguardare il reddito in caso di cattivo raccolto o di mancato assorbimento del prodotto da parte del mercato, e di premi volti a stimolare produzioni che, però, talvolta risultano dichiarate ma non realizzate. Si veda, per la Campania, il caso dei pomodori nell'Agro Nocerino (truffa alla Cee) e, per quanto riguarda Trebisacce, le indennità per gelate di fave mai seminate o i premi di produzione per quantità di olio mai prodotte.

- il credito agrario

Il settore agricolo usufruisce anche di quote consistenti di credito agevolato (di esercizio, di miglioramento) ammontanti nel 1977 a £1.888 miliardi, di cui circa il 49% destinati alle regioni meridionali.

Tutto ciò rappresenta reddito aggiuntivo che affluisce, per una certa quota, anche localmente agli agricoltori trebisaccesi e di cui bisognerebbe tener conto nel calcolo del loro reddito.

 


 

La pesca

Un'altra fonte di reddito è costituita dalla pesca che dà lavoro ad una ventina di persone. Il pescato viene collocato in parte sul mercato locale (soprattutto durante la stagione turistica) e in buona parte inviato con celle frigorifere sul mercato di Taranto, da dove viene smistato verso altre destinazioni.

Tra i tipi di pescato più diffuso vi sono i 'bianchetti', pesci minuscoli tirati su con reti a maglia fittissima. Essendo molto richiesti, la loro pesca risulta redditizia nel presente ma rovinosa in una prospettiva futura perché significa depauperamento accelerato della fauna ittica.

Per mancanza di dati minimamente attendibili sulla quantità e qualità del pescato, non è possibile operare una quantificazione di reddito. Certo è che il pescatore attuale non è più, in linea generale, il venditore delle sue braccia ma, quasi sempre, il proprietario degli strumenti di ottenimento del prodotto (la barca, le reti) e, assai spesso, anche dei mezzi di trasporto (celle frigorifere) e di commercializzazione (banco o locale di vendita).

Talvolta il pescatore svolge la sua attività a tempo parziale o saltuariamente avendo già un lavoro fisso retribuito (ad esempio, bidello). Per cui, pur rimanendo generalmente dure le condizioni di lavoro in quanto non vi è stata una razionalizzazione del processo di pesca, si è assistito ad un innalzamento dei livelli di reddito.


L'industria

A Trebisacce si presentano sostanzialmente tre attività di tipo industriale-artigianale che riguardano :

- industria dei laterizi

Dà lavoro ad una ventina di persone ed utilizza il materiale ricavato da una cava situata nel territorio stesso del Comune.

- botteghe artigiane

Sotto questa voce comprendiamo tre attività :

- lavorazione e vendita di oggetti di terracotta. Ha uno scarso rilievo nell'economia del Comune.

- lavorazione del legno in collegamento spesso diretto con l'industria delle costruzioni (infissi, mobilio, ecc.).

Comprende un grosso rivenditore di legname che esercita una sorta di monopolio sulla zona, e una decina di botteghe di falegnameria.

- riparazione auto, in collegamento spesso indiretto con l'industria delle costruzioni. Infatti, date le condizioni delle strade (buche, pietre, sabbia, ecc.) e il disordine nella circolazione che è anche un riflesso del disordine urbanistico, il ricorso al gommista, al meccanico, al carrozziere, è un evento quanto mai frequente. Ne fanno testimonianza le numerose officine di riparazione presenti nel Comune, sempre piene di auto da rimettere in sesto o da revisionare, tante da occupare anche gli spazi pedonali e stradali circostanti.

- industria delle costruzioni

Sotto questa denominazione comprendiamo sia imprese di un certo peso che effettuano opere strutturali e infrastrutturali, sia piccole imprese artigianali a livello quasi familiare che operano sul mercato dell'edilizia minore (es. case unifamiliari). Secondo i dati Istat, sono impiegate nel settore (costruzione, installazione impianti) circa 400 unità.

 


 

Nota sull'industria delle costruzioni

Gli aspetti che caratterizzano l'attività di costruzione sono :

- la caoticità e antiesteticità degli interventi, nella mancanza pressoché totale di piani di assetto del territorio, in una regione e in una zona che pure hanno gravissimi problemi di sistemazione idro-geologica.

A Trebisacce la collina, sede del nucleo antico, è stata e continua ad essere erosa per far posto a nuove costruzioni, il che provoca un continuo smottamento del terreno verso il mare; per cui si innalzano massicciate di cemento con esiti tanto incerti quanto economicamente costosi ed esteticamente obbrobriosi.

Per non parlare poi della costa dove le costruzioni sorgono come funghi, da un'estate all'altra, su terreni demaniali, sulla spiaggia a pochi passi dal mare, per soddisfare quasi unicamente esigenze di seconde case o il turismo un po' esoso degli affittacamere.

- la fragilità e inaccuratezza nella esecuzione di strutture e infrastrutture. Per cui non è infrequente il caso di edifici di recente costruzione con muri crepati, con pareti trasudanti umidità, con infissi sconnessi, il tutto talvolta in presenza di costosissime rifiniture interne (ad es. piastrelle di pregio, maniglie lavorate, ecc.) il che mostra come, spesso, l'inaccuratezza nella esecuzione non sia dovuta a carenza di dotazioni finanziarie ma al fatto che, nella scala dei valori, l'accessorio diventa fatto strutturale e la struttura edilizia diventa fatto accessorio.

Il pessimo standard abitativo, se rappresenta nell'immediato un risparmio, determina in prospettiva un aggravio dei costi. Per fare solo un esempio, poiché esiste il mito di un Mezzogiorno dal clima dolce in tutte le stagioni, si trascura di provvedere a un efficiente isolamento termico delle abitazioni per non parlare della scontata mancata installazione di impianti di riscaldamento o di pannelli solari opportunamente localizzati.

Il risultato è, dopo la rituale annuale sorpresa condensata nella solita frase che 'questo inverno fa freddo', la messa in funzione di centinaia di stufette elettriche con elevato consumo e bassa resa per via della notevole dispersione di calore, conseguenza del carente isolamento termico degli appartamenti.

Per quanto riguarda poi gli interventi infrastrutturali, è frequente il caso di strade appena costruite o rifatte che sprofondano o che mostrano una fila continua di buche dopo alcuni giorni di transito.

Tutto ciò fa sì che l'industria delle costruzioni sia terreno fertile per la creazione di vere e proprie fortune, soprattutto attraverso l'esecuzione di opere pubbliche in cui, data la quantità (ridotta) e la qualità (pessima) dei materiali usati, il rapporto costi-ricavi è totalmente a favore del costruttore; il quale poi lucra guadagni ulteriori con i necessari continui interventi di manutenzione e talvolta di rifacimento, a breve scadenza, dell'opera.

 


 

Le libere professioni

Nell'ambito delle libere professioni, troviamo due gruppi di soggetti che, per autorità e peso economico, predominano sugli altri : gli avvocati e i medici.

- Avvocati

A Trebisacce svolgono la loro attività 5 studi legali e il loro numero non appare per nulla eccessivo. Infatti, in una società sostanzialmente priva di spiritualità ultraterrena, l'avvocato rappresenta il vero consigliere spirituale a cui ricorrere quale intercessore per ottenere la grazia per i propri peccati terreni (abusivismo edilizio, raggiri e imbrogli, violenza carnale, ecc.) o l'aiuto per i propri bisogni materiali (pensioni di invalidità, sussidi, favori, ecc.) attraverso suppliche sostanziate da offerte e doni propiziatori.

Cosicché lo studio legale dell'avvocato diventa il centro di un flusso di beni alimentari, di redditi monetari, di piccoli e grandi servizi a cui corrisponde, come contropartita, un flusso altrettanto cospicuo di parole esoteriche, di formule magiche che si incarnano in atti processuali (comparse, ricorsi, ingiunzioni, ecc.).

In sostanza, il verbo che si fa carta, di solito carta bollata.

Quantificare questa attività sotto il profilo del reddito incamerato potrebbe apparire un atto quasi blasfemo e, tutto sommato, di scarsa importanza ai fini del nostro discorso in quanto trasferimento interno da una categoria all'altra e quindi già conteggiato sotto altre voci di reddito. Se non che, la cifra di questo trasferimento interno vale pur sempre come conferma di un reddito esistente nel Comune. Abbiamo allora che, assegnando, in base a confessioni più o meno velate, un introito medio annuo di 35-40 milioni (1980) per avvocato, arriviamo a contabilizzare un reddito complessivo annuo intorno ai 180-200 milioni.

- Medici

Accanto alla figura dell'avvocato che si occupa dei problemi 'spirituali', troviamo quella del medico che si applica alla soluzione dei problemi 'corporali'.

A Trebisacce la categoria è composta da 2 pediatri, 4 medici generici, 1 dentista e 1 odontotecnico.

La fiducia nel medico non è così forte come quella nell'avvocato, forse perché la natura è giudice più severo degli esseri umani e chi sbaglia (diagnosi, farmaci) paga o, meglio, fa pagare agli altri (malattia, infermità, morte) i suoi errori che, a detta della gente, non sono né pochi né infrequenti. Forse perché l'aggiornamento è scarso o nullo e col tempo ci si dimentica anche di quello che si è imparato sui testi universitari; rimane solo l'esperienza del lavoro quotidiano, fatta però sulla pelle della gente.

E non si può dire che manchino le attrezzature, prima fra tutte un moderno ospedale ultimato da anni e mai utilizzato, dotato di apparecchiature che stanno già andando in rovina, come i vetri dell'edificio che costituiscono per i ragazzi un allettante tiro al bersaglio. Si sussurra malignamente che, per l'apertura dell'ospedale, si attende il compimento degli studi da parte dei figli di alcune persone che, per laurearsi, se la stanno prendendo molto comoda.

È già successo di autoambulanze che, dopo incidenti sulla micidiale strada statale 106, sono entrate a sirene spiegate nel cortile dell'ospedale seguendo i cartelli indicatori, per poi accorgersi di essere capitati in un luogo fantasma.

Per quanto riguarda il reddito dei medici, valgono gli stessi discorsi e le stesse cifre (forse un po' maggiorate) stimate per gli avvocati.

Entrambe queste categorie professionali (avvocati e medici) le ritroviamo in prima file nelle lotte politiche all'interno del Comune.

Altre categorie che si sono rafforzate in questi ultimi anni ed hanno allargato il loro giro d'affari e la loro influenza sono :

- i Progettisti (geometri, architetti, ingegneri) a cui va una fetta dei pubblici appalti e degli investimenti nell'edilizia residenziale (villaggi turistici, seconde case, ecc.). A Trebisacce si contano ben 13 studi tecnici.

- i Commercialisti, la cui crescita, spesso sulla base delle vecchie agenzie per l'espletamento minuto delle pratiche, è in stretta connessione con l'allargamento degli adempimenti burocratici in ogni ambito della vita economica.

 

Il commercio

Il settore commerciale è ampio e variegato. Va dalla piccola bottega a gestione individuale o familiare, alle rivendite all'ingrosso e a due supermercati di recente apertura.

È caratteristico del settore e di particolare rilievo ai fini di un discorso economico sul Mezzogiorno, il fatto che la maggior parte dei beni commercializzati sono prodotti in altre regioni, soprattutto in quelle settentrionali. Tipico è il caso della Parmalat che, attraverso una efficiente rete di distribuzione presso le rivendite alimentari, con estrema facilità riesce a vincere la quasi inesistente concorrenza del latte dell'Opera Sila, prodotto a pochi chilometri da Trebisacce.

A causa di un certo esubero nei punti di vendita (ad esempio, la Provincia di Cosenza aveva nel 1974 una licenza commerciale ogni 37 abitanti), il reddito percepito risulta inferiore rispetto ad altre zone in quanto le entrate vanno ripartite tra un maggior numero di esercenti.

Vanno comunque fatte alcune notazioni a questo riguardo :

- il commercio spesso non rappresenta l'unica attività svolta, o esistono in famiglia altre fonti di reddito.

- il commercio, soprattutto quello svolto da lunga data e a gestione familiare, si tiene spesso in locali di proprietà del commerciante, per cui non vi è esborso per locazione.

- l'esercizio del commercio significa possibilità di acquisto di merci a prezzi di fabbrica o di grossista, quindi con margini di sconto dal 20% al 50% del prezzo di vendita. Quella quota di beni commerciali che entrano a far parte del consumo familiare del commerciante rappresenta quindi un risparmio che è comune a tutta la fascia dei commercianti ed è, in complesso, tanto più ampio quanto più ampia è questa fascia e quanto più rilevante è questa quota.

  Quindi, nel calcolo del reddito dei commercianti, bisognerebbe tener presente anche questo 'reddito' nascosto derivante dall'acquisto di beni a prezzo ridotto.

In definitiva, se le spese di gestione non sono eccessive, l'esercizio del commercio che tiene occupato un membro della famiglia si ripercuote favorevolmente su tutta la famiglia.

Va detto comunque che il discorso sui bassi redditi monetari, data la elevata presenza di punti di vendita, non coinvolge, a Trebisacce, tutte le categorie del commercio; non comprende, ad esempio, le tabaccherie, le farmacie, e naturalmente esclude del tutto un esercizio commerciale che rappresenta per il trebisaccese una sorta di richiamo magico : il bar.

Il trebisaccese è uso assolvere, più volte durante il giorno, il rito del caffè al bar, momento e luogo di incontro per l'avvio di conversazioni o per la prosecuzione di conversazioni già iniziate in altri luoghi.

Per dare una pallida idea del flusso di reddito che si convoglia verso un bar facciamo un calcolo grossolano riguardante la semplice somministrazione di tazzine di caffè. Calcolando, con un'ipotesi fortemente restrittiva, che solo le persone dai 20 ai 44 anni (2400 unità) si recano al bar per il caffè, ipotizzando sulla base di un sondaggio conoscitivo una media di 3 tazzine al giorno (ma per molti sono 5-6) per 300 giorni all'anno al prezzo di £250 a tazzina (1980), abbiamo una spesa annua dei trebisaccesi per consumo di caffè al bar di oltre mezzo miliardo (£540 milioni) che si ripartirebbe mediamente tra i 10 bar in ragione di £54 milioni a esercizio commerciale. Se volessimo allargare il discorso a tutti i beni commerciati in un bar (liquori, paste, bibite, uova pasquali, cassette natalizie, ecc.) si dovrebbe raddoppiare la cifra per avere un'idea, forse ancora approssimata per difetto, del giro d'affari di un bar a Trebisacce.

 

Il turismo

Trebisacce attiva un flusso turistico limitato nel tempo e nello spazio. Infatti, la stagione turistica comprende solo i mesi di luglio e agosto, e la maggior parte dei turisti vengono da regioni limitrofe, in prevalenza dalla Campania.

Le presenze straniere sono piuttosto ridotte, e questo soprattutto a causa di una organizzazione turistica carente negli aspetti di informazione e di gestione.

Per fare un esempio, a Trebisacce esiste un distaccamento dell'Ufficio Provinciale del Turismo, ma è quasi sempre chiuso e quando lo si trova aperto, la persona responsabile non sa fornire nessuna indicazione.

Inoltre, manca una organizzazione di trasporto pubblico per la visita ai luoghi dell'antica Sibari, vero richiamo internazionale; d'altra parte gli scavi sono per lo più chiusi al pubblico, come pure il Museo di Sibari, chiuso anche durante l'orario di prevista apertura. Per cui bisogna suonare il campanello e chiedere, per favore, se è possibile visitare il Museo.

A queste manchevolezze se ne aggiungono poi altre che riguardano il normale soggiorno, quali, ad esempio, l'assenza di acqua durante buona parte del giorno o la lievitazione dei prezzi 'ad personam', lievitazione che è tanto maggiore quanto più lontano è il luogo di provenienza dell'acquirente. Aspetti tutti che non operano certo a favore di un ampliamento e intensificazione dei flussi turistici.

L'apparato ricettivo, piuttosto carente sotto il profilo quantitativo e qualitativo, comprende tre pensioni di terza categoria (una quarta è chiusa per liti familiari) e 2 campeggi, oltre naturalmente alle stanze in affitto di cui si è già accennato.

Proviamo, anche in questo caso, a effettuare delle quantificazioni monetarie del reddito affluente al settore.

Iniziamo con la spesa di soggiorno (pensioni, campeggi).

Per quanto riguarda la ricettività nelle pensioni, calcoliamo un flusso di 200 persone a £8.000 al giorno (1980) per 60 giorni. Ne deriva un ricavo lordo di £96 milioni da ripartire per le 3 pensioni.

Per i campeggi, calcoliamo che ne usufruiscano anche qui 200 persone con una spesa giornaliera di £3000 al giorno (1980) per 60 giorni, il che farebbe un incasso complessivo lordo di 36 milioni.

Abbiamo quindi una cifra di £132 milioni come spesa di soggiorno turistico a Trebisacce.

A questa cifra va aggiunta la spesa per alimenti e divertimenti.

Ipotizziamo una spesa giornaliera media pari a £5000 per turista (1980). Calcolando una presenza turistica di circa 800 persone l'anno (pensioni, campeggi, abitazioni e camere in affitto), abbiamo una spesa complessiva di £240 milioni (£5000 al giorno per 60 giorni per 800 persone).

Sommando quindi tutte le spese (ad esclusione del soggiorno in abitazioni e stanze d'affitto già precedentemente calcolato) abbiamo un introito turistico annuale intorno ai £370 milioni.

 

La scuola

Il paese è dotato di scuole di ogni ordine e grado, dall'asilo agli istituti di media superiore, e vi è in previsione l'apertura di una scuola nautica.

La popolazione scolastica si aggira intorno alle 3.000 unità, provenienti da centri situati in un raggio di 30-40 chilometri.

Il corpo insegnante è composto da circa 200 persone, a cui si aggiunge una folta schiera (circa 50 unità) di personale non docente.

Se calcoliamo uno stipendio medio di £500.000 mensili(1980) abbiamo un reddito complessivo annuo per il personale docente e non docente pari a £1miliardo e mezzo (£500.000 per 250 persone per 12 mesi). Tenendo presente che almeno 1/3 del personale della scuola non risiede a Trebisacce anche se vi effettua spese di vario tipo (alimentari, abbigliamento, ecc.), si può affermare che i 2/3 del reddito complessivo (1 miliardo) costituiscano risorse monetarie di cui si può giovare la popolazione del Comune.

Un ulteriore flusso di risorse monetarie dall'esterno è originato dalla presenza nel territorio comunale di un Collegio femminile retto da religiose, con annesso Istituto Magistrale. Le ragazze interne sono circa 300 e la retta mensile è di £110.000 pro capite, che va moltiplicata per 8 mesi di scuola, per un totale complessivo annuo di £260 milioni (1980).

Il numero degli insegnanti e la quota complessiva di reddito da stipendi sono comunque superiori alle cifre sopra formulate per via del gioco delle supplenze. Non è infatti infrequente il caso di professori che vengono avvicinati e pregati di mettersi in malattia per dar modo ad una persona (parente, amico) di usufruire di alcuni giorni di supplenza che, sommati ad altre supplenze, in base ad elaborati calcoli, permettano a fine anno l'assegnazione di un determinato punteggio.

Alcuni poi si danno da fare per cedere il loro posto, per periodi più o meno lunghi, in cambio di una certa percentuale dello stipendio del collega supplente di modo che, liberi da noiosi impegni scolastici (di solito se ne vanno nei periodi più critici dell'anno, tra prove scritte e scrutini) sono disponibili per lo svolgimento di altre attività remunerative. E di attività da svolgere ve ne sono parecchie. Per fare solo un esempio, c'è chi organizza lezioni collettive per la preparazione a concorsi vari. E tale è la voglia di un posto che non si bada a spese anche se il corso è tenuto nella maniera più sconclusionata possibile.

Inoltre, la maggior parte degli insegnanti svolge parallelamente anche altre attività (avvocati, ingegneri, architetti, delegati sindacali, assessori, consiglieri comunali, ecc.) che richiedono talvolta assenze più o meno prolungate dall'impegno scolastico. Molti di questi insegnanti si pongono, per loro stessa ammissione, nella categoria dei 'ventisettisti', di coloro cioè che sono approdati all'insegnamento per la sicurezza di uno stipendio fisso il 27 di ogni mese.

Parecchi insegnanti sono pendolari e talvolta non arrivano a scuola in quanto bloccati da scioperi dei mezzi di trasporto o vi arrivano con notevole ritardo.

A seguito di tutto ciò vi è un assenteismo fisiologico da parte del corpo docente intorno al 20-30%, soprattutto nelle prime ore del mattino; talvolta si verificano, ma il caso è meno frequente, assenze di professori intorno al 40-50% del corpo insegnante. Allora succede che, o si mandano a spasso i ragazzi durante le ore scoperte, o li si manda a casa anticipatamente. Poiché la maggior parte degli studenti sono pendolari, questo si traduce in passeggiate oziose sul lungomare e sulla via principale o in convegni nei bar in attesa della partenza dei treni e degli autobus.

In mezzo a questa situazione, le insegnanti sposate ne approfittano per andare a fare la spesa; e quindi le si vede ritornare a scuola con le sporte piene di roba che vanno a depositare nella sala professori. Per cui, man mano che avanza la mattina, la scuola si trasforma da deposito di studenti in deposito di alimenti e articoli casalinghi.

La situazione organizzativa generale è complicata dal fatto che le aule, soprattutto per quanto riguarda le medie superiori, sono disseminate sul territorio comunale in locali di fortuna. Per cui si assiste a spostamenti continui di docenti e discenti da un posto all'altro dell'abitato, con conseguenti perdite di tempo e con il risultato di ridurre sensibilmente le ore effettive di lezione.

Gli edifici utilizzati come scuole sono per lo più di proprietà privata e quindi per il loro uso si verifica un notevole esborso di denaro per affitti. Per fare solo un esempio, l'Istituto per Geometri e Ragionieri si trova da anni in locali costruiti per abitazioni nonostante sia stato stanziato da tempo più di 1 miliardo per la costruzione del nuovo Istituto. A tutt'oggi però (1982) non è stato nemmeno acquistato il terreno e i soldi, inutilizzati, vengono svalutati dall'inflazione.

Inoltre, per mancanza di spazio non vengono utilizzate attrezzature di cui alcune scuole sono dotate (ad esempio, laboratori linguistici) in quanto non si sa dove far svolgere le attività.

In linea generale si può sostenere che, pur essendo notevole la dotazione finanziaria e strumentale a disposizione delle scuole, il loro grado di utilizzo è minimo.

Per fare un altro esempio, alcune scuole medie superiori assegnano i libri gratis agli studenti delle prime classi e inoltre, studenti e professori dispongono di biblioteche scolastiche ben fornite. Nonostante ciò, lo strumento libro (scolastico e non scolastico) risulta scarsamente utilizzato. In mancanza di strumenti sostitutivi, ciò si traduce in una quasi totale carenza di aggiornamento da parte della maggioranza degli insegnanti e in un insufficiente o inesistente rendimento da parte della maggioranza degli studenti.

Di modo che, alla fine dell'anno, si assiste alla processione di genitori che vengono a impetrare la grazia (cioè la promozione) per i loro figli, facendosi spesso accompagnare da un paniere di soppressate e di formaggi.

Oppure si mobilitano gli amici degli amici a chiedere clemenza per il loro protetto per evitare una sicura bocciatura.

Oppure ancora, durante gli esami di diploma, si è testimoni della messa in funzione di una perfetta organizzazione di collegamento tra studenti all'interno della scuola e docenti all'esterno. Questi ultimi, fatti venire espressamente dal capoluogo (Cosenza) sono assoldati dai genitori per la esecuzione delle prove scritte di esame.

Cosicché, il compimento degli studi sancisce, una volta per tutte, la reale funzione pedagogica della scuola che è quella di insegnare che è possibile raggiungere obiettivi di sicurezza economica e di promozione nella scala sociale, anche senza la messa in atto di alcuna espressione di volontà e di capacità da parte del soggetto.

 

Il Consorzio di bonifica

Il Consorzio di bonifica ha iniziato la sua attività il 1/1/1971. Esso comprende 12 Comuni ed opera su un'area di Kmq.543.

Il personale interno è formato da 3 dirigenti e da 17 impiegati.

Il personale esterno è composto da 750 operai di cui 382 operai a tempo indeterminato cioè assunti stabilmente (salario tra £450.000 e £550.000 al mese - maggio 1980) e 368 operai a tempo determinato (paga oraria tra £3.500 e £4.000 - maggio 1980) cioè pagati a giornata ma che godono di tutti i diritti del lavoratore dipendente (assicurazione malattia, tredicesima e quattordicesima, indennità di anzianità, ecc.) ad eccezione delle ferie retribuite e della cassa integrazione.

Calcolando un salario medio di £500.000 pro-capite, il monte salari annuo complessivo per i lavoratori a tempo indeterminato è pari a £2miliardi290milioni (£500.000 per 382 operai per 12 mesi).

Per quanto riguarda i lavoratori a tempo determinato, ipotizzando un impegno lavorativo di 500 ore annue a testa e calcolando una paga oraria media di £3.750, risulta un monte salari annuo complessivo pari a £690milioni (£3.750 per 368 operai per 500 ore).

In totale, i salari pagati dal Consorzio per il personale operaio raggiungono quasi la cifra di £3miliardi annui. Questa somma rappresenta un flusso di reddito che si ripartisce in vario modo tra i Comuni della zona in cui risiede il personale impiegato. Per quanto riguarda le attività del Consorzio, nel periodo 1971-1977 sono state eseguite opere di rimboschimento e di manutenzione (imbrigliamento delle acque, consolidamento del terreno, ecc.) per un totale di £3miliardi 868milioni. Sono inoltre previsti lavori per opere di irrigazione, strade interpoderali, ecc., per un complesso di £13miliardi.

L'attività principale del Consorzio è comunque quella del rimboschimento su cui val la pena di soffermarsi.

La conservazione e lo sviluppo delle zone boschive è una attività che coinvolge in Calabria circa 30.000 persone (1980). Malignamente si sostiene che, più che di occupati al rimboschimento, occorrerebbe parlare di imboscamento di occupati se solo si mette a confronto la spesa per la protezione e la riforestazione (150 miliardi nel 1980) con la scarsa resa in termini di superficie protetta e boscata.

Sembra inoltre che siano stati approntati alcuni espedienti per riprodurre e possibilmente allargare la schiera dei beneficiari di questa occupazione. A Trebisacce, ad esempio, corre voce che alle piantine messe a dimora vengano strappate le radici in modo da non farle attecchire; si teme infatti che il radicamento delle piante significhi futuro sradicamento dal proprio posto di lavoro. La fondatezza o meno di questa diceria non è stata direttamente verificata alla radice; è significativo però il fatto che piantine messe a dimora una decina di anni fa mostrano una crescita piuttosto stentata o nessun segno di crescita.

Si dice anche che molti incendi boschivi vengano organizzati ad arte per salvaguardare e incrementare i posti di lavoro. Vera o falsa che sia questa tesi, certo è che la Calabria, con una estensione boschiva pari al 50% di quella del Trentino Alto Adige ha avuto, nel periodo 1970-1978, incendi boschivi che hanno coinvolto una superficie 7 volte superiore a quella interessata nel Trentino, e ciò nonostante l'elevato numero di forestali occupati nella sorveglianza e intervento.

Infine, è degno di nota il fatto che a Trebisacce, parallelamente a una discussione in Consiglio Comunale su alcuni oneri finanziari da assumere nei confronti dei forestali, sia scoppiato casualmente un incendio sulla collina retrostante il paese, incendio visibile anche dalla sala comunale, e che nessun forestale si sia mosso a domare le fiamme fino a quando le loro richieste non sono state interamente accolte.

 

La Comunità montana

Istituita con decreto ministeriale nel 1958, la Comunità montana è stata costituita nel 1961 e istituzionalizzata con la legge 1102 del 1971. Comprende 15 Comuni ed è composta da un Consiglio formato da 45 consiglieri (3 per ogni Comune), designati ogni 5 anni dalle Giunte comunali. Il personale interno è composto da 6 persone.

La Comunità non effettua direttamente interventi e lavori ma li appalta alle imprese della zona. I finanziamenti per l'attività provengono (in teoria) da contributi comunali in ragione di £400 all'anno per abitante (ma nessun Comune ha mai versato questo contributo) e da fondi regionali.

La Regione Calabria, nel periodo 1975-1977, ha stanziato £1miliardo306milioni ma, per mancanza di delibere da parte del Consiglio della Comunità, la somma è rimasta depositata in Banca. Nel 1978, data la situazione delle giacenze finanziarie, la Regione non ha effettuato alcuno stanziamento. Nel 1979 vi è stato un ulteriore versamento regionale di 354 milioni che non è stato ancora riscosso (1980) perché manca la delibera di riscossione.

Nello stesso anno 1979 sono stati spesi 257 milioni per opere di elettrificazione e di irrigazione.

Il fondo stipendi e spese generali per l'anno 1979 è ammontato a £148milioni. Ciò vuol dire che, solo per la gestione corrente della Comunità è stato speso il 42% dello stanziamento regionale per il corrispettivo anno.

In complesso, escluso il calcolo delle somme derivanti da interessi bancari, nel 1980 la Comunità si ritrova con giacenze finanziarie pari a £1miliardo421milioni su un totale di £1miliardo678milioni stanziati dalla Regione. La capacità di spesa per investimenti si è quindi aggirata intorno al 15% delle somme stanziate.

Gravitano sulla Comunità i giovani assunti con la legge 285 per l'occupazione giovanile. Nel 1979 i giovani erano 30 con una spesa per stipendi e contributi di £200milioni; nel 1980 sono diventati 82 con una spesa di £620milioni (+310%).

I giovani non svolgono alcuna attività lavorativa ma stazionano nelle stanze della Comunità trasformate in luogo di ritrovo, con intralcio allo svolgimento di qualsiasi (eventuale) tentativo di lavoro da parte degli impiegati della Comunità.

 

Le Banche

A Trebisacce è stata aperta recentemente (1980) una succursale del Banco di Napoli che si aggiunge agli sportelli della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, in procinto di trasferirsi in locali molto più ampi per soddisfare il crescente bisogno di servizi bancari. Tutta questa dinamica indica, sia pure indirettamente, la presenza di risorse monetarie non indifferenti, anche tenuto conto del tipo di società a cui ci riferiamo, non totalmente pervasa da rapporti di tipo monetario-mercantile.

 

La Posta

Anche gli uffici postali funzionano da deposito di denaro (libretti postali) affluente per lo più dall'esterno (rimesse, pensioni). Le somme derivanti da questi trasferimenti vengono spesso depositate interamente sul libretto postale, a testimoniare il loro carattere aggiuntivo a redditi già presenti o a dotazioni patrimoniali (la casa) e alimentari (i prodotti dell'orto) che consentono l'autosufficienza economica, prescindendo o quasi da entrate monetarie.

Alla Posta di Trebisacce lavorano una decina di persone.

 

I trasporti

Trebisacce è servita dalla rete stradale e da quella ferroviaria.

La ferrovia la collega da una parte con Metaponto-(Napoli)-Taranto-Bari e dall'altra con Catanzaro-Reggio Calabria. Nonostante la relativa importanza della linea Jonica, essa è ancora a un binario, per cui i tempi di percorrenza risultano abbastanza elevati.

Per quanto riguarda i collegamenti stradali, la statale 106 nel tratto Sibari-Rocca Imperiale, è una delle strade più pericolose d'Italia, per il rapporto sbilanciato tra la strettezza della carreggiata e la pessima qualità del fondo stradale da una parte, e l'elevata intensità di traffico e la velocità di guida dall'altra. Essendo l'unica arteria stradale di collegamento tra la Puglia e la Sicilia, rilevante risulta soprattutto il traffico commerciale degli autotreni a rimorchio, taluni condotti a velocità pazzesca. Per cui non è infrequente il caso di camion che si ribaltano per l'eccessiva velocità o per manovre azzardate, schiacciando sulla carreggiata opposta auto e relativi passeggeri.

È prevista, da quasi vent'anni, la costruzione della superstrada Sibari-Metaponto, ma i lavori procedono a rilento e sono bloccati proprio a Trebisacce in quanto i proprietari dei terreni, non condividendo il tracciato proposto dai tecnici, ostacolano la prosecuzione dell'opera.

Un servizio di autobus collega Trebisacce con alcuni paesi dell'interno. La Regione sovvenziona le autolinee private per il trasporto dei pendolari (studenti, lavoratori).

 

Il Comune

Come molti Enti locali del Mezzogiorno, anche Trebisacce ha una amministrazione quanto mai instabile. Recentemente, il partito di maggioranza relativa (DC) ha avuto una scissione che ha portato alla formazione, nelle elezioni comunali del 1980, di una lista civica. Esclusa dal potere locale, questa lista si è data talmente da fare per rientrare nel giro, che i dissensi profondi precedentemente esistenti si sono miracolosamente appianati così da permettere una ricomposizione delle due fazioni.

Al di là di questi episodi contingenti, ciò che è importante rimarcare è il fatto che, in linea generale, per una sorta di realismo-cinismo di antica data, il trebisaccese e il meridionale in genere, non attribuiscono serietà e importanza alla politica e in particolare al voto elettorale.

Per il trebisaccese il voto non ha nessun valore intrinseco (valore d'uso), è qualcosa di gratuito che però può costituire materia di scambio (valore di scambio) per l'ottenimento, tramite alcune persone (gli eletti) di determinati beni (appalti, posti retribuiti, pensioni di invalidità, sovvenzioni, indennità, ecc.).

In sostanza, lo svilimento del voto in quanto potere di autoderminazione è, al tempo stesso, valorizzazione del voto in quanto merce di scambio. La creatività trebisaccese (e meridionale) ha quindi trovato modo di manifestarsi anche nel campo politico attraverso la vendita di qualcosa percepito come nulla (il voto) in cambio di qualcosa percepito come tutto (il favore).

Sulla base di tali premesse la politica può essere intesa solo come mezzo di tornaconto personale e di clan, per cui, l'individuo eletto ad una carica, si sente tenuto, in diritto e in dovere, per non passare "da fesso", di mettere la carica al servizio dei propri fini personali. E se non lo facesse sarebbe oggetto di totale incredulità.

D'altra parte, è verosimile affermare che, dappertutto, la politica è mezzo di salvaguardia dei propri interessi. La differenza tra Trebisacce e 'altre' amministrazioni comunali, in altri mondi, risiede nel fatto che, mentre altrove si cerca di trovare un punto di equilibrio e di conciliazione tra interessi particolari di gruppo e interessi generali collettivi, a Trebisacce invece, per una sorta di invidia-egoismo, la salvaguardia degli interessi generali (altrui) è vista come attentato alla salvaguardia dei propri particolari interessi, quasi che il benessere di un altro sia sentito come causa di malessere personale.

Questa contrapposizione di interessi ritenuti inconciliabili sfocia per lo più nell'immobilismo, che è la nota caratteristica della politica trebisaccese e, in generale, delle amministrazioni locali del Mezzogiorno.

 

La Chiesa

Trattando della società meridionale, tra la serie dei luoghi comuni (il sole, il canto, ecc.) troviamo anche quello relativo alla presenza di un forte senso di spiritualità religiosa a cui dà corpo la Chiesa cattolica. Un esame meno superficiale non sembra portare elementi a suffragare questa immagine, almeno per quanto riguarda la realtà trebisaccese.

Innanzitutto, dal punto di vista grossolanamente quantitativo, la presenza dei trebisaccesi alle celebrazioni liturgiche, salvo le feste principali, è meno cospicua di quanto la fama di religiosità diffusa farebbe supporre.

In secondo luogo, la cosiddetta religiosità meridionale ha aspetti tutti suoi particolari che quasi nulla hanno a che vedere con la religiosità e poco hanno in comune anche con il cattolicesimo.

Prendiamo, ad esempio, lo svolgersi di una festa religiosa come quella in onore della Madonna delle Armi che raduna sulla montagna di Cerchiara gente da ogni parte.

In occasione di questa festa, la statua della Madonna viene portata a spalle per le vie del paese. Per avere l'onore e il privilegio di essere tra i portatori, le persone del paese pagano cifre ingenti che non tutti si possono permettere. Per cui è evidente come, attraverso la statua della Madonna, passino più che messaggi di devozione religiosa, indicazioni di gerarchie terrene di potere e di denaro. Quel prete che, in nome di un ripristino di spiritualità religiosa, volesse abolire questa vendita all'incanto di una immagine sacra utilizzata per la creazione di una immagine terrena di prestigio, otterrebbe, come poi si è verificato, l'ostracismo da parte di quelli che possono portare la Madonna e di quelli che aspirano a portarla.

Di tutti insomma.

Il Santuario della Madonna si trova in una posizione stupenda, arroccato sulla montagna. Un tempo i pellegrini vi arrivavano a piedi, dopo un'ascesa alquanto faticosa che costituiva parte integrante della celebrazione della festa, come sforzo fisico da offrire alla Madonna in parziale espiazione dei propri peccati. Ora tutti vi arrivano comodamente con la propria automobile e trovano lo spazio antistante il Santuario già affollato di venditori con le loro bancarelle di dolciumi, di oggetti regalo, di articoli per la casa, di mercanzie d'ogni genere.

Il 'pellegrino' moderno per prima cosa si sceglie il posto migliore dove parcheggiare l'automezzo; poi, radunata la famiglia, si avvia per una rapida visita all'interno della chiesa dove è conservata l'immagine della Madonna. Intanto, in uno spiazzo laterale, il Vescovo sta per iniziare il discorso celebrativo per cui, le persone che escono dalla chiesa si radunano mano a mano intorno al palco del prelato. L'eccessiva prolissità del discorso fa sì che la gente si allontani progressivamente, attirata dalle bancarelle, soprattutto quelle di dolciumi.

Ad un'ora conveniente, esaurite le ispezioni del luogo e le conversazioni con gli amici incontrati alla festa, ci si dirige con tutta la famiglia verso la propria auto. E qui, nei pressi, in uno spiazzo libero, incomincia la vera e propria celebrazione liturgica. L'altare è il tavolino o la tovaglia stesa sull'erba, il vino della messa sono gli innumerevoli bottiglioni che girano tra i commensali mentre le ostie sono le ruote di pane che fanno da accompagnamento ad ogni ben di dio alimentare.

Il consumo di simboli e di immagini sacre si mescola con il consumo di beni terreni, e la celebrazione religiosa diventa occasione di celebrazione gastronomica.

Poi, nel pomeriggio, le famiglie incominciano ad abbandonare il luogo della festa e, in una fila incolonnata di auto, si ricompone una specie di processione.

La celebrazione è stata consumata; il consumo è stato celebrato.

È proprio tutto finito.

 

La Famiglia e la Donna

Un altro luogo comune della pubblicistica sul Mezzogiorno è il posto predominante che viene assegnato alla famiglia, nel cui ambito la donna appare ricoprire un ruolo subordinato.

Questa immagine, almeno per quanto riguarda Trebisacce, va notevolmente ridimensionata, se non, in parecchi casi, addirittura capovolta.

Innanzitutto occorre sfatare l'immagine della famiglia come mitico luogo di coesione e di cooperazione di persone legate da vincoli di sangue, in quanto il numero di famiglie disgregate, di famiglie fasulle, di figli maltrattati, non sembra inferiore rispetto ad altre società.

In secondo luogo va ristudiato e ridefinito il ruolo, in apparenza subordinato, ricoperto dalla donna (figlia, moglie, madre, nonna). è finita l'epoca in cui la nascita di un figlio maschio era preferita essendo il maschio, in teoria, portatore di una maggiore forza fisica e quindi di maggiore lavoro rispetto alla femmina; infatti, in una economia di servizi come quella trebisaccese si aprono alla donna una serie di sbocchi occupazionali (insegnante, segretaria, commessa, ecc.) in molti casi superiori a quelli del maschio. Per cui, sotto questo aspetto, una figlia dà meno preoccupazioni ed è quindi la benvenuta.

Poi, già in verde età, la ragazza percepisce il suo essere oggetto di attenzioni e di desideri da parte del maschio, e su questa consapevolezza costruisce (o dissipa) le sue fortune.

Infatti, più la ragazza fa la preziosa e si mostra meno disponibile, più essa diventa preziosa e si fa appetibile agli occhi del maschio. Se fosse possibile effettuare un sondaggio sui cuori infranti, assumendo il dato finale come indicatore del potere esercitato da un sesso sull'altro, risulterebbe con ogni probabilità che a Trebisacce il numero di ragazzi che si strugge d'amore è superiore a quello delle ragazze.

Una volta andata in sposa, la situazione della donna può subire dei cambiamenti, ma non è sempre detto che siano a vantaggio del maschio. Se si escludono alcuni compiti (ad es. rassettare la casa, cucire, ecc.) che anche la più accesa femminista del luogo non accetterebbe di far svolgere al marito per non distruggerne l'immagine virile per sé e per gli altri, il ruolo subordinato della donna ha, per molti versi e in molti casi, più i contorni del mito convenzionale che della realtà attuale.

Infatti, spesso è la moglie che amministra i soldi, controlla e sanziona le spese, contratta gli affitti, in una parola gestisce le risorse monetarie in entrata e in uscita. A tutto ciò bisogna aggiungere l'onere, quasi esclusivo, della educazione dei figli in cui essa spesso rappresenta il versante meno permissivo.

Insomma, nella donna trebisaccese si accentrano sovente poteri di gestione economica e di conduzione pedagogica che configurano uno stato di onerosa responsabilità ma non certo di subordinata marginalità.

Per quanto concerne il lato erotico, la moglie si sente inorgoglita se il marito riscuote successo con le donne, salvo mantenere sempre il controllo della situazione. Le cosiddette scappatelle extra-coniugali o sono invenzioni più che realizzazioni o avvengono attraverso inganni e sotterfugi, dettati da paure reali di sanzioni, paure che non si giustificherebbero affatto se il rapporto fosse di totale subordinazione della femmina al maschio.

Diventata anziana, la donna occupa ancora un posto di primo piano nell'ambito della economia domestica sua e dei suoi figli, facendo valere la sua autorità che deriva dalle esperienze accumulate.

In definitiva, sembra plausibile sostenere che, a Trebisacce, il quadro di subordinazione in cui è generalmente vista la donna meridionale, non corrisponda alla realtà o, comunque, per molte donne, esso ne sia alquanto distante.

 

Le pensioni

Secondo le statistiche Istat (Censimento 1971), le persone ritirate dal lavoro nel Comune di Trebisacce assommano a 735.

Basandoci su questo dato e ipotizzando una pensione mensile di £150.000 pro capite (1980) abbiamo un flusso di reddito monetario annuo per il complesso dei pensionati pari a £1miliardo300milioni (£150.000 per 735 pensionati per 12 mesi).

Se si tiene presente che la quasi totalità delle persone anziane vive in case di loro proprietà o presso i figli, e che il costo della vita è a Trebisacce notevolmente inferiore rispetto ai centri urbani del Nord, se ne ricava che il reddito monetario dei pensionati, per quanto esiguo, permette loro di condurre un'esistenza economicamente tranquilla.

Tanto è vero che molti versano sul libretto postale o depositano in banca buona parte della loro pensione; e questo non sarebbe possibile, pur in presenza di una notevole volontà di risparmio, se, oltre al reddito monetario, non vi fossero altri canali di sussistenza e di assistenza.

 

Le rimesse degli emigrati

Secondo i dati del Censimento del 1971, i trebisaccesi residenti all'estero per motivi di lavoro erano 255 a cui vanno sommati 172 residenti, sempre per motivi di lavoro, in altri comuni d'Italia, per un totale di 427 persone.

Supponendo che il numero sia rimasto invariato, resta da ipotizzare la grandezza media pro-capite del flusso di rimesse.

Posta la generale rivalutazione delle monete europee e del dollaro rispetto alla lira, considerata la volontà di molti di farsi una casa al proprio paese e il desiderio di mostrare che si conduce una vita economicamente agiata, da tutto ciò giungiamo a  ipotizzare un invio mensile di rimesse non inferiore ai 150-200 marchi tedeschi (80-100mila lire italiane) per lavoratore emigrato. In base a questa ipotesi si ha una rimessa media annua per emigrato intorno al milione di lire italiane, per un flusso totale di 400-450milioni di rimesse nel corso di un anno.

 


 

Reddito e spreco

Il quadro generale che si ricava da queste note impressionistiche, per molti aspetti fortemente soggettive e quindi ampiamente discutibili, porta ad evidenziare due punti su cui è necessario soffermarsi.


Il reddito

A seguito sia di impressioni visive dirette, sia di calcoli ipotetici alquanto grossolani, si ricava la convinzione, sufficientemente fondata, della presenza, a Trebisacce, di un reddito tra il 30 e il 40% superiore a quello registrato dalle statistiche convenzionali.

Al tempo stesso, va tenuto presente che il costo della vita è, a Trebisacce, inferiore rispetto a centri di maggiori dimensioni.

Se utilizziamo l'indice elaborato da Mossé (R. Mossé, Recherches sur le coût des concentrations urbaines, Université de Grénoble), abbiamo che, posto 100 il costo della vita in un agglomerato urbano tra i 50 e gli 80mila abitanti, nei centri inferiori ai 10mila abitanti il costo della vita si aggira intorno all'indice 70.

Se prendiamo in esame anche gli indici dell'equo canone, la situazione non cambia sostanzialmente. Con un indice 100 per i Comuni con popolazione superiore ai 100mila abitanti, abbiamo un indice 76 per i piccoli Comuni fino a 10mila abitanti e un indice 114 per i Comuni con popolazione superiore ai 400mila abitanti (quasi 40 punti di differenza).

In base alle statistiche ufficiali, alla popolazione compresa nell'area di Trebisacce viene assegnato un indice di reddito tra il 30 e il 45% della media nazionale (100) il che pone la popolazione della zona all'ultimo posto in Italia in quanto a reddito.

Al contrario, in base al nostro esame non certo esaustivo della situazione patrimoniale e reddituale dei trebisaccesi (tra il 30 e il 40% superiore al dato statistico ufficiale) e tenendo presente l'indice del costo della vita proprio di un piccolo centro (tra il 30 e il 40% inferiore rispetto a centri di maggiori dimensioni), riteniamo plausibile formulare la tesi che l'indice di reddito della popolazione trebisaccese non si discosti di molto dalla media nazionale.

Questa tesi, che si ritiene veritiera almeno per quanto riguarda la popolazione del Comune di Trebisacce, se fosse estensibile alla maggior parte del Mezzogiorno, potrebbe condurre all'ipotesi (da verificare attraverso una mole cospicua di ricerche sul campo e con l'uso di nuovi strumenti di rilevazione statistica) che la profonda disuguaglianza di reddito Nord-Sud abbia più i contorni del mito economico e del rito politico che non quelli di un dato effettivo della realtà.


Lo spreco

L'immagine statistica ufficiale di una popolazione calabrese fortemente indigente o addirittura in condizioni di miseria generalizzata, mal si concilia inoltre con la rilevazione, forse per taluni sorprendente, di una elevata quota di sprechi presente anche presso la popolazione trebisaccese, considerata statisticamente tra le più misere della Calabria.

Se taluni sprechi (ad esempio, lo spreco di tempo) sono considerati tali solo in riferimento ad un certo modello mentale e comportamentale di valori, altri lo sono in rapporto alla limitatezza e scarsità delle risorse e quindi possono essere definiti tali nella generalità delle società.

Riferendoci a questo secondo tipo di sprechi, si può affermare che la storia recente di Trebisacce ne è costellata.

Come già evidenziato abbiamo, ad esempio, sprechi :

- nell'assistenza sanitaria, con l'inutilizzo e il progressivo degrado in cui viene lasciato da anni il nuovo ospedale;

- nel servizio scolastico, con l'emorragia di risorse finanziarie per il pagamento di affitti per aule in locali di fortuna, sparpagliati sul territorio comunale, mentre gli stanziamenti per la costruzione di edifici scolastici rimangono inutilizzati;

- nella forestazione, con incendi e danneggiamenti che vanificano investimenti di lavoro e di capitali;

- nella pesca, con la distruzione del patrimonio ittico attraverso un tipo di pescaggio dissennato.

E si potrebbe continuare, coinvolgendo anche la gerarchia di valori che sta alla base della richiesta e destinazione di fondi per cui, ad esempio, si provvede alla recinzione del campo sportivo (spesa £50milioni) e alla prosecuzione del viale per la passeggiata sul lungomare, mentre permangono irrisolti gravi problemi di approvvigionamento idrico (le condutture perdono acqua da tutte le parti), di disciplina delle acque piovane e di sistemazione dei terreni collinari.

In definitiva, livelli reddituali e patrimoniali non certo esigui permettono la formazione di episodi anche continuativi di spreco che, in quanto assunti come oneri da parte dell'economia italiana nel suo complesso (ad esempio, spesa sanitaria, scolastica, di forestazione) permettono, nella fase attuale, la conservazione e l'allargamento ulteriore dei livelli di reddito.

È necessario, a questo punto, allargare nuovamente l'ottica alla società meridionale e apprestare uno schema interpretativo che, sulla base di quanto finora tratteggiato, arrivi a comprendere la maggior parte dei fenomeni che compongono la variegata realtà meridionale.