Materiali sul Mezzogiorno d'Italia


Ignoranza e Illusioni

 


 

(1781-1794 - Giuseppe Maria Galanti,  Relazioni sull'Italia meridionale, a cura di Tommaso Fiore, Universale Economica, Milano, 1952)

-  "In Gravina [Terra di Bari] soltanto si vede una biblioteca pubblica, senza alcuno studioso : si tiene aperta ogni giorno per la sua ventilazione." (p. 75)

 

(1915 - Norman Douglas,  Vecchia Calabria, Giunti Martello, Firenze, 1978)

-  "... il frastuono delle province napoletane, ove le chiacchiere sostituiscono il pensiero ... " (p. 47)

 

(1925 - Benedetto Croce,  Storia del Regno di Napoli, Laterza, Bari, 1980)

-  "Non già che l'Italia meridionale non fosse dotta in lettere e in altre cose, e non lussureggiasse d'arte nel corso del cinque e seicento." "Ma ... quell'arte napoletana, ragguardevole per certi rispetti, dava nel sensuale e nell'estrinseco, al pari della poesia; e gli studi consistevano principalmente in erudizione, utile talvolta come raccolta di notizie, ma più spesso affastellata e poco critica, in arida teologia e scolastica, e assai meno in indagini di fisica e di scienza naturale." (p. 136)

-  "Non si tenta di mettere in armonia le premesse con la conclusione o la conclusione con le premesse, e non si approfondiscono i fatti che si osservano, e che, invece di sottoporre a critica, si preferisce inquadrare in un giudizio preformato e come di prammatica o di cerimonia. Assai spesso, ogni difficoltà è disbrigata, ogni questione è risoluta con qualche facile teoria, come quella che riportava la causa delle invasioni e delle guerre di continuo sofferte dal Regno di Napoli alla ricchezza del paese, da tutti bramato ed invidiato, o l'altra che faceva intervenire la fortuna, o addirittura la maligna disposizione degli astri." (p. 138)

 

(1957 - Giuseppe Tomasi di Lampedusa,  Il Gattopardo, Feltrinelli, Milano, 1978)

-  "Vostra Eccellenza lo sa; non se ne può più : perquisizioni, interrogatori, scartoffie per ogni cosa, uno sbirro a ogni cantone; un galantuomo non è libero di badare ai fatti propri. Dopo, invece, avremo la libertà, la sicurezza, tasse più leggere, la facilità, il commercio. Tutti staremo meglio : i preti soli ci perderanno." (p. 25)

-  "Come dei clinici abilissimi nelle cure ma che si basassero su analisi del sangue e delle orine radicalmente erronee, e per far correggere le quali fossero troppo pigri, i Siciliani (di allora) finivano con l'uccidere l'ammalato, cioè loro stessi, proprio in seguito alla raffinatissima astuzia che non era quasi mai appoggiata a una reale conoscenza dei problemi o, per lo meno, degli interlocutori." (pp. 71-72)