Materiali sul Mezzogiorno d'Italia


Stato

 


 

(1781-1794 - Giuseppe Maria Galanti,  Relazioni sull'Italia meridionale, a cura di Tommaso Fiore, Universale Economica, Milano, 1952)

-  "Siccome in questa provincia [Terra d'Otranto] le cause politiche hanno fatto sorgere un gran numero di mendichi, così si è pensato più ad erigere ospedali che scuole di educazione, più a fondare monti da dispensare limosine che a mettere i cittadini nello stato di non curarle." (p. 52)

 

(1882 - Pasquale Turiello,  Governo e governati in Italia, Einaudi, Torino, 1980)

-  "Lo Stato, da cui solo i meridionali usano aspettare ogni bene collettivo, li lascia ogni dì più a sé stessi, onde ogni dì più essi son ridotti a chiedere il bene individuale e immediato al potere, all'influenza personale di chi è in alto. Invece l'una e l'altra cosa, il progresso nazionale e quello dei privati interessi, è agevole incontrar chi li aspetti entrambi, nell'Italia superiore, dall'iniziativa concorde, se libera, degl'individui; perché meno pugnaci questi colà, e più convinti che si può procurare il proprio col vantaggio comune." (p. 224)

 

(1903 - Arcangelo Ghisleri,  La Questione Meridionale, in Enzo Santarelli, "Dossier sulle Regioni", De Donato Editore, Bari, 1970)

-  "'La prima spinta ad ogni rinnovamento deve venire dagli interessati'- questo anche il Nitti afferma replicatamente con onesta franchezza. I meridionali devono cessare dallo sperare sempre e solo nel Governo. Si aggiunge anzi, dagli stessi scrittori più monarchicamente ortodossi, che il Governo è nel Mezzogiorno una delle più gravi cause di disordine morale. La tentazione di formarsi nel Sud delle maggioranze è troppo grande per potervi resistere; per cui il Governo, alla sua volta, subisce la clientela, ma anche la determina: qualche volta ne è figlio, spesso ne è padre." "Eppure... dopo queste veraci e coraggiose premesse, gli empirici concludono che l'intervento delloStato (e ciò dopo una semisecolare prova dello stesso Governo) è inevitabile.  Questa è la bancarotta della logica e del senso comune, sto per dire, del più elementare senso morale!" (pp. 90-91)

 

(1900 - Gaetano Salvemini,  La Questione Meridionale e il Federalismo, in "Movimento socialista e questione meridionale", Feltrinelli, Milano, 1973)

-  "L'Italia meridionale è stata sempre, dal 1860 ad oggi, il serbatoio delle maggioranze ministeriali; è in grazia dei deputati meridionali, quasi tutti eternamente ministeriali, che si regge l'attuale ordinamento politico." (p. 174)

-  "Chi legge La fine di un Regno di Raffaele de Cesare, e prende nota di tutti i nomi dell'aristocrazia e dell'alta burocrazia borbonica, si trova ad aver fatto, alla fine della lettura, l'inventario di mezzo Senato, di mezza Camera dei deputati, di mezza alta magistratura, di mezzo alto esercito." (p. 174)

 

(1915 - Norman Douglas,  Vecchia Calabria, Giunti Martello, Firenze, 1978)

-  "Il tempo che si perde per le pratiche burocratiche ... provocherebbe dovunque una rivoluzione, salvo che tra uomini intorpiditi dalla consuetudine dell'abuso a questa particolare forma di tirannide." (p. 52)

 

(1945 - Carlo Levi,  Cristo si è fermato ad Eboli, Mondadori, Milano, 1969)

-  "C'è la grandine, le frane, la siccità, la malaria, e c'è lo Stato. Sono dei mali inevitabili, ci sono sempre stati e ci saranno sempre." (p. 71)

-  "Per i contadini, lo Stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall'altra parte. Non importa quali siano le sue formule politiche, la sua struttura, i suoi programmi. I contadini non li capiscono, perché è un altro linguaggio dal loro, e non c'è davvero nessuna ragione perché li vogliano capire. La sola possibile difesa, contro lo Stato e contro la propaganda, è la rassegnazione, la stessa cupa rassegnazione, senza speranza di paradiso, che curva le loro schiene sotto i mali della natura." (p. 71)

-  "Tutti mi avevano chiesto notizie del mezzogiorno, a tutti avevo raccontato quello che avevo visto : e, se tutti mi avevano ascoltato con interesse, ben pochi mi era parso volessero realmente capire quello che dicevo. Erano uomini di varie opinioni e temperamenti : dagli estremisti più accesi ai più rigidi conservatori. Molti erano uomini di vero ingegno e tutti dicevano di aver meditato sul 'problema meridionale' e avevano pronte le loro formule e i loro schemi." (p. 207)

-   "Alcuni vedevano in esso un puro problema economico e tecnico, parlavano di opere pubbliche, di bonifiche, di necessaria industrializzazione, di colonizzazione interna, o si riferivano ai vecchi programmi socialisti, 'rifare l'Italia'. Altri non vi vedevano che una triste eredità storica, una tradizione di borbonica servitù che una democrazia liberale avrebbe un po' per volta eliminato. Altri sentenziavano non essere altro, il problema meridionale, che un caso particolare della oppressione capitalistica, che la dittatura del proletariato avrebbe senz'altro risolto. Altri ancora pensavano a una vera inferiorità di razza, e parlavano del sud come di un peso morto, per l'Italia del Nord, e studiavano le provvidenze per ovviare, dall'alto, a questo doloroso dato di fatto. Per tutti, lo Stato avrebbe potuto fare qualcosa, qualcosa di molto utile, benefico, e provvidenziale." (p. 208)

-  "Erano, in fondo, tutti degli adoratori, più o meno inconsapevoli, dello Stato; degli idolatri che si ignoravano. Non importava se il loro Stato fosse quello attuale o quello che vagheggiavano nel futuro : nell'uno e nell'altro caso era lo Stato, inteso come qualcosa di trascendente alle persone e alla vita del popolo; tirannico o paternamente provvidente, dittatoriale o democratico, ma sempre unitario, centralizzato e lontano." (p. 207)

-  "... e mi avevano guardato con stupore quando io avevo detto che lo Stato, come essi lo intendevano, era invece l'ostacolo fondamentale a che si facesse qualunque cosa. Non può essere lo Stato, avevo detto, a risolvere la questione meridionale, per la ragione che quello che noi chiamiamo problema meridionale non è altro che il problema dello Stato." (p. 208)

-  "Il problema meridionale non si risolve dentro lo Stato attuale, né dentro quelli che, senza contraddirlo radicalmente, lo seguiranno."
"Bisogna che noi ci rendiamo capaci di pensare e di creare un nuovo Stato, che non può essere né quello fascista, né quello liberale, né quello comunista, forme tutte diverse e sostanzialmente identiche della stessa religione statale. Dobbiamo ripensare ai fondamenti stessi dell'idea di Stato." (p. 210)

-   "Lo Stato non può essere che l'insieme di infinite autonomie, una organica federazione. Per i contadini, la cellula dello Stato, quella sola per cui essi potranno partecipare alla molteplice vita collettiva, non può essere che il comune rurale autonomo." "Ma l'autonomia del comune rurale non potrà esistere senza l'autonomia delle fabbriche, delle scuole, delle città, di tutte le forme della vita sociale." (p. 211)

 

(1950 - Ignazio Silone,  The God that failed, Hamish Hamilton, London, 1950)

-   "Nel 1915 un terremoto di eccezionale violenza distrusse una larga parte della nostra provincia [negli Abruzzi] e uccise, in trenta secondi, circa cinquantamila persone." "Quello che sembrava alle persone povere della nostra zona come una più grave calamità, più grave di ogni cataclisma naturale, fu ciò che accadde dopo il terremoto. Il programma statale di ricostruzione venne portato avanti con una serie infinita di intrighi, frodi, furti, imbrogli, appropriazioni indebite e disonestà di ogni genere." (pp. 98-99)