In principio  (^)

  L'inizio dei tempi presentava un mondo in cui le sole barriere al movimento degli esseri viventi erano costituite dalla natura (un fiume, una montagna, un deserto).
  Lentamente, gli esseri umani, attraverso i loro sforzi e la loro creatività, sono riusciti a superare molti ostacoli naturali e si sono mostrati desiderosi di muoversi di luogo in luogo, alla ricerca delle zone più ricche per la caccia e per la raccolta di frutti selvatici.
  La vita nomade non favorisce l'attaccamento a nessun territorio specifico, né il tracciare e fissare confini, per prendere possesso e proteggere permanentemente una determinata estensione di terreno.
  È stato quando molte persone hanno cessato di trasmigrare e hanno iniziato a coltivare il suolo, sviluppando l'agricoltura, che la vita è diventata sedentaria. A seguito di questa trasformazione epocale, si sono verificati una serie di cambiamenti. Uno dei più rilevanti ha riguardato la delimitazione dei territori, per garantire i risultati derivanti dagli sforzi spesi nel dissodamento e nella coltivazione.

 

Il potere : la sovranità territoriale  (^)

  Fin dai tempi più antichi, aumentando il numero delle persone che si fermavano in un luogo e coltivavano il suolo, fissando dei confini per delimitare il terreno da essi lavorato, il possesso e il controllo del suolo è diventato uno dei segni più evidenti del potere.
  Questo è stato vero per i faraoni nella fertile valle del Nilo, per i senatori Romani con i loro latifondi, e ancora di più quando, dopo la caduta dell'Impero Romani d'Occidente, piccoli signori locali apparvero sulla scena.

  Le tribù germaniche nomadi che avevano scosso Roma dalle fondamenta, contribuirono a dar vita, nel corso del tempo, a una moltitudine di signori feudali sparpagliata su tutta l'Europa.
  Questi signori feudali si appropriarono la funzione di garantire la sicurezza degli abitanti rurali, in moltissimi casi dopo aver portato prima scompiglio e distruzione, nel tentativo di instaurare ed estendere il loro potere territoriale.

  Il bisogno di sicurezza è forte come il bisogno di respirare aria pulita; ma come quest'ultimo non viene avvertito se non dopo che qualcuno ha inquinato notevolmente l'aria, così il bisogno di sicurezza assume un peso dominante solo dopo che qualcuno ha precedentemente messo a rischio la sicurezza delle persone; e, di solito, coloro che hanno portato lo scompiglio sono gli stessi che, subito dopo, si arrogano la prerogativa esclusiva di riportare l'ordine.

  In ogni caso, qualunque sia stata la dinamica particolare, ogni signore feudale proclamò la sovranità su di un territorio da esso controllato e dal quale derivava i mezzi per l'esistenza. Questa sovranità era caratterizzata da tre aspetti:
     -  un territorio piccolo.  L'area sotto un signore feudale era di ridotte dimensioni, almeno in rapporto ad altri periodi storici, quando il potere centrale si estendeva su imperi e domini d'oltre mare.
     -  un tributo basso.  Le entrate feudali consistevano in una imposizione fiscale pari al dieci per cento del prodotto, per il mantenimento del feudatario, della sua famiglia e della (ridotta) schiera a lui vicina, oltre ad alcuni servizi lavorativi durante il corso dell'anno. Queste esazioni consuetudinarie appaiono abbastanza leggere, soprattutto se confrontate con la esorbitante tassazione di epoche a noi più vicine.
     -  un controllo debole. Il signore feudale, nel suo castello, era generalmente un padrone distante, che non interferiva nella vita di coloro che abitavano sul suo territorio sotto la sua protezione. Un comportamento invadente non era consueto, anche perché i lavoratori rurali potevano ribellarsi e dichiarare la loro fedeltà ad un altro padrone. In ogni caso, il controllo e l'interferenza del signore feudale erano abbastanza allentati in confronto a ciò che sarebbe avvenuto in periodi successivi.

 

Il potere statale : la sovranità territoriale totale  (^)

  Il sorgere di alcuni stati nazionali (ad es. Italia, Germania) può essere visto come il processo attraverso il quale il signore feudale più potente o più astuto, partendo dalla sua base operativa (il Piemonte, la Prussia) giunse a dominare e ad annettere un vasto territorio.

  In altre parole, lo statismo, vale a dire l'affermarsi in Europa (a partire dal XVI secolo) di un sistema di stati, rappresenta un allargamento e un compimento della piramide del sistema feudale.
  Lo statismo è feudalesimo su scala allargata, con l'eliminazione di impedimenti (ad es. innumerevoli posti di riscossione del pedaggio) e con l'attenuazione o l'abolizione di restrizioni (di movimento, di commercio, ecc.) tra regioni e località che cadevano ora sotto un unico potere. Al tempo stesso, il controllo all'interno di questo territorio più largo si accresce in relazione alla crescita dei mezzi (entrate fiscali) per esercitare il controllo (burocrazia, esercito, polizia) da parte del potere centrale.

  La sovranità territoriale diventa allora, sotto lo stato, sovranità territoriale totale. Questa sovranità territoriale totale è caratterizzata da tre aspetti:
     -  un territorio vasto
        L'annessione di porzioni di territorio, con il conseguente rafforzamento del potere, agisce come stimolo e come leva verso l'annessione di ulteriori territori, fino a quando vengono incontrati ostacoli, di ordine naturale o politico.
     -  un tributo elevato
        Il dominio su di un territorio esteso e quindi il controllo su un vasto insieme di risorse, permette al potere statale di estrarre un reddito considerevole, che l'avidità e la necessità (guerra, lusso, favori clientelari, ecc.) spingono a livelli molto elevati.
     -  un controllo forte
        Su un territorio vasto e attraverso notevoli entrate, il potere statale può impiegare una schiera numerosa di servitori obbedienti (burocrati, ufficiali delle tasse, poliziotti, personale militare, ecc.) in modo da esercitare un controllo forte sul territorio e sui suoi abitanti. Lo stato si attribuisce la sovranità totale (indivisibile) e assoluta (illimitata) su qualsiasi materia (sociale, culturale, economica, formativa, ecc.) e su qualsiasi essere umano vivente all'interno dei confini da esso fissati.

  Per mantenere, controllare e rinforzare questa sovranità territoriale totale, il potere statale impiega due strumenti:
     -  nazionalismo come il collante ideologico, prodotto attraverso l'invenzione fittizia di una base culturale specifica che lega tutte le persone nate in un certo territorio, confermata dall'imposizione della nazionalità statale ascritta, volenti o nolenti, a tutti coloro aventi tale caratteristica. Questa cultura posticcia diventa la cultura accettata dallo stato (norme, lingua, ecc.) che cancella, o cerca di cancellare, le tradizioni e le pratiche degli individui raccolti in comunità, esistenti prima e al di fuori dello stato, con l'obiettivo di rendere tutti isolati e indifesi di fronte al potere statale.
     -  imperialismo come lo sfogo politico per indirizzare le energie in direzione della gloria e del potere dello stato.
        È interessante notare che molte rivoluzioni, che hanno generato o rinnovato uno stato nazionale, hanno finito per promuovere politiche imperialistiche: dalla rivoluzione francese (le campagne di Napoleone), alla rivoluzione russa (i paesi satelliti) fino all'India indipendente (occupazione di Goa), alla Cina comunista (annessione del Tibet), e al Vietnam unificato (invasione del Laos), solo per menzionare i casi più noti. L'imperialismo non sembra essere altro che la continuazione del nazionalismo, la volontà di imporre il potere dominante di una cricca nazionale su territori sempre più vasti.

  In passato, le élites occidentali hanno presentato entrambi questi fenomeni sotto una luce positiva; il nazionalismo come aspirazione nobile alla libertà e all'indipendenza e l'imperialismo come mezzo attraverso cui si compiva la missione "civilizzatrice" dell'uomo bianco.

  È ora chiaro quasi a tutti che queste erano e sono, principalmente, manifestazioni abominevoli degli inganni e delle brutalità (violenza, manipolazione, pulizia etnica, ecc.) del potere statale.
  Anche se nessuno stato moderno sostiene attualmente, almeno in maniera aperta, politiche basate sul nazionalismo e sull'imperialismo, ciò che ancora permane, difeso a spada tratta da ogni uomo politico, di qualsiasi inclinazione politica, è il concetto di sovranità nazionale.

  È giunto il tempo, per la sovranità nazionale dello stato, nel cui nome ogni sorta di crimini è stata ed è tuttora commessa, di essere gettata anch'essa nella spazzatura della storia.

 

L'erosione della sovranità territoriale totale  (^)

  Durante il XIX e XX secolo, l'idea di sovranità nazionale (sovranità territoriale totale) aveva già trovato una certa opposizione e limitazione.
  Nel 1865 venne stipulata a Parigi una convenzione che dava vita all'Unione Telegrafica Internazionale, la prima organizzazione internazionale dei tempi moderni. Nel 1874 rappresentanti di 22 paesi si incontrarono a Berna e fondarono L'unione Postale Generale (divenuta successivamente, nel 1878, la Unione Postale Universale), che ha attualmente 189 membri.
  Sorsero, in seguito, l'Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure per l'unificazione dei sistemi di misura, e l'Unione Ferroviaria Internazionale per definire le regole e gli standards per la circolazione dei vagoni ferroviari in Europa.

  Dopo la prima guerra mondiale, La Lega delle Nazioni (1920) e la Corte permanente internazionale di Giustizia (1922), offrirono, in maniera molto ridotta, la visione di un mondo oltre lo stato nazione o, quanto meno, in cui lo stato nazione era tenuto a rendere conto dei suoi atti e misfatti. Ma la Lega risultò dominata non solo dagli stati, ma dal concetto di stato nazionale e di sovranità territoriale totale. Per questo motivo era destinata a fallire miseramente.

  Dopo la seconda guerra mondiale, un nuovo tentativo venne compiuto attraverso l'istituzione delle Nazioni Unite (1945) e di altre organizzazioni internazionali collaterali, per far sì che gli stati nazionali aderissero ad un codice di condotta in cui il nazionalismo (estremo) e l'imperialismo (politico) non trovassero più accettazione.

  Sulla scena economica, in Europa, il gretto protezionismo a base nazionale della prima metà del secolo XX appariva del tutto obsoleto per cui si venne a costituire uno spazio commerciale allargato con il nome di Mercato Comune Europeo.
  Al di là di queste istituzioni e di questi cambiamenti istituzionali, altri fattori potenti (soprattutto di ordine culturale e tecnologico) hanno influito, in tempi recenti, per smantellare le restrizioni imposte dagli stati nazionali.

  Questi fattori riguardano:
     -  prodotti. I beni circolano di nuovo, più o meno liberamente, attraverso il mondo, anche se alcune aree (e cioè le regioni meno industrializzate) vengono tenute o rimangono ancora in disparte. Le imprese hanno trovato conveniente installare succursali in vari paesi; per questo motivo sono chiamate "compagnie multinazionali" e la loro preoccupazione è rivolta a soddisfare non le burocrazie nazionali ma i consumatori e gli azionisti, di qualunque paese essi siano.
     -  individui. Un benessere economico crescente ha prodotto una ripresa dei flussi migratori, di natura permanente o occasionale. Nel primo caso (migrazione permanente) le persone si spostano da regioni tuttora dominate da pesanti controlli culturali o istituzionali verso regioni in cui i vincoli all'agire sono meno stretti e che godono quindi di un più alto tenore di vita. Nel secondo caso (spostamenti occasionali) le persone vanno alla ricerca di luoghi esotici o semplicemente diversi, per godere della varietà e per provare nuove esperienze.
     -  messaggi. Dal momento in cui il primo messaggio venne inviato attraverso le onde radio fino ai milioni di messaggi che vengono spediti e ricevuti da ogni parte del mondo, la realtà delle comunicazioni ha attraversato una trasformazione prodigiosa. Anche accettando il fatto che non tutti i messaggi (vale a dire, il loro contenuto) svolgono un ruolo positivo, ciò che è senza dubbio positivo è questa libertà che trascende le barriere e mette in contatto le persone, questa possibilità di dialogare e costruire nuove eccitanti esperienze.
  Tutti questi cambi-scambi hanno operato e stanno tuttora operando per l'erosione della sovranità nazionale e verso la sua eventuale scomparsa.

 

La realtà attuale  (^)

  All'alba del XXI secolo, lo stato nazione è una realtà senza futuro. Se lasciamo che sopravviva troppo a lungo, l'umanità nel suo insieme potrebbe non avere futuro.

  La concezione stessa che sorregge lo stato ha bisogno di essere totalmente superata e con essa lo stato stesso. Questa concezione si basa su :

     -  un territorio definito (delimitazione dei confini)
        Lo stato, in quanto feudo su base allargata, è ancora imbevuto dei concetti di suolo e di territorio; più vasto è il territorio, maggiore il potere (presunto) dello stato. Il primo atto da compiere per il controllo di un territorio è la delimitazione dei confini; questa è la prima preoccupazione di qualsiasi stato.
        All'interno di un territorio definito, lo stato esige il controllo assoluto di tutti i soggetti che vivono dentro i confini fissati. Questo è il motivo per cui individui che trascendono il concetto di nazione, come gli Ebrei durante la prima metà del XX secolo o gli Arabi all'inizio del XXI secolo, sono visti con estremo sospetto. Lo stato ha talmente manipolato le menti delle persone che un termine come "multinazionali" è diventato quasi una parola oscena. In contrasto con questa immagine ingannevole, è necessario sottolineare con forza che gli individui poli-culturali e poli-glotti sono multinazionali o trans-nazionali o a-nazionali.

     -  un territorio da sfruttare (saccheggio della natura)
        Essere basati o godere di uno specifico territorio non significa che lo stato, in quanto proprietario impersonale, sia gentile e accorto nei confronti della natura. In realtà, là dove lo stato centrale nazionale è debole, come in Svizzera, la natura è pienamente rigogliosa e tenuta in maniera mirabile; invece, là dove lo stato ha esercitato maggiormente il suo controllo (ad esempio, gli stati comunisti dell'Europa dell'est) abbiamo avuto come risultato le situazioni di maggior inquinamento e sfruttamento dell'ambiente naturale. Questo perché lo stato è essenzialmente una entità opposta alla natura, la quale viene vista solamente come qualcosa da sfruttare selvaggiamente per ricavarne entrate nel presente e non come una realtà da gestire saggiamente per il godimento a lungo termine da parte di tutti.

  Basandoci su una distinzione introdotta da Aristotele (economia e crematistica), la politica dello stato nei confronti delle risorse naturali dovrebbe essere definita come "pecu-nomia" (regole per guadagnare denaro) invece di "eco-nomia" (regole per amministrare la casa). Questo è stato vero, almeno sin dai tempi del mercantilismo, quando l'obiettivo dello stato è risultato quello di accumulare oro e ricchezze, per arrivare alla fase contemporanea di neo-mercantilismo, motivata dalle stesse finalità di rimpinguare, attraverso il carico fiscale, le casse dello stato. E maggiori sono la produzione e il consumo, più elevato l'accumulo di ricchezze. Di modo che, la raccolta di reddito da parte dello stato è in relazione diretta con il saccheggio della natura da parte dello stato e dei suoi associati.

  Queste realtà, fatte di stati nazionali, confini nazionali, sovranità nazionale, si stanno rapidamente disintegrando, cadendo a pezzi come il muro di Berlino, non grazie alla benevolenza e alla lungimiranza di alcuni politici nazionali, ma perché taluni individui (eco-attivisti, pensatori anti-convenzionali, ecc.) hanno ignorato i confini e hanno mostrato la via verso nuovi modelli mentali e comportamentali.
  Lo stato come realtà territoriale chiusa e costrittiva, non è più in grado di far fronte allo sviluppo aperto e spontaneo delle energie naturali e personali che stanno germinando dappertutto nel villaggio globale.
  Questa è la ragione per cui nuove realtà sono iniziate ad apparire verso la fine del XX secolo e nuove potenzialità stanno diventando sempre più visibili all'inizio del XXI secolo.

 

La tendenza potenziale  (^)

  L'incapacità e l'impossibilità dello stato nazione di dare risposte alla nuova realtà emergente alla fine della seconda guerra mondiale, portò alla nascita e alla crescita di molte organizzazioni internazionali.
  La tendenza attuale è verso entità politiche ed economiche, o anche solo unioni commerciali, che coprono quasi un intero continente, come emerge dagli esempi dell'Unione Europea, dell'Unione Africana, della Nafta (North American Free Trade Agreement) e così via.

  Queste realtà intendono trascendere la grettezza, la stupidità e la conflittualità degli stati nazionali; ma esse sono solo una timida mossa verso un mondo senza frontiere, basato sull'interazione armoniosa tra la natura e gli individui.
  Inoltre, ci sono notevoli rischi potenziali in una realtà composta da Super Blocchi a base continentale (Africa, Nord America, Asia, Europa).
  Essi potrebbero essere una replica, in forma allargata, del modello feudale dello stato, con le sue politiche protezioniste-mercantiliste, con il mantenimento dei confini, con il solito bagaglio puzzolente di nazionalismo e territorialismo, solo ad un livello e ad una scala più vasti (ad es. Europa contro America del Nord).

  Ci sono già segni di questa mentalità e delle relative pratiche. Ad esempio, l'Unione Europea ha eretto un nuovo reticolato intorno alla Fortezza Europa, che rimpiazza e rivaleggia con la vecchia cortina di ferro, ostruendo e respingendo l'ingresso e la libera circolazione di persone e prodotti da altre aree.

  Ad ogni modo, per opporsi a questo nuovo super-nazionalismo e super-territorialismo, altre potenti realtà sono operative. Esse fanno riferimento a:
     -  la realtà naturale: la conformazione fisica di una regione può presentare ostacoli (una montagna, un fiume) ma non impone confini nel senso di barriere insormontabili. Le barriere sono solo un prodotto degli uomini. Gli elementi naturali come l'aria e l'acqua (siano essi freschi e puliti o puzzolenti e inquinati) si muovono e scorrono liberamente, senza badare alle divisioni tra paesi e continenti, senza curarsi di stupidi confini eretti da stupidi governi di stati o super stati.
     -  la realtà culturale: attraverso la storia, lo sviluppo della cultura, cioè la base di conoscenze e l'insieme dei prodotti di una comunità, è derivato dall'incontro di individui, dal loro passaggio attraverso luoghi e idee, dal loro scambio di informazioni.

        La comunicazione non ha confini; come l'aria trasportata dal vento, così le onde magnetiche trasportano messaggi. Comunicare è un fatto naturale; introdurre ostacoli alla comunicazione o al movimento è l'esatto contrario. Qui, ancora una volta, il legame stretto tra natura e cultura mostra anche il loro scontrarsi contro le restrizioni e limitazioni territoriali imposte dagli stati. Qualsiasi controllo ad una frontiera produce persone culturalmente mutilate, comunità segregate e svantaggiate, in una parola individui non sviluppati, eterni minori soggetti alla tutela del potere.

        Attualmente, la volontà umana e gli strumenti della tecnologia stanno permettendo ad un numero sempre maggiore di persone di passare, da una cultura basata su un territorio delimitato e amministrato da coloro che sono in quel momento al potere, ad una cultura che trascende lo spazio e il tempo, nell'iper-spazio e nell'iper-tempo. È questo il mondo della realtà virtuale.

     -  la realtà virtuale: la realtà fisico-materiale, su cui il potere territoriale ha così tanto controllo, non è più la (quasi) esclusiva realtà e, in molti casi, non è più neanche la realtà principale.
        Questo significa che gli individui possono creare e comunicare realtà virtuali (ad es. una biblioteca virtuale, una università virtuale, una comunità virtuale) al di fuori del controllo dei poteri territoriali e contro cui questi poteri sono impotenti.
         Per questo motivo, una economia basata, ad esempio, sulla moneta virtuale e su scambi a livello planetario rappresenta uno scenario da incubo per qualsiasi sistema di imposte statali, in quanto preannuncia l'era della allocazione volontaria che sostituisce la tassazione obbligatoria.

         Il problema rappresentato per gli stati dall'esistenza delle compagnie multinazionali è nulla se confrontato con l'esistenza di unità di scambio a-nazionali e a-territoriali, soprattutto se e quando iniziano ad apparire sulla scena nuove comunità basate sulla extra-territorialità (spazi liberi di comunità autonome in cui la sovranità territoriale non è né esercitata né accettata).

  Le realtà naturali, culturali e virtuali sono incompatibili con il modello di sovranità territoriale totale rappresentato dagli stati nazionali e imitato ora dai super stati a base continentale.
  Nuovi individui stanno rendendosi conto, sempre più, che ciò di cui hanno bisogno sono:
   -  varietà di realtà ed entità che cooperano in spazi e tempi distinti
   -  varietà di realtà ed entità che competono all'interno dello stesso spazio e tempo.
  Per conseguire ciò dobbiamo distanziarci dalla sovranità territoriale e muoverci verso la signoria personale.

 

La signoria personale  (^)

  La signoria personale è vista come la riappropriazione di potere da parte degli individui nelle relazioni reciproche e tra comunità.

  Pur senza negare il concetto di 'società' e l'esistenza di realtà collettive chiamate 'società', è comunque necessario sottolineare che:
     -  gli individui e le loro interazioni fanno le società e senza individui interagenti non ci sarebbe alcuna società;
     -  gli individui hanno bisogni, valori, costumi, e non la società come ente astratto; quelli che sono chiamati bisogni sociali sono, semplicemente, bisogni comuni ad alcuni o a molti individui.
     -  gli individui hanno la responsabilità di quello che fanno o che omettono di fare; parlare di responsabilità in riferimento alla società è solo un modo di dire, che significa (o dovrebbe significare) la responsabilità di ogni singolo individuo facente parte del gruppo.

  Il vecchio paradigma è totalmente pervaso dal concetto di società come una entità reale al di là e al di sopra degli individui reali. Inoltre, nel vecchio paradigma, la società è stata a tal punto identificata e confuso con lo stato che vi sono persone le quali tuttora credono fermamente nell'idea espressa dall'affermazione: noi siamo lo stato. Questa affermazione rivela, non soltanto l'ingenua credulità della persona che la formula, ma anche l'intreccio ingannevole tra realtà e fenomeni organizzativi sovraimposti alla realtà. Infatti, con l'estinzione dello stato (una forma storica di organizzazione degli individui) noi non scompariamo in quanto esseri umani perché noi non siamo lo stato, ma cambiamo soltanto la forma della nostra organizzazione.

  La signoria personale consiste nella convergenza e coincidenza tra la forma (modi di organizzazione) e la sostanza (coloro che organizzano qualcosa), dal momento che entrambi (forma-sostanza) fanno riferimento a individui reali che si auto-gestiscono e non a entità astratte che si sovrappongono/impongono agli individui.

  Avendo chiarito questo punto, possiamo tratteggiare brevemente alcuni aspetti della signoria personale. Essi vengono classificati sotto due categorie:
     -  responsibilità individuale (attori)
     -  cura universale (azioni).

 

La signoria personale come responsabilità individuale (attori)  (^)

  I poteri territoriali noti come stati nazionali hanno arrogato a sé stessi ogni sorta di prerogative e attribuzioni concernenti ogni possibile aspetto: sicurezza, giustizia, commercio, educazione, ambiente, ecc., considerando queste materie di interesse nazionale a cui si applicano misure a livello nazionale.
  Ora, questa visione dei problemi, delimitati da confini nazionali, trattati con rimedi a livello nazionale, elaborati dagli stati nazionali, non è soltanto risibile, ma anche assurda.

  Nella realtà dei fatti, gli stati hanno iniziato a prendere in esame alcuni problemi solo perché spinti e guidati da individui e organizzazioni di volontari (associazioni, fondazioni, cooperative, ecc.).
  Questi individui previdenti, queste comunità locali e organizzazioni non statali, sono esempi di signoria personale, da espandere e migliorare dappertutto.

  La signoria personale significa passare da gente assoggettata, assegnata senza libera scelta ad uno stato nazionale e alla sua realtà politica territoriale, a individui in relazione tra di loro, liberi di scegliere a quale comunità associarsi e offrire il proprio contributo e, all'interno di quella comunità, a quale fornitore di servizi fare riferimento e sostenere.

  Per rendere ciò fattibile e possibile, dobbiamo tagliare il nodo che lega gli individui al potere territoriale e cancellare qualsiasi pretesa da parte dei poteri territoriali sulla vita delle persone che sono nate o che vivono su un territorio specifico.
  Al posto di soggetti nazionali, vincolati da una iscrizione e da obbligazioni imposte automaticamente, emergono individui che scelgono liberamente se diventare membri di una o più comunità, sulla base di interessi scelti e condivisi.

  Questo segnerebbe la fine dei poteri territoriali, dotati di irresponsabilità illimitata su di un territorio delimitato da confini, e il vero inizio di uno spazio senza frontiere, il globo terrestre nella sua interezza, affidato alla cura degli individui che conoscono sia i loro doveri che le loro responsabilità.
  L'essere umano cosmopolita, multiculturale, poliglotta, è colui/colei che mostra un tocco di classe in ciò che fa, senza appartenere a nessuna divisione di classe; è colui/colei che padroneggia in maniera efficace molte nozioni strutturate (cioè, il sapere universale) senza essere sotto l'ideologia padronale di alcuna nazione (cioè, la propaganda ingannevole di un potere territoriale).

  Questo individuo, libero di evolvere e di scegliere senza restrizioni di movimento, insediamento e sviluppo, è colui che, in associazione con altri individui, inizierà a venir fuori dal pantano e dai disastri causati dai poteri territoriali.
  Tutti costoro saranno i protagonisti di un prendersi cura a scala universale.

 

La signoria personale come cura universale (azioni)  (^)

  La fine dei poteri territoriali con il loro bagaglio illusorio di soluzioni nazionali per problemi globali, porterà in primo piano il bisogno e l'esistenza di:

     -  principi universali. Come protocolli di comunicazione, i principi universali esprimono quei bisogni e quei valori, propri dell'essere umano e apprezzati e sviluppati dagli individui e dalle comunità, che sono stati messi ripetutamente alla prova e che hanno superato il passaggio del tempo, diventando quindi il nucleo centrale e le linee direttrici per tutte le creature viventi.
     -  pratiche locali. I principi, in sé e per sé, sono inutili se non vengono messi in pratica nelle esperienze quotidiane della vita. Questo è il motivo per cui, le altisonanti dichiarazioni di intenti degli stati sono un guscio vuoto se paragonate per importanza agli atteggiamenti e ai comportamenti effettivi degli esseri umani nei loro rapporti giornalieri.

  I principi universali dovrebbero essere il risultato della riflessione su pratiche storiche locali, e le pratiche locali dovrebbero fare riferimento e mettere in atto questi principi universali come un concentrato di saggezza che scaturisce dall'esperienza.
  L'unione di principi universali e pratiche locali è alla base della cura universale.

  La signoria personale è caratterizzata da:

  -  Proprietà
     La proprietà è il possesso e l'uso di prodotti della attività umana e di mezzi di produzione.
       -  personale
       Concerne, soprattutto, prodotti che appartengono o sono usati da un individuo specifico. Come regola generale, la proprietà personale degli strumenti di base per la protezione e il sostentamento (casa, cibo, indumenti, ecc.) dovrebbe essere una possibilità e una realtà universali.
       -  comune
       Concerne, soprattutto, i mezzi di produzione che appartengono e sono messi in funzione da gruppi di individui, ad esempio una compagnia, una fondazione, un circolo, una cooperativa, una associazione o qualsiasi altro tipo di organizzazione in cui la possibilità di partecipazione dei componenti non sia remota o occasionale. La proprietà comune non va confusa con la proprietà statale, chiamata, in maniera ingannevole, proprietà pubblica, vale a dire con quella proprietà che è, in teoria, in nome di tutti ma, in pratica, nell'interesse protetto e vizioso di alcuni.

    -  Amministrazione
       L'amministrazione è la gestione e la conservazione delle varie sfere in cui si svolge l'esperienza umana (biosfera, sociosfera, tecnosfera) per il godimento delle generazioni presenti e future. Fa riferimento al patrimonio comune (naturale, culturale), amministrato ma non di proprietà di qualcuno in particolare se non l'intero genere umano e tutte le creature viventi (nel passato, nel presente, nel futuro). L'amministrazione può essere:
       -  particolare
   La gestione e la conservazione riguardano specifici artefatti o località quali, ad esempio, un dipinto, un museo, un edificio, ecc.
       -  generale
   La gestione e la conservazione riguardano l'ambiente nel suo complesso e le creature che lo abitano, i mari e i fiumi, i campi e le piante, le montagne e le foreste, i giardini e i parchi includendo i paesaggi e gli scenari e tutto ciò che merita di essere apprezzato e preservato.

 

Epilogo  (^)

  La signoria personale significa responsabilità individuale e cura universale al fine di contribuire al benessere di sé stessi e degli altri.
  La responsabilità individuale per la cura universale potrebbe anche indicare e richiedere, in taluni casi, l'ostracismo attivo e il boicottaggio di individui e comunità che mettono in atto precetti dannosi e utilizzano cattive pratiche che portano a danneggiare o persino a fare violenza ad altri individui e comunità. Un boicottaggio serio e continuativo di una istituzione violenta o di una industria inquinante può essere uno strumento estremamente efficace in un mondo collegato e interdipendente, in quanto può essere messo in atto rapidamente ed è molto convincente se la pressione applicata è sufficientemente ampia e risoluta.

  Individui, associazioni, fondazioni, organizzazioni di volontari, tutti costoro hanno agito per la protezione dell'ambiente e per la difesa della dignità umana molto di più che non tutti i poteri territoriali messi assieme i quali, assai spesso, sono stati i veri distruttori della natura, i massacratori dell'umanità e gli attentatori alla libertà e alla sicurezza.

  La scomparsa dei poteri territoriali significherebbe finalmente:
   -  la rimozione delle barriere artificiali e l'affermazione della libertà universale di movimento - insediamento - sviluppo;
   -  la fine dell'iscrizione obbligatoria nei registri dello stato nazionale e l'inizio dell'opzione contrattuale, in altre parole, la scelta se, quando e quale-quali comunità promuovere, selezionare, sostenere.
  Il tempo della signoria personale è arrivato.