La politica come democrazia (^)

  La forma attuale assunta dalla politica in molti paesi è la forma democratica.
  Al giorno d'oggi, non vi è uomo politico o partito politico che non si qualifichi come democratico.
  Democrazia è una parola magica, che fa riferimento in parte a realtà storiche e in parte a invenzioni fantasiose.

  Questo magico alone che circonda la parola democrazia deriva da:
     -  ragioni storiche. Alcune società (ad esempio, Atene nella Grecia antica, gli stati all'origine della Federazione Americana) che hanno prosperato in passato, sono state definite come società democratiche.
     -  richiami teoretici. Alcuni personaggi famosi e altamente stimati (Rousseau, Tocqueville, Lincoln, Jefferson, ecc.) hanno esaltato le virtù della democrazia come il miglior sistema di governo.

  Durante il XX secolo, l'apparire sulla scena, in maniera piena, delle masse e dei loro movimenti (socialismo, sindacalismo, cooperativismo) nell'ambito politico ed economico, con richieste pressanti di riconoscimento del loro ruolo e dei loro diritti, ha aggiunto nuovo slancio alle richieste di democrazia.
  Da quel momento in poi, in molti paesi l'esercizio della politica è stato associato con la pratica della democrazia o con la lotta per la democrazia.

  Considerata l'importanza attribuita al termine/concetto di "democrazia" occorre analizzarlo nella sua:
    -  etimologia (aspetto descrittivo)
    -  etica (aspetto prescrittivo)
    -  prassi (aspetto pragmatico).

 

Democrazia : etimologia (aspetto descrittivo) (^)

  Il termine "democrazia" deriva dal greco δημοσ (popolo, moltitudine) + κρατοσ (potere), e significa potere del popolo.

  Se prendiamo la parola democrazia nel suo semplice significato etimologico, come potere nelle mani del popolo (la moltitudine), poteremmo applicarla a qualsiasi situazione in cui molte persone hanno assunto una decisione, in maniera autonoma.

  Da ciò ne scaturirebbe che una folla intenta in un linciaggio e un circolo culturale autogestito, disponendo entrambi di potere decisionale, dovrebbero essere entrambi inclusi sotto la qualifica di democrazia. Di certo, l'istinto si opporrebbe a questo uso esteso della parola democrazia, ma la logica dovrebbe portarci a insistere sulla sua validità a meno che ulteriori qualificazioni non vengano introdotte.

  Questo è il motivo per il quale, basandosi soltanto sulla etimologia, la parola democrazia non fa, necessariamente, riferimento a una realtà nobile e progressiva, a meno che non vi sia un collegamento con l'etica, vale a dire con caratterizzazioni e qualificazioni di tipo prescrittivo.

 

Democrazia : etica (aspetto prescrittivo) (^)

  Nella sua famosa definizione di democrazia, Abraham Lincoln la caratterizzò come "governo del popolo, attraverso il popolo, a vantaggio del popolo" ["government of the people, by the people, for the people"] (1863).

  In termini pratici, questa definizione sottolinea il fatto che il potere si trova nelle mani di tutti (il popolo) ed è esercitato direttamente da essi, nell'interesse di tutti.

  In base a questa definizione molto accattivante, una organizzazione democratica è quella in cui il governo (cioè il corpo amministrativo e le regole decisionali) è:
     -  formato da tutti (assemblea del popolo)
     -  gestito direttamente da tutti (decisioni assunte direttamente dal popolo)
     -  nell'interesse di tutti (a vantaggio di tutto il popolo).

  In base a questa visione, solo la presenza concomitante di
     -  una personale universale partecipazione
     -  un personale attivo coinvolgimento
     -  benefici positivi per tutti
  fa sì che l'uso del termine democrazia risulti appropriato e il suo conseguimento degno di ogni sforzo.

  La persistente attrazione esercitata da questa parola deriva dalla presenza congiunta (o dalla pretesa presenza) di questi tre fattori che sono dati implicitamente per scontati.

  È quindi necessario dotare la parola democrazia di queste qualificazioni abbastanza forti, considerato che il termine viene usato universalmente per indicare il modo migliore, da un punto di vista etico, di amministrare la società (vale a dire, gestire e risolvere problemi collettivi). A causa di questa profonda e ampia caratterizzazione positiva, il termine dovrebbe essere privo di qualsiasi ambiguità altrimenti potrebbe essere usato per coprire qualsiasi sorta di decisioni e comportamenti abominevoli.
  Dobbiamo quindi esaminare come questi aspetti prescrittivi trovino attuazione nella realtà corrente.

 

Democrazia : prassi (aspetto pragmatico) (^)

  Nel corso della storia, il termine democrazia, pur conservando le stesse connotazioni positive dal punto di vista emotivo, nei fatti si è trovato a rappresentare qualcosa di profondamente diverso da quello che Lincoln aveva espresso con così dense parole.

  Il conservare lo stesso termine ricco di significati positivi mentre si alterano o si adulterano sia la forma che il contenuto, è uno dei più (ab)usati marchingegni del discorso e della pratica politica.
  All'opposto di quanto viene professato come facente parte della sua natura, la realtà della democrazia, soprattutto durante il secolo XX, è stata caratterizzata da:

     -  delega. La partecipazione personale di tutti (come nell'assemblea generale di un villaggio in cui si dibattono temi di interesse collettivo) è stata ritenuta inattuabile e impraticabile via via che le città crescevano di popolazione e gli stati nazionali territoriali assumevano il controllo di vaste aree. Ne è seguito che la partecipazione alle attività politiche è stata limitata a occasioni particolari (il processo elettorale che ha sostituito le assemblee cittadine) e a specifiche persone (coloro il cui nome si trova nei registri elettorali con l'esclusione, ad esempio, dei cosiddetti stranieri). La delega di responsabilità attraverso il voto, senza un vero e proprio dibattito, a meno che non si voglia chiamare dibattito la propaganda politica, è diventata quindi la regola generale.

     -  rappresentanza. Una volta scomparsa la partecipazione, era logico che il coinvolgimento attivo di tutti non potesse più esistere essendo esso un modo ulteriore e più profondo di partecipazione. Il risultato conseguente alla delega è stato che alcuni individui particolarmente svegli e attivi hanno offerto i loro servizi sul nascente mercato della rappresentanza politica per diventare, a pagamento, la voce del "popolo".
       Le deliberazioni su temi sociali e l'esecuzione di atti politici sono diventati prerogativa di una ridotta schiera di personaggi particolari che agiscono in nome dei più. Quindi, alcune figure professionali si sono impadronite del processo decisionale politico mentre gli individui ne venivano esclusi, se si eccettuano alcuni momenti, una volta ogni 4-5 anni, per esprimere il proprio voto ed eleggere i propri padroni.

     -  imposizione. La salvaguardia e lo sviluppo degli interessi di tutti, vale a dire di ogni singolo componente del popolo, sono stati ritenuti aspetti non attuabili nell'ambito della nuova versione della democrazia, vale a dire la democrazia delegata rappresentativa. Nella nuova democrazia, la maggioranza è chiamata a governare in nome dell'interesse "pubblico". Nessuna seria obiezione sembra sia stata mai sollevata sul fatto che il cosiddetto interesse "pubblico" potesse essere del tutto contrario all'interesse di un numero rilevante di persone e certamente non essere nell'interesse di tutto il popolo.
        L'imposizione su tutti della volontà della maggioranza (una maggioranza reale o fittizia, tenuto conto dei sistemi elettorali in vigore nel corso della storia) ha sostituito il conseguimento di benefici per tutti attraverso il processo politico. I guadagni particolari di alcune persone (la cosiddetta maggioranza) sono diventati il segno distintivo della democrazia anche se ciò ha significato lo schiacciamento del modo di vita o della vita stessa di altre persone (le cosiddette minoranze).

        Per affermare il suo potere, la presunta maggioranza alle urne elettorali non ha esitato a produrre urne funerarie qualora una presunta minoranza ha cercato di diventare indipendente (si vedano tutte le guerre anti-secessione, dall'America nel secolo XIX all'Europa nel secolo XX).
  Questa aggiornata versione della democrazia potrebbe, benissimo, essere definita come governo imposto a tutti gli individui, senza il consenso di molti individui, in nome di tutti gli individui.

 

I pre-requisiti per la democrazia (^)

  Questa nuova (falsa) versione della democrazia si è imposta ed è divenuta la teoria e la pratica politica del XX secolo in seguito al fatto che i pre-requisiti che operavano in favore dello sviluppo dell'originale (vera) versione della democrazia sono del tutto scomparsi.

  Infatti, nel corso della storia, l'idea e la pratica della democrazia erano iniziati ad emergere all'interno di realtà circoscritte quali, ad esempio, in alcune città della Grecia antica, nelle assemblee locali dei Vichinghi, nelle comunità alpine della Svizzera, nel governo popolare delle città medioevali e, più recentemente, nelle piccole città del New England.

  Tutti questi esperimenti e manifestazioni di democrazia erano caratterizzati da tre fattori qualificanti:

     -  piccolo:  la democrazia si è sviluppata all'interno di piccole entità, e quanto più piccola la realtà di una entità, tanto più significativo e fruttuoso risultava l'esperimento democratico.

     -  libero:  le città in cui gli esperimenti di democrazia hanno avuto luogo erano territori liberi o, quanto meno, più liberi (vale a dire, offrendo maggiori scelte di vita) dei luoghi circostanti. Come recitava il detto medioevale, "l'aria della città rende liberi"; e maggiore era la libertà di cui godevano i cittadini più sviluppata era la forma democratica e più fiorenti le arti e le espressioni della vita cittadina in genere.

     -  temperato:  un territorio limitato e un intervento circoscritto, focalizzato solo su alcuni aspetti di vita collettiva, con una amministrazione non invadente, erano le caratteristiche degli esperimenti democratici più riusciti.

  Questi aspetti del modello classico di democrazia si sostenevano e rinforzavano l'un l'altro. Limitazioni alla libertà in una città potevano spingere le persone a spostarsi in un'altra città o, persino, a fondare una nuova città, operando nel senso di una diluizione del potere. L'indebita interferenza dei governanti poteva condurre ad una rivolta popolare e alla cacciata di coloro che erano al potere e che erano diventati un peso per la popolazione cittadina.

 

La scomparsa dei pre-requisiti (^)

  Probabilmente solo in alcuni casi storici limitati si è verificata la presenza contemporanea di questi tre fattori. Ad esempio, in alcune comunità urbane del New England nelle prime fasi della colonizzazione o in alcune comunità alpine della Svizzera.

  Certamente, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e con il predominio crescente dello stato nazionale, l'immagine bucolica di una vita cittadina, basata sulla pratica della democrazia, è stata distrutta totalmente, almeno in Europa, sopravvivendo soltanto, in maniera romantica, in alcuni villaggi della Confederazione Elvetica.

  Al suo posto, la nuova realtà, centrata sugli stati nazionali, risulta caratterizzata dai seguenti aspetti:

     -  grande invece di piccolo
       Il culto del gigantesco è divenuto il nuovo articolo di fede del XX secolo. Ciò che è grande è diventato degno di ammirazione e bello in sé stesso. L'edificio più alto, la nave più lunga, il paese più ricco, la città più popolosa, tutto ciò ha rappresentato materia di orgoglio e di propaganda anche quando alle dimensioni gigantesche si associavano giganteschi disastri, come la tragedia del "Titanic" ha mostrato in maniera esemplare.

     -  monopolistico invece di libero
       La monopolizzazione da parte dello stato dei mezzi di comunicazione (radio, TV), la monopolizzazione del territorio (chiamata sovranità nazionale), la monopolizzazione dell'esercizio del potere e della violenza, la monopolizzazione nella concessione di licenze e titoli professionali, la monopolizzazione del mercato interno (protezionismo); questi sono solo alcuni aspetti del nuovo clima che ha caratterizzato la nuova versione della democrazia del XX secolo.

     -  assoluto invece di temperato
       Lo stato nazionale centralizzatore ha contratto ben presto l'abitudine di intervenire in ogni campo, promulgando una legge per ogni evenienza e possibilità, esercitando una sovranità assoluta su ogni persona e cosa all'interno della propria giurisdizione. Il cosiddetto assolutismo dei re durante l'ancien régime scompare se confrontato con la vastità dei poteri di controllo e intervento nelle mani dei cosiddetti stati "democratici" (vale a dire dei loro governanti) e dei mezzi a loro disposizione per esercitarli.

  Questi nuovi aspetti della realtà hanno fatto sì che la sopravvivenza della democrazia quale raffigurata e sostenuta da Abraham Lincoln nel suo discorso divenisse praticamente impossibile. Al suo posto sono emersi, in numero crescente, governi forti, centralizzati, con poteri sempre più ampi di intervento su ogni aspetto della vita individuale e di gruppo.

  Al tempo stesso e nonostante tutto, la sensazione magica associata alla parola democrazia è rimasta; per questo motivo il termine democrazia è stato preservato ed è ancora in uso corrente anche se la forma e il contenuto hanno subito una trasformazione totale.

  Infatti, la scomparsa dei pre-requisiti ha condotto, nel corso del XX secolo, alla scomparsa del modello classico di democrazia temperata, basata su individui e piccole comunità, e alla sua sostituzione con la corrente democrazia totalitaria centrata sugli stati nazionali e sui loro vasti apparati burocratici.

 

La democrazia totalitaria (^)

  Per democrazia totalitaria si intende qui alludere ad un sistema di governo incentrato sullo stato nazionale e sulla tacita accettazione del suo dominio generale. Questo significa:

     -  sovranità territoriale esclusiva
       Lo stato si arroga il potere supremo su ogni cosa (ad es. diritto di esproprio) e su ogni individuo (ad es. diritto di tassazione) all'interno di uno specifico territorio. Dalla sottomissione dei pellerossa americani alla distruzione della città di Grozny in Cecenia, la sovranità territoriale esclusiva ha significato il soffocamento, da parte dello stato centrale, di ogni entità indipendente o anche solo leggermente turbolenta.

     -  sovranità decisionale estensiva
       Lo stato, in una democrazia totalitaria, ha il potere di intervenire in relazione alla maggior parte (quasi la totalità) degli aspetti concernenti la vita degli individui sotto la sua giurisdizione territoriale. Per giustificare questo potere così esteso, la democrazia totalitaria ha fatto proprio il mito della volontà generale in quanto espressione della maggioranza. Sarebbe più corretto affermare che, attraverso il mito della volontà generale, gli individui non contano per nulla mentre i generali (vale a dire, l'élite militare, l'élite politica, l'élite economica, ecc.) contano per tutti. La forza del numero (dominio della maggioranza elettorale) si trasforma nel diritto dei pochi (dominio della minoranza reale) di imporre decisioni di largo raggio a tutti i cittadini.

  A questo proposito, non è forse inutile ricordare che, in passato, Socrate e Gesù Cristo, ad esempio, sono stati condannati a morte dal volere della maggioranza o da rappresentanti della maggioranza. In tempi più recenti, maggioranze schiaccianti hanno dato il loro appoggio al fascismo, al nazional socialismo e al comunismo (per riferirci solo ai casi più noti) o sono state complici, in maniera più o meno compiacente, delle atrocità perpetrate dai governanti statali in nome della maggioranza.

  Nel corso della storia, ogni qualvolta poteri esclusivi ed estensivi sono stati conferiti a qualcuno, fosse esso un singolo o una organizzazione, sulla base di una qualsiasi giustificazione, fosse essa la volontà di Dio o la volontà generale, crimini e misfatti ne sono seguiti, quasi inevitabilmente.

  Nella seconda metà del XX secolo, molti stati hanno perso alcune delle loro tendenze più aggressive; nonostante ciò essi rimangono ancora grandi organizzazioni che pretendono di godere di un potere monopolistico che intendono esercitare in maniera assolutistica. In altre parole, le trasformazioni superficiali verso un più liberale stato di cose, servono solo a coprire una democrazia tuttora totalitaria, la cui faccia reale e brutale appare apertamente in situazioni di crisi, con la riaffermazione del suo potere attraverso il consueto armamentario dello statismo: bombardare, distruggere, controllare.

 

La democrazia come statocrazia (^)

  Durante il XX secolo la società è morta per soffocamento in quanto lo stato ha invaso e occupato interamente la scena in cui precedentemente giocavano un ruolo gli individui e le comunità. Nell'età dello statismo, l'espressione che caratterizza meglio la democrazia è quella di democrazia totalitaria o statocrazia (tutto per lo stato, dallo stato, attraverso lo stato).

  Le caratteristiche principali della attuale democrazia totalitaria, vale a dire statocrazia, sono:

    -  minocrazia
       Il sentimento personale di impotenza a cambiare la situazione politica attraverso il voto per partiti che ripropongono sempre le stesse idee e gli stessi comportamenti, ha ingenerato disillusione e disaffezione nell'elettorato.
       Questo significa che una minoranza compatta può dominare, attraverso l'apparato statale, una intera società. Se soltanto il 60% delle persone va alle urne, in un sistema maggioritario con due partiti, il 31% dell'elettorato può imporre la sua volontà al restante 69% dei cittadini; con tre partiti in competizione, il 21% dell'elettorato può controllare un paese attraverso una élite designata.
       Questo 21% può conferire ad un partito una enorme maggioranza parlamentare di modo che non tutti i voti dei rappresentanti popolari sono necessari per la promulgazione di una legge. Di modo che, in una sorta di bamboline russe o scatoline cinesi, il potere viene esercitato da piccolissime componenti all'interno dell'apparato (il centro nevralgico) mentre le entità più grandi e maggiormente esposte a sguardi indiscreti (ad es. il Parlamento) svolgono solo la funzione di copertura "democratica" e di scudo protettivo (ad es. di giustificazione per qualsiasi tipo di provvedimento, basta che sia votato dal Parlamento).
       Per fare un esempio, un presidente americano che concentra nelle sue mani un potere enorme, può essere eletto con meno del 30% dei voti popolari, come è stato il caso di Ronald Reagan nel 1980 con il 27% dei suffragi.  Per quanto riguarda i rappresentanti che si suppone eletti dalla maggioranza della popolazione adulta, solo il 35% dell'elettorato votò nel 1978 in occasione del rinnovo del Congresso degli USA.
       Nel Regno Unito, nel 1974, il partito laburista ottenne la maggioranza parlamentare con il 39.2% dei voti. Nel 1983, i conservatori si videro assegnati il  61% dei seggi nella House of Commons con solo il 43% del voto popolare. E da allora la situazione si è ulteriormente deteriorata per quanto riguarda la partecipazione al voto.

    -  mediocrazia
       La democrazia totalitaria è dominata da alcuni individui, i capi (leaders), appoggiati da gruppi (lobbies) e circondati da schiere di personaggi molto spesso del tutto mediocri. Questa realtà ha l'effetto di trasformare, prima o poi, anche persone intelligenti chiamate a posizioni di responsabilità in perfetti idioti. Per cui, quando idioti totali, come è talvolta il caso, vengono eletti a cariche altissime (ad esempio la presidenza degli Stati Uniti) c'è solo da tremare immaginando la minaccia totale che essi rappresentano per la pace e il benessere degli individui.
       La mediocrità diventa la regola, il rimandare a dopo la pratica e la irresponsabilità illimitata uno dei privilegi associati con il regime della democrazia totalitaria. Con la giustificazione del mandato popolare, il politico ha ricevuto il permesso di sperperare risorse e di creare confusione senza essere minimamente tenuto responsabile delle sue azioni.

    -  burocrazia
       Lo stato e i partiti che dominano lo stato sono composti soprattutto da figure di professionisti della politica, vale a dire da persone la cui attività esclusiva, durante tutta la loro vita, è di occuparsi di politica e di amministrare la politica.
       Qui risiede il vero potere, quello che conferisce continuità al mantenimento della democrazia totalitaria.
       Il ruolo dei burocrati è, essenzialmente, quello di gestire la vita degli individui; essi sono al servizio di qualsiasi potere, una volta che il loro ruolo venga garantito, vale a dire, una volta che la loro esistenza non sia messa in discussione.
       La burocrazia è il pilastro della democrazia totalitaria.

 

Oltre la democrazia totalitaria : la poliarchia (^)

  Verso la fine del XX secolo alcune trasformazioni hanno avuto luogo concernenti la esclusiva ed estesa sovranità dello stato.
  Nonostante ciò, siamo ancora totalmente bloccati dall'uso di una parola vuota come quella di democrazia e impantanati in pratiche stantie che la propaganda statale fa di tutto per farci credere essere una altissima conquista di civiltà, vale a dire la migliore forma possibile di organizzazione sociale.

  Invece, questa forma riveduta di democrazia, questa mino-medio-buro-crazia, in una parola, questo mostro che è la statocrazia rappresenta una forma obsoleta di organizzazione che sopravvive solo per l'inerzia dei molti e l'inganno da parte dei pochi (talvolta non così pochi) che hanno grossi interessi parassitari. La maggior parte delle persone non sono altro che ostaggi inconsapevoli del potere statale.

  Per gli individui e le comunità che vogliono contare, cioè che vogliono gestire autonomamente la loro vita, l'unico messaggio proposto dall'attuale regime democratico è: teniamo un'altra elezione, al termine della quale abbiamo gli stessi o quasi gli stessi rappresentanti della volta precedente, i quali, come sempre, non sono tenuti a rendere conto personalmente delle loro decisioni, eletti da minocrazie ancora più ristrette, e che impongono a tutti vincoli ancora più deprimenti per il progresso civile, definite leggi dello stato.

  Per uscire fuori dalla confusione e dal marasma prodotti dall'appropriazione indebita e dal cattivo uso della magica parola "democrazia" dovremmo forse abbandonare del tutto questo termine.
  Per fare ciò, più che una rivoluzione, che si risolve sempre nell'imporre qualcosa a tutti, abbiamo bisogno di una ri-evoluzione personale, di un pacifico e profondo ri-orientamento delle menti, dei cuori e dei comportamenti da parte di individui e comunità disponibili, consapevoli, responsabili.

  La democrazia, per essere vera ed efficace, deve riprendere i pre-requisiti di dimensioni ridotte, libertà e, soprattutto, temperanza, vale a dire astinenza dall'immischiarsi nella vita delle persone, anche quando lo si fa in nome del popolo.

  Un termine più appropriato per caratterizzare la democrazia in futuro potrebbe essere la parola "poliarchia" in quanto essa rende l'idea di varietà che può esistere solo se i tre pre-requisiti (piccolo, libero, temperato) sono soddisfatti.

  La democrazia, soprattutto la democrazia rappresentativa, è basata sul contrasto tra una maggioranza dominante e minoranze soggette. La Poliarchia supera l'opposizione tra maggioranza e minoranze perché sostituisce del tutto l'idea stessa di maggioranza-minoranza a favore dell'idea di varietà, della dignità e della libertà di esistere di ogni entità (posto che non voglia imporre sé stessa agli altri, introducendo di nuovo il dannoso contrasto tra maggioranza e minoranza).

  La Poliarchia è caratterizzata dal passaggio dallo stato centrale, uno e indivisibile, agli individui che formano le comunità, che sono entrambi (individui e comunità) molti e moltiplicabili.

  La Poliarchia è l'organizzazione in rete di entità di dimensioni piccole/appropriate, che si basano su
     -  principi universali (etica: esistenza)
     -  costumi locali (storia: esperienza)
     -  regole specifiche-generali (pratica: convenienza)
  che sostengono e promuovono

     -  lo sviluppo degli individui
        Il progresso tecnologico degli ultimi secoli ha dato agli individui abbastanza tempo libero perché ognuno possa dedicarsi anche alla civica (l'amministrazione di interessi specifici condivisi). Questo, in unione con il progresso culturale, significa che possiamo smetterla di delegare tutto a rappresentanti professionisti (cioè a persone che esercitano la professione di rappresentare gli altri) per iniziare a studiare i problemi e progettare le soluzioni.
Problemi e soluzioni sono e devono essere:
       -  limitati a quello che concerne e tocca l'individuo o gli individui;
       -  limitati dal potere e dalla libertà di un altro individuo o individui.
  Questo vuol dire, ad esempio, fare piazza pulita di ogni genere di leggi repressive che riguardano comportamenti che non danneggiano alcuno e il cui solo scopo è quello di restringere la libertà di movimento, insediamento, azione di una persona.

     -  lo sviluppo delle comunità
        Le comunità hanno origine dall'unione di affinità e dalla formazione di accordi tra individui che non devono essere necessariamente spazialmente vicini. Uno dei compiti delle comunità è di affrontare problemi e progettare soluzioni. Problemi e soluzioni sono e devono essere:
       -  limitati a quello che concerne e tocca la comunità
       -  limitati dal potere e dalla libertà di altre comunità.
  Ogni comunità dovrebbe lasciare ai suoi membri il potere e la libertà di:
       -  lasciare: la possibilità di abbandonare una comunità per un'altra qualsiasi, nel mondo;
       -  optare: la possibilità di non aderire ad alcune decisioni della comunità posto che questo non rechi danno ad alcuno;
       -  secedere: la possibilità, per un gruppo di persone, di staccarsi da una comunità, club, associazione per promuoverne un'altra;
       -  unire: la possibilità di collegarsi con individui che appartengono a varie comunità (ad esempio, per la soluzione di problemi che riguardano l'umanità nel suo complesso).
       -  regolare: la possibilità di introdurre criteri per l'appartenenza alla comunità posto che questo non limiti il godimento di diritti personali universali (vale a dire, il diritto di movimento, insediamento, azione in senso lato).

  Fino ad ora, partiti e individui hanno cercato in vari modi di trasformare lo stato e di attuare la democrazia. Adesso è giunto il tempo di estinguere lo stato e di andare al di là della democrazia.
  Per fare ciò, occorre che ognuno partecipi nello sforzo di elaborare un paradigma di vita personale e sociale che non sia basato su imposizioni da parte dello stato ma sullo sviluppo autonomo degli individui e delle comunità e che, attraverso loro, porti al soddisfacimento diretto di bisogni comuni.

  Questo sforzo dovrebbe condurre all'emergere di libere sperimentazioni e vivaci emulazioni tra individui e comunità, in cui l'imitazione degli esperimenti migliori si associa all'invenzione di nuovi modi e forme di essere e organizzare, vale a dire di maniere stra-ordinarie, sempre più appropriate alla soluzione di vecchi e nuovi problemi.
  E così si evolve la Vita.