Democracy

 


 

[1835]  Alexis de Tocqueville,  De la Démocratie en Amérique, vol. I, Flammarion, Paris, 1981

-  "Les démocraties sont naturellement portées à concentrer toute la force sociale dans les mains du corps législatif. Celui-ci étant le pouvoir qui émane le plus directement du peuple, est aussi celui qui participe le plus de sa toute-puissance.
On remarque donc en lui une tendance habituelle qui le porte à réunir toute espèce d'autorité dans son sein.
Cette concentration des pouvoirs, en même temps qu'elle nuit singulièrement à la bonne conduite des affaires, fonde le despotisme de la majorité." (p. 230)

 

[1840]  Alexis de Tocqueville,  De la Démocratie en Amérique, vol. II, Flammarion, Paris, 1981

-  "Chez les peuples démocratiques, les individus sont très faibles; mais l'État, qui les représente tous et les tient tous dans sa main, est très fort. Nulle part les citoyens ne paraissent plus petits que dans une nation démocratique." (p. 67)

-  "Ce qu'on appelait le peuple dans les républiques les plus démocratiques de l'Antiquité ne ressemblait guère à ce que nous nommons le peuple. A Athènes, tous les citoyens prenaient part aux affaires publiques; mais il n'y avait que vingt mille citoyens sur plus de trois cent cinquante mille habitants; tous les autres étaient esclaves et remplissaient la plupart des fonctions qui appartenaient de nos jours au peuple et même aux classes moyennes." (p. 79)

 

[1891]  Oscar Wilde,  The Soul of Man under Socialism

-  "High hopes were once formed of democracy; but democracy means simply the bludgeoning of the people by the people for the people. It has been found out. I must say that it was high time, for all authority is quite degrading. It degrades those who exercise it, and degrades those over whom it is exercised."

 

[1938]  Ignazio Silone,  La scuola dei dittatori, Mondadori, Milano, 2001

-  "Il primo punto sul quale vorrei attirare la vostra attenzione è la tendenza generale allo statalismo, per cui la democrazia volendo realizzare sé stessa, si autodivora. È una condanna, mi pare, alla quale difficilmente la democrazia può sottrarsi. Infatti, essa deve soccorrere le masse e gli stessi imprenditori in difficoltà e può farlo soltanto sovraccaricando le vecchie istituzioni liberali di un numero sempre più grande di funzioni sociali. Ne risulta ovunque un accrescimento di poteri di una specie e in una quantità tali che la democrazia politica non può in alcun modo controllare. La cosiddetta sovranità popolare si riduce in tal guisa ancor più a una finzione. Il bilancio dello stato assume proporzioni mostruose, indecifrabili per gli stessi specialisti. La sovranità reale passa alla burocrazia, che per definizione è anonima e irresponsabile, mentre i corpi legislativi fanno la figura di assemblee di chiacchieroni che si accapigliano su questioni secondarie. Alla decadenza della funzione legislativa corrisponde fatalmente la caduta del livello morale medio degli eletti. I deputati non si curano che della propria rielezione. Per poter servire i gruppi di pressione che la facilitano, essi stessi hanno bisogno della benevolenza dell'amministrazione. Le autonomie locali, i cosiddetti poteri intermedi, tutte le forme spontanee e tradizionali di vita sociale, deperiscono, oppure, se sopravvivono, sono svuotati di ogni contenuto. Ora l'egemonia di una amministrazione centralizzata è la premessa di ogni dittatura; anzi, è essa stessa già dittatura." (pp. 24-25)

-  " La maggiore debolezza del sistema democratico nei nostri giorni è, a mio parere, nel suo carattere conservatore. Chi si ferma, mentre la società si muove, è travolto. Vi è una grande differenza tra i democratici dei nostri giorni e i loro avi, i quali si batterono per le libertà popolari, per l'uguaglianza giuridica e politica dei cittadini sulle barricate, nelle guerre civili e nelle guerre d'indipendenza." "I democratici di oggi non hanno più un ideale da realizzare. Essi vivono di rendita sulle conquiste degli avi." (p. 33)
"I capi della democrazia europea mostrano, per dirla in breve, tutte le caratteristiche di una classe politica che abbia esaurito la sua missione." (pp. 33-34)

-  "Solo recentemente la democrazia ha assunto il significato generico di governo della maggioranza del popolo. Fino al 1848 esso indicava un potere politico appoggiato dalla parte povera della nazione, dai contadini dagli artigiani dai manovali dai piccoli borghesi. Il suffragio universale era considerato uno strumento della democrazia, non la sua essenza. I fatti hanno provato che non sempre l'allargamento del suffragio ha avuto come risultato un rafforzamento della democrazia. Né mancano esempi in cui il suffragio è stato allargato dai reazionari proprio per fiaccare la democrazia. Il numero, senza la coscienza, è zavorra servibile a tutti gli usi." (p. 87)

-  "Purtroppo, i partiti democratici e socialisti, sono sempre stati, almeno in Europa, i più attivi nel promuovere la centralizzazione a danno delle autonomie locali e regionali, fedeli in ciò alla tradizione dei giacobini, i quali, nell'egemonia della capitale sul resto del paese, vedevano uno strumento di lotta contro l'influenza dei preti e dei nobili. Un'altra causa del centralismo dei partiti democratici e socialisti può essere ritrovato nel fatto che i loro aderenti, contadini operai e piccoli borghesi, sono tra i più poveri della popolazione e in loro favore sembra necessaria l'assistenza del potere centrale. Nasce così lo Stato Provvidenza. Le continue sovvenzioni e leggi protettive dello stato allargano, da una parte, la clientela dei partiti democratici e socialisti, ma, dall'altra, soffocano le autonomie locali. È stato perciò possibile di vedere in qualche paese questa apparente contraddizione: il massimo di forza materiale e numerica dei partiti democratici e socialisti, precedere di poco il crollo della democrazia." (p. 88)

 

[1952]  J. L. Talmon,  The Origins of Totalitarian Democracy, Mercury Books, London, 1961

-  "The liberal approach assumes politics to be a matter of trial and error, and regards political systems as pragmatic contrivances of human ingenuity and spontaneity. It also recognizes a variety of levels of personal and collective endeavours, which are altogether outside the sphere of politics.
The totalitarian democratic school, on the other hand, is based upon the assumption of a sole and exclusive truth in politics. It may be called political Messianism in the sense that it postulates a preordained, harmonious and perfect scheme of things, to which men are irresistibly driven, and at which they are bound to arrive. It recognizes ultimately only one plane of existence, the political. It widens the scope of politics to embrace the whole of human existence. It treats all human thought and action as having social significance, and therefore as falling within the orbit of political action. Its political ideas are not a set of pragmatic precepts or a body of devices applicable to a special branch of human endeavour. They are an integral part of an all-embracing and coherent philosophy. Politics is defined as the art of applying this philosophy to the organization of society, and the final purpose of politics is only achieved when this philosophy reigns supreme over all fields of life." (pp. 1-2)

-  "The general will is to Rousseau something like a mathematical truth or a Platonic idea. It has an objective existence of its own, whether perceived or not." (p. 41)
-  "Rousseau's sovereign is the externalized general will; and ... stands for essentially the same as the natural harmonious order. In marrying this concept with the principle of popular sovereignty, and popular self-expression, Rousseau gave rise to totalitarian democracy." (p. 43)

-  "Totalitarian democracy, far from being a phenomenon of recent growth, and outside the Western tradition, has its roots in the common stock of eighteenth-century ideas." (p. 249)

 

[1961]  Bruno Leoni,  Freedom and the Law, Liberty Fund, Indianapolis, 1991

-  "The mythology of our age is not religious, but political, and its chief myths seem to be 'representation' of the people, on the one hand, and the charismatic pretention of political leaders to be in possession of the truth and to act accordingly, on the other." (p. 23)

-  "Democracy ... was a term belonging to the language of politics in Greece at the time of Pericles. We cannot understand its meaning without referring to such technical terms as polis, demos, ecclesia, isonomia, and so on, just as we cannot understand the meaning of contemporary Swiss 'democracy' without referring to such technical terms as Landsgemeinde, referendum, etc. We notice that words like ecclesia, polis, Landsgemeinde, and referendum are usually quoted in other languages without being translated because there are no satisfactory words for that purpose." (p. 33)