Gian Piero de Bellis

La realtà romanzata

(Novembre 2016)

 


 

Il metodo scientifico, detto anche metodo empirico-sperimentale, procede dalla osservazione della realtà circostante. Una buona osservazione richiede una buona percezione che ha luogo non solo attraverso i sensi, ma anche attraverso la mente.
Come sottolineato da William James nei suoi Principles of Psychology (1890) : « … mentre una parte di ciò che percepiamo proviene, attraverso i nostri sensi, dall’oggetto di fronte a noi, un’altra parte (forse la più consistente) deriva sempre dalla nostra mente. »

Ne consegue quindi che, per una buona osservazione, abbiamo bisogno di sviluppare e affinare non solo i nostri sensi fisici ma anche il nostro senso mentale critico. Questo è soprattutto necessario, se non indispensabile, in situazioni in cui vi sono molte informazioni da recepire, interpretare, valutare, e una serie di decisioni da prendere.

Accade però che un sovraccarico di informazioni, in presenza di una scarsa capacità di padroneggiarle, porta gli individui a scegliere l’unica strategia per loro praticabile che è quella di semplificare la realtà fino ad eliminare non solo i dettagli particolari ma anche taluni aspetti essenziali.
La realtà che si impone quindi all’osservazione è una realtà ridotta all’osso, fatta quasi sempre di scelte binarie contrapposte : bianco o nero.
Inoltre, non solo questo tipo di osservazione semplifica oltremodo la realtà fino a incasellarla in due gabbie, ma si finisce anche per rinchiudere sé stessi in una gabbia mentale, di modo che tutta la realtà viene poi percepita dalla prospettiva, limitata e spesso deformata, che si ha dall’interno della gabbia prescelta.

Qualsiasi realtà è quindi non solo ridotta, anche attraverso enormi forzature, allo schema binario (ad es. destra-sinistra), ma qualsiasi nuova informazione è accettata o rifiutata solo nella misura in cui è in sintonia con il proprio schema mentale. Tutto il contrario di quello che suggerisce il metodo empirico-sperimentale negli scritti di uno dei suoi primi esponenti: « Leggi non per contraddire e confutare; e neppure per credere e accettare in maniera scontata, o per avere materia di conversazione e di discorso. Leggi per valutare ed esaminare. » (Francis Bacon, The Essays, 1597)

Questa è l’impostazione classica ribadita innumerevoli volte da altri esponenti della ricerca scientifica come Charles Darwin nella sua autobiografia:
« Nel corso di parecchi anni mi sono attenuto alla regola che, tutte le volte che mi imbattevo in un fatto nuovo, una nuova osservazione o pensiero, che contrastava con le mie vedute generali, ne prendevo subito nota senza esitazione. Avevo infatti notato per esperienza che tali fatti e pensieri dissonanti sfuggivano alla mia memoria molto di più di quelli che erano in sintonia con le mie idee. » (Charles Darwin, Autobiography, 1838)

In tempi più recenti Karl Popper ha fatto del principio della falsificabilità la discriminante della scienza e delle affermazioni scientifiche. Il ricercatore scientifico è colui che è attento, in maniera maggiore e più sistematica, a tutti quei fenomeni che possano mettere in discussione le sue credenze, rispetto a quelli che li rafforzano. In sostanza l’esatto opposto di quello che fanno molti, occupati come sono a consolidare in continuazione una convinzione data oramai per certa, e per questo indiscussa e indiscutibile.

Per costoro la realtà semplificata assume i contorni della realtà romanzata, cioè di un romanzo popolare fatto di buoni e di cattivi, di azioni prevedibili e di decisioni scontate, in cui le idee fisse del passato sopravvivono e lottano per affermarsi o consolidarsi anche in futuro.
Vediamo come ciò avviene in concreto esaminando tre convinzioni-pilastro dell’uomo comune e che costituiscono parte consistente della realtà romanzata. Abbiamo allora a che fare con:

- Il romanzo della democrazia
Il termine democrazia significa, dal punto di vista etimologico, potere del popolo. Da qui il fascino che questa parola ha nei giornali e nelle conversazioni correnti. A maggior ragione poi, dal momento che, utilizzando uno schema binario esclusivo (o/o), si contrappone alla democrazia la dittatura. A nulla serve correggere il tiro e illuminare sul fatto che, anche la democrazia è una dittatura, la dittatura della maggioranza. A questo rilievo si risponde, di solito, che la maggioranza deve comandare su tutti (altrimenti ci sarebbe anarchia intesa come caos) e questo perché vox populi vox Dei. Il romanzo (fiction) della democrazia è, quindi, talmente allettante per il modo in cui rappresenta la persona comune che compone l’entità popolo, che a nulla serve ribadire che, anche nei regimi democratici, il popolo non conta praticamente nulla perché il potere vero è appannaggio di minoranze organizzate che controllano e manipolano masse di individui atomizzati e disorganizzati. Il mito del suffragio universale, ad esempio, si basa sulla credenza fasulla che gli elettori scelgano il deputato [o il presidente] “mentre la verità è che il deputato si fa scegliere dagli elettori.” (Gaetano Mosca, Elementi di Scienza Politica, 1896).

- Il romanzo del socialismo
Il romanzo del socialismo si basa su finzioni ancora più grossolane e più allettanti. L’idea di una uguaglianza universale, della fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della libertà e del benessere per tutti, sono scenari affascinanti, degni di un film di successo, che fa record d’incassi. Purtroppo, anche qui si tratta di una romanzata colossale, in particolare quando si introduce lo stato a realizzare un tale film. Lo stato al servizio degli esseri umani per la loro liberazione dallo sfruttamento? Nulla di più assurdo per coloro che, tenendo gli occhi ben aperti, conoscono la storia del potere, e di quello statale in particolare. Eppure ciò è quello che avviene quando si scambia la finzione (romanzo) per realtà. Che un nuovo zarismo (leninismo, stalinismo) sia stato spacciato e creduto come socialismo, la dice infatti lunga sulla capacità di deformazione dei sensi percettivi e del senso critico mentale.

- Il romanzo del capitalismo
Il romanzo del capitalismo, pur con i suoi alti e bassi, è tra i più resistenti. Eppure anche qui la finzione supera e stravolge di gran lunga la realtà. Il capitano d’impresa, l’eroe intrepido dei romanzi di Ayn Rand, risulta poi essere stato, nei fatti e di regola, un lobbista furioso, navigatore dei corridoi del potere statale da cui ha ottenuto concessioni e finanziamenti. In questo modo, ad esempio, è stata costruita, dalla metà del secolo XIX, quasi tutta la rete ferroviaria degli Stati Uniti. Le fortune dei cosiddetti capitalisti americani, ad esempio, sono state fatte sulla base delle forniture militari (a partire dalla guerra di Secessione), del debito statale (« a national blessing » nelle parole di Jay Cook, famoso uomo d’affari americano), delle concessioni in terreni e risorse finanziarie ottenute attraverso pratiche di « normale » corruzione di senatori e giudici. Risulta ad esempio che « più di un milione di dollari sono stati versati da Drew, Gould e i loro associati [uomini d’affari americani della metà dell'ottocento] per ‘commissioni e servizi legali’. » (in altri termini « mazzette ») (Matthew Josephson, The Robber Barons, 1934)

In sostanza, là dove i romanzi popolari raffigurano il potere del popolo (democrazia), l’uomo nuovo (socialismo), il libero produttore che rischia del suo (capitalismo), dobbiamo sostituire l’immagine ben più reale di una cricca di politicanti e faccendieri che domina e sfrutta tutti attraverso una burocrazia ottusa e famelica. Altro che democrazia, socialismo o capitalismo!

Ad ogni modo, è un fatto che questi romanzi, che hanno avuto ampia diffusione nei decenni passati, sono diventati, per molte persone, una lettura pesante o addirittura indigesta, e per questo li hanno accantonati o gettati nella spazzatura.

Adesso però si tratta, per costoro, di diventare autori, in prima persona, della propria vita, perché essa sia, come realtà e non come finzione, un diario fatto di progetti e realizzazioni personali. E per questo non c’è più bisogno di affabulatori-intrattenitori, quali ci sono stati offerti in continuo dal mondo politico-affaristico-giornalistico, capaci di produrre solo fasulle realtà romanzate, ma di esseri umani nel pieno possesso delle loro capacità di osservazione, valutazione, azione.

 


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