Gian Piero de Bellis

Politica e politicanti, affaroni strabilianti

(Marzo 2005)

 


 

Girando per le città si vedono, da qualche settimana, cartelloni giganteschi che mettono in mostra il faccione di qualche personaggio politico in vista delle elezioni regionali del 3-4 aprile 2005.

Una volta, e faccio riferimento ai decenni 1960 e 1970, si faceva propaganda con piccoli manifesti, volantini stampati al ciclostile e comizi nelle piazze o nei teatri. Adesso c’è il bombardamento degli spot televisivi e questi cartelloni giganteschi.

Qualcosa è cambiato e molti fanno finta di non accorgersene, intenti a ripetere le solite formule prive di contenuti reali.

La nuova realtà può essere condensata in alcune brevi costatazioni:

   1. La politica è un affare gigantesco.
   2. La politica domina l’economia.
   3. La politica è l’oppio dei popoli.

 

1. La politica è un affare gigantesco

Nel maggio del 2004, in occasione delle elezioni per il parlamento europeo, l’Herald Tribune mise in luce in un articolo i privilegi dei deputati europei. L’articolo fu ripreso dalla Stampa di Torino che parlò di "Euro-Pacchia – Un seggio a Strasburgo meglio che vincere la lotteria". La stessa cosa si può dire per tutti i parlamentari, a livello nazionale e regionale. Inoltre, ai redditi direttamente percepiti, bisogna sommare i vantaggi in termini di influenza sull’economia che si collegano all’esercizio del potere. Per questo l’ingresso in politica è simile alla corsa all’oro d’altri tempi, attirando ogni sorta di imbroglioni e di venditori di fumo.

 

2. La politica domina l’economia

Le persone cosiddette di sinistra ripetono ancora (ma sempre più stancamente) che l’economia dei grandi gruppi ha il sopravvento sulla politica. Oltre a sbagliarsi in quanto riferimento marxiano (il materialismo di Marx si basava sulle forze produttive e in primo luogo sulla tecnologia come motore della storia, non sull’economia dei banchieri e dei bottegai), le persone cosiddette progressiste si sbagliano anche perché si rifiutano di vedere che la realtà smentisce le loro affermazioni. Non per nulla Berlusconi ha lasciato l’economia per ascendere ad un livello più elevato e più sicuro di controllo, cioè la politica.

 

3. La politica è l’oppio dei popoli

La politica controlla risorse, distribuisce posti e prebende, domina la vita delle persone. Per questo motivo le persone si aspettano moltissimo se non addirittura tutto dalla politica, vale a dire dal potere (e cioè dallo Stato). Nelle parole di Bastiat, "lo Stato è la grande finzione attraverso la quale tutti cercano di vivere alle spalle di tutti gli altri". Lo Stato ha preso il posto della Chiesa come massimo organismo di egemonia sulle persone e la politica è la nuova religione, cioè il nuovo oppio dei popoli. Coloro che si definiscono laici ignorano generalmente di essere sotto l’influsso della più totalizzante e alienante religione che sia mai stata praticata nel corso della storia, e cioè lo statismo.

 

Detto ciò, bisogna ricordare che anche la Chiesa aveva, in passato, un notevole potere, anche di natura temporale, e che tale potere della Chiesa è finito da un pezzo.

Adesso bisogna estinguere il potere dello stato, allontanandosi dalla politica, scaricando tutti i partiti, bloccando le loro malefatte e ignorando la loro propaganda pestifera.

Un giorno infine, con gli escrementi dell’ultimo burocrate, soffocheremo in gola le idiozie dell’ultimo politicante.

 

 


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