Gian Piero de Bellis

I "progressisti" oscurantisti

(Agosto 2010)

 


 

La controversia-scontro che si sollevò tra Galileo Galilei e il Cardinale Bellarmino a proposito, non solo e non tanto, della teoria eliocentrica quanto della libera ricerca scientifica, ha fatto sempre vergere l’attenzione sui due attori principali, l’uno (Galileo) promotore della scienza e l’altro (il cardinale Bellarmino) difensore della tradizione e quindi visto come nemico del progresso scientifico.

Molti però ignorano l’esistenza di un contemporaneo di Galileo, lo scienziato Cesare Cremonini, razionalista, materialista, aristotelico, che era considerato uno dei massimi studiosi del suo tempo al punto tale che il suo salario, all’Università di Padova, era doppio del suo collega Galileo Galilei.

Ebbene, sembra che quando Galileo lo invitò a osservare il cielo con il cannocchiale, Cesare Cremonini si rifiutò affermando che Aristotele aveva già definitivamente chiarito tutto in fatto di astronomia.

Secondo taluni invece egli non si rifiutò di osservare attraverso il cannocchiale ma, pur guardando, semplicemente non vide quello che Galileo vedeva, forse perché pesantemente condizionato dalle sue convinzioni aristoteliche.

Qualunque sia la verità, il fatto è che oscurantisti e refrattari nei confronti della ricerca e del progresso scientifico si trovano in molti campi, e non solo, come vorrebbero farci credere taluni, nell’ambito di coloro che professano una fede religiosa. Anzi, è qui opportuno sottolineare il fatto che Copernico era un religioso che dedicò la sua opera al papa Paolo III e che, a favore delle tesi di Galileo, vi erano altri religiosi tra cui il monaco benedettino Benedetto Castelli, amico e divulgatore delle scoperte di Galileo.

In tempi recenti, l’ammissione da parte delle gerarchie vaticane dei gravi errori culminati nella condanna di Galileo, ha portato poi alla celebrazione dello scienziato da parte della Chiesa Cattolica in occasione dell’anno dell’Astronomia (2009).

La riflessione intelligente sugli sbagli di un lontano passato ha certamente giocato in direzione di una apertura della Chiesa Cattolica nei confronti della ricerca scientifica e a favore, ad esempio, delle biotecnologie e della loro applicazione in agricoltura. Sul sito dell’Acton Institute si trovano, già a partire dall’anno 2000, articoli in cui ci si pronuncia a favore dell’impiego di semi transgenici in agricoltura al fine di diminuire l’uso di pesticidi e combattere la fame nel mondo
(vedi: http://www.acton.org/search/node/biotechnology).

Ad esempio, in un articolo del 17 gennaio 2000 reperibile sul sito dell’Acton Institute, Michael Barkey scriveva che

“le tecniche della bioingegneria non sono nulla di nuovo o di bizzarro, o un qualcosa atto a generare mostri spaventosi. Al contrario, esse hanno come base le vecchie pratiche di coltivazione introdotte nel diciannovesimo secolo dal monaco Augustiniano Gregor Mendel nei giardini del monastero di Brno in Moravia. L’opera di Mendel ha dimostrato che tutte le entità viventi trasmettono certe caratteristiche alla loro progenie attraverso l’informazione contenuta in quelli che ora si chiamano i geni.”
“Gli scienziati hanno scoperto in epoca più recente una tecnica rapida ed efficiente per conseguire gli stessi risultati di Mendel. Questa tecnica è nota sotto il nome di biotecnologia. Isolando i geni che trasmettono una caratteristica specifica e poi associandoli ad una particolare coltivazione, questa può divenire più resistente alle intemperie, meno attaccabile dagli insetti nocivi e persino più salutare per il consumatore. Tutto questo può essere fatto senza l’introduzione di prodotti chimici dannosi o di pesticidi che rovinano l’ambiente. La biotecnologia offre l’unica speranza che l’agricoltura sarà in grado di stare al passo con l’incremento di popolazione negli anni a venire. Gli sforzi fatti per bloccare lo sviluppo di questa industria o di ostacolare il commercio di prodotti alimentari della bioingegneria costituirebbe un fatto moralmente grave.”

E l’autore conclude il suo scritto affermando:

“Un monaco augustiniano ha capito tempo fa che l’intelligenza e l’attività umana potevano giocare a vantaggio dell’essere umano nell’ambito del creato. Questa intuizione quasi sacra che ha avuto luogo in un monastero non dovrebbe andare ora persa.”

Eppure, rischia di andare persa se diamo retta alle nuove sette di oscurantisti falsamente progressisti che, con le loro crociate violente, vogliono imporre a tutti con la forza i loro pregiudizi e vogliono distruggere persino qualsiasi spazio di ricerca e di sperimentazione al riguardo.

Il fatto che la Chiesa cattolica si sia dichiarata a favore dell’uso delle biotecnologie ha fatto gridare a uno di questi nuovi crociati che il Vaticano è contro Dio perché è a favore della patata ogm. Qui siamo davvero a livello delle comiche da avanspettacolo.

Nel Manifesto dei comunisti, Marx ed Engels offrono un ritratto sintetico dei socialisti reazionari fautori del socialismo feudale, i quali, per mantenere il loro potere di controllo e di sfruttamento sugli individui, sventolano la bandiera del proletariato e si pongono alla testa di una presunta rivoluzione; ma così facendo mostrano “sulle loro parti posteriori impressi gli antichi blasoni feudali”, suscitando quindi le risa di tutti i sinceri progressisti.

E così sta avvenendo in una lunga serie di casi in cui i socialisti feudali innalzano i vessilli del più bieco oscurantismo col pretesto fasullo e menzognero della difesa dell’intera umanità. Sta infatti apparendo sempre più manifesto e chiaro a tutti, che i finti progressisti di ieri sono i veri oscurantisti di oggi, con il loro rifiuto pregiudiziale a qualsiasi sperimentazione nel campo delle biotecnologie, con il loro asservimento al potere dello stato nella cultura e nell’istruzione, con la loro opposizione alla libera circolazione delle persone e al libero scambio dei prodotti.
Noi però non dobbiamo avere paura né delle loro reazioni, scomposte e sconclusionate, né dell’avanzata del sapere e dell’emergere della verità. Ai nuovi oscurantisti - finti progressisti occorre rispondere con totale chiarezza e con estrema pacatezza.

Alla fine, una risata li seppellirà.

 

 


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