Gian Piero de Bellis
Misure contro la riduzione in stato di servitù del popolo nostrano
da
parte dello Stato Marrano
(Marzo 2008)
Il potere corrompe, il potere assoluto corrompe in maniera assoluta.
Se questo è vero, ed abbiamo moltissime prove storiche per ritenere che lo sia, l’obiettivo principale di qualsiasi persona razionale o di semplice buon senso è quella di ridurre la concentrazione di potere ovunque essa si manifesti. Invece, quello che è accaduto a partire dalla Rivoluzione Francese e dalla Rivoluzione Industriale è che, per controllare il potere dei nobili e dei cosiddetti padroni delle ferriere si è preferito concentrare tutto il potere in una istituzione (lo Stato) pensando poi che essa avrebbe agito per il bene di tutti. Invece, come era prevedibile, lo Stato si è messo d’accordo con i padroni di un tempo (con la Chiesa tramite il concordato, con gli industriali tramite i trasferimenti alle imprese e le barriere doganali) diventando nel corso del tempo il vero Super-Padrone.
Nessun padrone ha mai ceduto il potere a meno che non gli sia puntata una pistola alla tempia (come avvenne in Romania per Ceausescu) o non sia divenuto del tutto superfluo o addirittura ridicolo agli occhi di molti (come l’aristocrazia dell’Ancien Régime o la gerontocrazia comunista dell’URSS).
Per arrivare a questo risultato è spesso necessario passare attraverso tappe intermedie che talvolta lo stesso gruppo dirigente statale allo sbando propone pur di salvarsi dal crollo (ad es. la convocazione da parte del re di Francia degli Stati generali).
Qui sotto si fa un elenco di alcune misure per ridurre l’invadenza dello stato che forse alcuni partiti o movimenti faranno proprie in futuro per guadagnare consensi. Il fatto non dovrebbe essere considerato negativamente purché l’eventuale consenso loro dato si limiti alla attuazione di tali o simili misure e non sfoci in una messianica attesa di salvezza da parte di chicchessia. Infatti tutti i partiti/movimenti, vecchi e nuovi, sono da superare in quanto prodotti dello stato territoriale e della lotta tra fazioni che è connaturata alla visione territorialista. La futura realtà cosmopolita non ha bisogno né di stati nazionali territoriali né di partiti che ne sono l’espressione.
Ad ogni modo questa è la lista.
1. Abolizione delle Prefetture
2. Abolizione delle Amministrazioni Provinciali
3. Abolizione del Senato
4. Abolizione del Concordato e di tutte le leggi in materia di
confessioni religiose
5. Abolizione delle comunità montane nei centri al di sotto degli
800 metri
6. Abolizione del valore legale del titolo di studio
7. Abolizione del canone Telecom
8. Abolizione degli ordini professionali
9. Abolizione dei finanziamenti statali ai partiti
10. Abolizione dei finanziamenti statali ai giornali
11. Abolizione di tutti i sussidi statali alle imprese
12. Abolizione di tutte le limitazioni alla libera circolazione di persone
e beni
13. Abolizione del canone televisivo e vendita della Rai
14. Abolizione di tutte le leggi sul lavoro
15. Abolizione del sistema delle licenze (statali, regionali, provinciali,
comunali) all’esercizio di una attività
16. Abolizione di tutte le auto (blu o di altro colore) a servizio dei
politici
17. Dimezzamento del numero dei parlamentari
18. Dimezzamento del numero dei consiglieri comunali
19. Dimezzamento del numero dei consiglieri regionali
20. Riduzione dell’IVA al 10%
21. Abolizione di qualsiasi tassa diretta su redditi personali inferiori
ai 1500 € al mese
Ad alcuni questa apparirà una lista di pie illusioni e in buona parte lo è, ma la storia ci insegna che nei momenti di sconquasso cose strane avvengono. Il fatto è che i servi devono sapere quello che vogliono nell’immediato; solo così potranno incominciare a uscire fuori dal loro stato di servitù e iniziare a mettere tra i ferravecchi della storia il Super-Padrone Stato.
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