Gian Piero de Bellis
Responsabilità collettiva - Irresponsabilità abissale
(Ottobre 2004)
In Inghilterra, durante la seconda guerra mondiale, venne ideata la strategia
dell'area bombing (conosciuta anche come terror bombing)
che prevedeva il bombardamento aereo di centri abitati per incutere paura
e sconforto nella popolazione civile.
Il caso più famoso di area bombing avvenne il 13 febbraio 1945 quando
773 aerei Avro Lancaster della Raf iniziarono a bombardare la città di Dresda,
seguiti da altri 527 bombardieri dell'aviazione americana. Le bombe furono
sganciate per due giorni di seguito e portarono alla morte, secondo fonti
tedesche, di oltre 100mila abitanti.
Alcuni anni prima, il 14 novembre 1940, centinaia di aerei della Luftwaffe tedesca bombardarono con migliaia di bombe incendiarie e ad alta carica esplosiva la città inglese di Coventry facendo migliaia di vittime e distruggendo o danneggiando più di 50mila abitazioni.
C'è un filo logico che lega questi tre episodi (e molti altri ancora) ed è il concetto di responsabilità collettiva. Tutte le persone che per una ragione o per l'altra (per razza o per nazionalità o per credo religioso) appartengono o sono assegnate ad un determinato gruppo, sono ritenute responsabili delle decisioni prese dai dirigenti del gruppo a cui esse appartengono (o si pensa esse appartengano o debbano appartenere).
Questa è una logica di tipo feudale e mafioso fatta propria dallo stato,
in quanto lo stato non è altro che una mafia feudale su scala allargata.
Questa è la stessa logica che guida i gruppi armati che vogliono fondare
i loro stati nazionali o confessionali e che sono definiti movimenti terroristi
dai poteri statali consolidati.
I quali ultimi attuano, come pratica corrente, quella di bombardare un quartiere
o una città dove si nasconderebbe un terrorista o di distruggere l'abitazione
della famiglia di un terrorista.
Questi atti odiosi riaffermano la pratica aberrante del concetto di responsabilità
collettiva.
Allora, invece di scandalizzarsi soltanto dei metodi barbari dell'altra parte, qualsiasi essa sia (i vecchi o i nuovi padroni), sarebbe necessario cominciare a ribellarsi, nel proprio cervello, contro l'origine di questa barbarie, vale a dire il concetto di responsabilità collettiva. Questo avvierebbe un processo di messa in crisi della sovranità territoriale e della conseguente inserzione automatica dell'individuo sotto una entità statuale a base territoriale di cui egli è costretto a condividere, collettivamente, le responsabilità.
Sarebbe il primo passo per ridiventare esseri umani cioè individui razionali e responsabili.
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