Gian Piero de Bellis

Giornalista, Giornalaio ...

(Gennaio 2007)

 


 

Negli ultimi tempi per un certo periodo in Italia non sono usciti i giornali.

L’evento è da celebrare perché ha significato due cose:

1) il risparmio di decine e decine di alberi o di altro materiale che serve a produrre la carta;
2) la riduzione delle scempiaggini e delle idiozie in circolazione di cui i giornalisti sono i massimi autori.

Il secolo passato è quello in cui abbiamo assistito all’apogeo del ruolo del giornalista come propagandista del potere dello stato nazionale. Il fascismo in quanto socialismo nazionale non è pensabile senza i giornali, Il Popolo d’Italia innanzitutto, e poi tutti gli altri, dal Corriere della Sera alla Stampa, chi più chi meno allineati al regime.

Il giornalista, in sostanza, è stato e tuttora è il portavoce del potere statale e dei gruppi dominanti (le corporazioni professionali, culturali, economiche) che sono pappa e ciccia con il potere statale.

Per questo appoggiare lo sciopero dei giornalisti è come appoggiare coloro che ci vogliono manipolare al fine di dominarci. Le beghe tra giornalisti e proprietari di giornali sono contrasti interni al potere.

Certo, ci sono alcuni giornalisti critici, impegnati a scavare nelle porcherie dei governanti-amministratori e a denunciarle. Ma è sempre una denuncia di un particolare problema che non coglie il fatto che siamo in presenza di un sistema centenario di ruberie e di malefatte che ha al centro lo stato in quanto entità che organizza ruberie e malefatte come solo e unico modo per esistere e perpetuarsi.

In altre parole in Italia un giornalista cosmopolita, post-feudale e post-statale, critico e interessante, non esiste.

I tromboni Gad Lerner e Giuliano Ferrara vendono aria fritta condita da battute frizzanti o idee falsamente seriose che hanno a che fare molto con l’emozione e con la convenzione ma quasi nulla con la ragione.

Quindi l’immagine più immediata che mi viene pensando al giornalista come figura del nostro tempo è la seguente condensata in quattro versi a rima baciata:

Giornalista giornalaio
Imbrattacarte parolaio
Leccaculo smidollato
Al servizio dello stato.

 

Poscritto (maggio 2007)

La situazione dei giornali e dell'informazione è talmente pietosa, per le banalità e le nozioni convenzionali e fuorvianti che vi sono espresse, che, per sfogare la mia rabbia, non ho potuto fare a meno di stendere un altro inno (deprecatorio) nei confronti dei giornalisti. Eccolo:

Agli SCRIBACCHINI d'Italia

La Svizzera è noiosa e ordinata

La Germania forte e organizzata

L'Inghilterra è fredda e piovosa

La Spagna solare e radiosa

La Francia è bella e affascinante

L'Italia creativa e eccitante

E così con pensieri assai banali

Imbrattan fogli e li chiamano GIORNALI !

 

 


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