Palmiro Togliatti

da "La nostra politica nazionale"
Rapporto ai quadri dell'organizzazione comunista napoletana

(11 Aprile 1944)

 



Nota

La politica del Partito comunista italiano dopo la fine del regime fascista si basa sul concetto di nazione e sulla pratica di obbedienza alle direttive di Mosca.
Marx ed Engels diventano, nella visione di Togliatti, propugnatori del concetto di nazione mentre Lenin e Stalin sono presentati come campioni della libertà e della democrazia.
In sostanza, una miscela di nazionalismo e di servilismo che trae molti in inganno ma non costituisce nulla di nuovo o di entusiasmante.

 


 

Noi siamo il partito della classe operaia e non rinneghiamo, non rinnegheremo mai, questa nostra qualità. Ma, la classe operaia non è stata mai estranea agli interessi della nazione. Guardate al passato, ricordatevi come agli inizi del Risorgimento nazionale, quando esistevano soltanto piccoli gruppi di operai distaccati gli uni dagli altri e ancora privi di una profonda coscienza di classe e di una ricca esperienza politica, questi gruppi dettero i combattenti più eroici per le lotte di masse, che si svolsero nelle città e nelle campagne, per liberare il paese dal predominio straniero. Operai e artigiani furono il nerbo dei combattenti delle Cinque giornate di Milano. Furono gli operai, insieme coi migliori rappresentanti dell'intellettualità, l'anima della resistenza degli ultimi baluardi della libertà italiana nell'anno successivo. Operai e artigiani troviamo nelle legioni di Garibaldi; li troviamo dappertutto dove ci si batte e si muore per la libertà e per l'indipendenza del paese.

Noi rivendichiamo queste tradizioni della classe operaia italiana. Noi rivendichiamo le tradizioni del socialismo italiano, di questo grande movimento di masse operaie e di popolo, che irrompendo sulla scena politica, reclamando il riconoscimento degli interessi e dei diritti dei lavoratori, chiedendo che fosse assicurato al popolo il posto che gli spetta nella direzione del paese, ha adempiuto una grande funzione nazionale di risanamento, di ravvivamento e rinnovamento di tutta la vita italiana. Oggi che il problema dell'unità, della libertà e dell'indipendenza d'Italia è di nuovo in giuoco; oggi che i gruppi dirigenti reazionari hanno fatto fallimento, perché la storia stessa ha dimostrato che la loro politica di rapina imperialista e di guerra non poteva portare l'Italia altro che ad una catastrofe; oggi la classe operaia si fa avanti, col suo passo sicuro, e conscia di tutti i suoi doveri rivendica il proprio diritto, come dirigente di tutto il popolo, di dare la sua impronta a tutta la vita della nazione.

La bandiera degli interessi nazionali, che il fascismo ha trascinato nel fango e tradito, noi la raccogliamo e la facciamo nostra; liquidando per sempre la ideologia da criminali del fascismo e i suoi piani funesti di brigantaggio imperialista, tagliando tutte le radici della tirannide mussoliniana noi daremo alla vita della nazione un contenuto nuovo, che corrisponda ai bisogni, agli interessi, alle aspirazioni delle masse del popolo.

Quando noi difendiamo gli interessi della nazione, quando ci mettiamo alla testa del combattimento per la liberazione d'Italia dall'invasione tedesca, noi siamo nella linea delle vere e grandi tradizioni del movimento proletario. Siamo nella linea della dottrina e delle tradizioni di Marx e di Engels, i quali mai rinnegarono gli interessi della loro nazione, sempre li difesero, tanto contro l'aggressore e invasore straniero, quanto contro i gruppi reazionari che li calpestavano. Siamo nella linea del grande Lenin, il quale affermava di sentire in sé l'orgoglio del russo, rivendicava al proprio partito di continuare tutte le tradizioni del pensiero liberale e democratico russo e fu il fondatore di quello Stato sovietico, che ha dato ai popoli della Russia una nuova, più elevata coscienza nazionale. Noi siamo nella linea del compagno Dimitrov, il quale a Lipsia, davanti ai giudici fascisti, rivendicò con una fierezza che destò l'ammirazione di tutto il mondo la propria qualità di figlio del popolo bulgaro; rivendicò a sé le tradizioni e si presentò come il continuatore di tutte le lotte del popolo bulgaro contro i suoi oppressori. Noi siamo nella linea del pensiero e dell'azione di Stalin, di quest'uomo il quale ha saputo sulla base delle conquiste della grande Rivoluzione socialista di Ottobre, sulla base delle realizzazioni di più di venti anni di edificazione socialista, realizzare l'unità di tutto il popolo, di tutte le nazioni che sono nel territorio dell'Unione Sovietica nella lotta sacra contro l'invasore, e per schiacciare definitivamente l'hitlerismo e il fascismo. Noi siamo sulla via che ci hanno tracciato questi nostri grandi maestri.

Né vi dice nulla il fatto che sia proprio l'Unione Sovietica, il paese del potere proletario e del socialismo, quello che dà l'esempio a tutti gli uomini liberi del modo come bisogna unirsi e combattere per salvare la patria e il mondo intiero dalla barbarie hitleriana?

Lo so, compagni, che oggi non si pone agli operai italiani il problema di fare ciò che è stato fatto in Russia. La classe operaia italiana deve oggi riuscire, attraverso la propria azione e la propria lotta, a risolvere le gravi, terribili questioni del momento attuale. Essa ha il compito di dire una parola, di dare una direttiva, la quale indichi a tutto il paese la via per uscire dalla catastrofe cui è stato trascinato. Guai se noi oggi non comprendessimo questo compito o lo respingessimo. Guai se la classe operaia, oggi, non adempisse a questa sua funzione nazionale. Guai se gli elementi più decisi della classe operaia si lasciassero isolare. Guai se le forze democratiche si lasciassero dividere. Assisteremmo immediatamente, non solo al risorgere, ma al trionfo delle vecchie forze reazionarie; al prevalere delle istituzioni, delle formazioni politiche e degli uomini che sono responsabili di averci portato nella situazione attuale. Ricordatevi dell'Italia di prima della guerra, di quella democrazia stentata, di quel liberalismo storpio, di quei democratici, di quei liberali, che in fondo, avevano tutti nel cuore il fascismo, di quei grossi proprietari fondiari che furono i creatori del fascismo, di quegli industriali, i quali, non contenti di sfruttare giorno per giorno gli operai nelle fabbriche, organizzarono e animarono le bande delle camicie nere, finanziarono le imprese più losche dirette contro la libertà della nazione e tutti assieme mantennero al potere per venti anni il regime antinazionale di Mussolini. Ricordatevi di quel parlamento il quale fu contento di sopprimere sé stesso pur di fare largo a quelli che erano e si presentavano come i negatori e i distruttori di tutte le libertà popolari.

Compagni, quell'Italia noi vogliamo che non risorga. Vogliamo una Italia democratica, ma vogliamo una democrazia forte, la quale annienti tutti i residui del fascismo e non lasci risorgere niente che lo riproduca o che gli rassomigli. Come partito comunista, come partito della classe operaia, reclamiamo arditamente il nostro diritto a partecipare alla costruzione di questa nuova Italia, coscienti del fatto che se noi non reclamassimo questo diritto e non fossimo in grado di adempiere, oggi e nel futuro, questa funzione, l'Italia non potrebbe venire ricostruita, e gravi sarebbero le prospettive per il nostro paese. Nel combattimento durissimo per liberarci, oggi, dall'invasione straniera e iniziare e condurre sollecitamente, non appena sia possibile, la ricostruzione, noi chiamiamo ad unirsi, nel fronte delle forze democratiche, antifasciste e nazionali, tutti gli italiani onesti, tutti coloro che soffrono della situazione a cui è stata portata l'Italia, tutti quelli che vogliono vedere finita rapidamente questa situazione. Per questo, compagni, la nostra politica è una politica nazionale ed una politica di unità.

 

 


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