Ignazio Silone

Sull'amoralità dello stato

(1952)

 



Nota

In questo brano Silone mette in luce il divario profondo e il contrasto insanabile tra la legge morale dei contadini e la legge statale del potere. La prima naturale e perenne (cioè frutto della natura e della evoluzione dell'essere umano nel corso della storia); la seconda occasionale ed effimera (cioè dettata dai casi e dalle vicende dei gruppi temporaneamente al potere).

 


 

La prima volta che le autorità si dovettero occupare di Caterina, avvenne in un modo strano. Caterina e Cosimo stavano mangiando una minestra di fave, seduti fuori casa. Davanti alla loro casa, accanto alla porta, c'era una vecchia panca bassa, fatta di una tavola inchiodata su quattro pioli. Fratello e sorella tenevano le scodelle sulle ginocchia, quando si presentò un carabiniere.

«C'è contro di te una denunzia abbastanza grave» disse il carabiniere alla donna senza tante cerimonie.

Caterina alzò gli occhi dal piatto, guardò prima il carabiniere e poi il fratello.

«Parlo con te» disse il carabiniere alla donna. «Non ti chiami Caterina?»

Caterina avvicinò la sua testa all'orecchio del fratello.

«M'avrà confuso con Caterina la fornara» gli disse sottovoce. «Dovresti indicargli la casa della fornara. Non fargli perdere tempo.»

«No, no» insisté il carabiniere. «Conosco la fornara. La denunzia riguarda te.»

Caterina non s'occupava più del carabiniere come se ne ignorasse la presenza; ascoltava però le sue parole.

«Si tratterà di Caterina la scopina» disse al fratello.

«Si è sbagliato. Dovresti indicargli la casa della scopina.»

«Parlo invece con te» disse il carabiniere alzando la voce. «Non può esserci sbaglio. Questo pomeriggio, tornando giù dalla cava con l'asino carico di breccia, non sei stata avvicinata da un forestiero?»

Cosimo guardo la sorella che aveva già ripreso a mangiare la sua minestra e l'interrogò con gli occhi. La sorella, dopo aver riflettuto, gli fece cenno di sì.

«Non gli hai dato un pezzo di pane?» riprese a domandare il carabiniere. «Non gli hai indicato la strada? Nel tuo interesse ti prego di rispondere la verità.»

Caterina posò la scodella vuota accanto a sé sulla panca e poi domandò al fratello:

«E' un peccato quello di cui mi accusa? Fare la carità adesso è un peccato? Non sapevo che fosse un peccato.»

«Secondo voi, dare un pezzo di pane è proibito?» domandò Cosimo al carabiniere. «Da quando?»

«Perché l'hai fatto?» insisté il carabiniere rivolto a Caterina.

La donna guardava il fratello impaurita e sorpresa.

 «Cosa dice?» gli domandò.

«Probabilmente quell'uomo aveva fame» suggerì Cosimo al carabiniere. «Non credi che forse aveva fame? Se non avesse avuto fame non avrebbe chiesto l'elemosina.»

«Non ti sei accorta» riprese il carabiniere rivolto a Caterina «che quell'uomo era un soldato nemico? Un prigioniero evaso?»

«Cosa dice?» domandò Caterina al fratello. «Cosa sta dicendo?»

 Cosimo le fece cenno di non aver paura.

«Scusa» egli domandò al carabiniere «nemico di chi?»

«Nemico nostro» spiegò il carabiniere adirandosi. «Nemico anche vostro.»

Cosimo credette di aver capito e cercò di spiegare il fatto a sua sorella.

«Era un nemico?» egli le domandò. «Caterina, dimmi la verità senza aver paura.»

«Non l'avevo mai visto prima d'oggi» gli confessò Caterina.

«Era un nemico?»

«Cosa vuol dire?»

«Che aspetto aveva?»

«Un aspetto di uomo.»

«Non ti sei accorta» gridò il carabiniere «che non era uomo di questa contrada? Parlava forse il dialetto della Fornace? Potevi dunque immaginare che fosse straniero. Perché gli hai dato il tuo pezzo di pane e gli hai indicato la strada?»

Cosimo cominciò anche lui ad aver paura.

«Perché l'hai fatto?» disse rivolto alla sorella. «Non potevi riflettere prima di farlo? Non ha riflettuto» egli disse al carabiniere.

Caterina gli confermò di no con un cenno degli occhi.

«Avrei dovuto riflettere?» ella domandò al fratello sottovoce. «Cosa c'era da riflettere? Anche quello è un figlio di madre. Aveva fame. Cosa c'era da riflettere?»

«In altre parole» cercò di concludere il carabiniere «tu ammetti il fatto.»

Ma egli venne bruscamente interrotto da Cosimo, che si alzò in piedi tremante di paura e di collera.

«Caterina non ammette niente» egli disse balbettando. «Proprio niente. Lo vuoi sapere? Noi siamo stanchi e adesso andiamo a dormire. All'infuori di questo non ammettiamo altro.»

Il carabiniere rimase un po' sovrapensiero, poi disse:

«Mi dispiace, ma sul fatto non potrò fare a meno di scriverci sopra un rapporto.»

Non doveva poi essere tanto cattivo quel carabiniere.

Non si fece più vedere. Per conto suo Caterina, con tutte le altre sue pene, finì col non pensarci più. Ma dopo alcuni mesi, nelle medesime circostanze della volta precedente, mentre Caterina e Cosimo mangiavano la minestra seduti sulla panca davanti alla casa, il Carabiniere riapparve in fondo al vicolo. Caterina fu ripresa dal batticuore.

«Si avvicina di nuovo l'ombra nera» ella mormorò a Cosimo. «Madonna mia, solo tu ci puoi proteggere.»

Il carabiniere si fermò proprio davanti a loro.

«Sai» egli disse sorridendo a Caterina «nel frattempo sono mutate varie cosette. Quel fatto di cui ti si incolpava, adesso non e più una colpa, anzi.»

Caterina avvicinò la testa all'orecchio del fratello e gli chiese impaurita:

«Parla con me quest'uomo? Digli che certamente si è sbagliato. Mandalo via.»

«Con chi parli?» gli chiese Cosimo.

«Sì, parlo con te» ripeté il carabiniere sorridendo rivolto a Caterina. «Voglio dire che nel frattempo le cose sono cambiate.»

«Cos'è cambiato?» gridò Cosimo.

«Tutto» disse il carabiniere di buon umore. «Non leggete i giornali? Non leggete gli affissi sui muri?»

«Niente di quello che mi riguarda è cambiato» disse Cosimo. «Le pietre sono rimaste dure. La pioggia è sempre umida.»

«La situazione in città è però cambiata» spiegò il carabiniere.

«Cosa dice?» domandò Caterina al fratello.

«Noi non leggiamo le carte» rispose Cosimo al carabiniere. «Dobbiamo faticare per mangiare, non abbiamo tempo per le carte.»

«Digli che si è sbagliato l'indirizzo» suggerì Caterina al fratello. «Fa in modo che se ne vada.»

«Le cose sono cambiate» insisté a spiegare il Carabiniere. «Ve lo assicuro sul mio onore. Quelli che erano i nostri nemici, adesso sono i nostri alleati; e i nostri alleati invece sono i nostri nemici. Perciò quello che alcuni mesi fa sembrava un vostro delitto...»

«Cosa dice?» domandò Caterina al fratello.

«Siamo da capo con quella storia del pezzo di pane» le spiegò Cosimo.

«Ancora?» disse Caterina tutta intimorita. «Ancora? Da capo con quel povero pezzo di pane? Era un pezzo di pane scuro, come usiamo noi contadini. Un pezzo di pane qualsiasi. L'uomo aveva fame. Anche lui era un figlio di madre. Doveva morire di fame?»

«Dunque, siamo da capo?» disse Cosimo al carabiniere. «Non finirà più questa storia? Non avete proprio da pensare ad altro?»

«Al contrario» cercò di chiarire il carabiniere. «Caterina è ora una benemerita. Essa aiutò un nemico che ora è però un alleato. Per il suo atto di coraggio adesso merita un onore.»

«Cosa dice?» domandò Caterina al fratello. «Non potresti persuaderlo a lasciarci in pace?»

«Non fu un atto di coraggio» disse Cosimo al carabiniere. «Né di paura. Fu un semplice pezzo di pane. L'uomo aveva fame.»

«Parlate così perché siete ignoranti» rispose il carabiniere ridendo. «Ma per le autorità di oggi quello fu un atto di eroismo. Vi ripeto, le cose nel frattempo sono cambiate. Anche il modo di decidere se un fatto è bene o male.»

«Cos'è cambiato?» domandò Caterina al fratello. «Il bene e il male?»

Il fratello stava però riflettendo per conto suo.

«Va bene» egli disse al carabiniere. «Tu ci assicuri che le cose sono diverse. Ma se cambiassero di nuovo?»

Il carabiniere rimase a bocca aperta. Per nascondere la sua confusione ebbe uno scatto d'ira.

«Insomma, donna ignorante» egli disse a Caterina «rinunzi alla medaglia?»

«Cosa ha detto?» domandò Caterina al fratello. «Hai capito qualcosa di quello che sta dicendo?»

«Potresti avere una medaglia» Cosimo le spiegò. «Adesso distribuiscono le medaglie.»

«Perché? Che specie di medaglie? Le medaglie dei santi?»

«Non credo che sia una medaglia di santi. Una medaglia per quel pezzo di pane» le spiegò Cosimo.

«Ancora? Ne parla ancora? Madonna mia, era un pezzo di pane qualsiasi. Non glielo hai spiegato?»

«Non lo vuole capire. Adesso, dice, distribuiscono le medaglie.»

Caterina si mise a riflettere, ma poi fece di no con la testa.

«Gli devi spiegare che una medaglia l'ho già» ella disse al fratello. «La medaglia dell'anno santo 1900, che ricevetti a Roma come pellegrina, da ragazza. Una medaglia non basta? Gliela mostrerei, ma adesso, gli devi dire, la tiene al collo Bonifazio, per la sua protezione. Ad ogni modo, una medaglia in famiglia l'abbiamo già.»

Il carabiniere si allontanò scoraggiato. Il racconto di quel suo incontro fece ridere parecchio gli impiegati del municipio. Arrivò poi il tempo che i soldati cominciarono a tornare alle loro famiglie. Così i contadini capirono che la guerra era finita.

 

(da: Ignazio Silone, Una manciata di more, 1952)

 

 


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