Gian Piero de Bellis

Bullismo, balordismo e ballismo

(Aprile 2017)

 


 

Vi sono fenomeni costanti nella storia umana qualificati con nomi altisonanti, anche di segno negativo come, ad esempio, gli atti definiti con il termine di terrorismo.
Dietro a ciò che la gente comune, sulla scia di uomini politici, giornalisti e commentatori vari, definisce terroristi e azioni terroristiche, troviamo però, assai spesso, individui e spinte impulsive che non hanno nulla di altisonante, ma qualcosa di molto maledettamente banale.
In effetti quegli atti e le persone che ne sono coinvolte o interessate in prima persona potrebbero essere raffigurati utilizzando una terminologia del tutto diversa. Facendo, ad esempio, riferimento a tre tipi di concetti e di persone: i bulli, i balordi e i ballisti.
Dal momento che questi tre tipi appaiono come i soggetti e gli oggetti di una macchina propagandistica colossale, e anche materia viva di narrative estremamente funzionali al potere, essi saranno qui collocati ed esaminati nell’ambito di « ismi » vale a dire di costrutti ideologici di cui sono i protagonisti: il bullismo, il balordismo e il ballismo.

Il bullismo
Dicesi bullo una persona spavalda, sfrontata, prepotente. Il bullismo è un comportamento fatto di una serie sistematica e ripetuta di prepotenze più o meno grandi che possono raggiungere anche gradi di efferata violenza.
I bulli si trovano dappertutto nei rapporti di vita sociale ma sono soprattutto presenti ed evidenti nel contesto della politica, in ambiti culturalmente arretrati e in situazioni di profonda crisi (personale o di gruppo). In questi casi il bullo si forma e si mostra come soggetto sicuro delle proprie idee, in grado di offrire ricette risolutorie della situazione di crisi. Quanto più spavaldamente presenta le sue idee e dispiega una assoluta sicurezza di sé, tanto più attrae masse di insicuri e di insoddisfatti. E non importa che le idee siano di un convenzionalismo e di un bigottismo nauseabondi. Anzi, ancor meglio, perché così riesce a raggiungere le persone più scontente al fondo della scala culturale, quelle che il progresso ha lasciato alle spalle, per le quali il futuro non prospetta nulla di buono e che sognano il ritorno ad un passato visto come glorioso.
L’esempio corrente più manifesto di bullismo è Donald Trump negli Stati Uniti per il quale lo slogan « make America great again » si traduce nella corsa agli armamenti, nel ritorno al protezionismo e nell’impiego del carbone come fonte di energia. In sostanza un salto chiaro e netto al tempo che fu, come se il mondo si fosse fermato agli anni 1950 o anche prima. Un altro esempio è costituito dalle figure sostenitrici del Brexit che, sotto la formula Empire 2.0, sognano un ritorno allo splendore imperiale dell’Inghilterra.
A parte questi due casi da manuale, non si è lontani dalla verità se si afferma che la vita politica di praticamente tutti i paesi è contrassegnata dall’esistenza di un bullo. Questo è vero persino per la non bellicosa Confederazione Elvetica nella figura di Christoph Blocher, anche se, in questo caso, si è lontani dalle vette raggiunte da figure ben più notorie: il bullo Putin, il bullo Erdogan, il bullo Orbán, il bullo Maduro, e via discorrendo. E anche l’Italia ha i suoi bulli da operetta rappresentati dai due Matteo, Renzi e Salvini.
In Svizzera Christoph Blocher è stato estromesso dal potere pur essendo il capo del partito che aveva raccolto il maggior numero di voti, e questo è un segno di ragionevolezza del loro sistema politico. Lo stesso non può però dirsi degli altri sistemi che sembrano favorire la nascita e la conquista del potere da parte dei bulli. Con tutte le conseguenze disastrose che ne derivano, prima fra tutte l’emergere, la proliferazione e addirittura l’arrivo al potere anche dei balordi, essendo il balordismo l’altra faccia del bullismo.

Il balordismo
Dicesi balordo persona di poco senso e giudizio, di scarso affidamento, che vale poco. In sostanza, un sempliciotto (lo scemo del villaggio) o uno scapestrato (il piccolo malfattore).
Quando il balordo si attribuisce una missione o giustifica le sue azioni, scellerate ed insensate, invocando Dio o l’umanità tutta, abbiamo allora il balordo pretenzioso di cui la storia offre parecchi esempi. Le crociate in Terra Santa attirarono, ad esempio, una quantità enorme di balordi da tutta Europa, persone che cercavano un "nobile" pretesto per sfuggire da situazioni di profondo disagio (assillo di creditori, mogli petulanti, figli illegittimi, lavori estenuanti, ecc. ecc.). Qualcosa di simile è avvenuto per quanto riguarda il movimento anarchico che, utilizzando spesso un linguaggio adatto a gradassi e fanfaroni, ha attirato nelle sue fila delinquenti di professione (Ravachol, la Banda Bonnot), idealisti da strapazzo (Émile Henry), disadattati cronici (Luigi Luccheni), fanatici violenti (John Most) e via discorrendo.
Nell’era della comunicazione di massa, il numero di balordi pretenziosi è cresciuto enormemente. Molti di costoro sembrano cercare, con atti di tragico balordismo, quei quindici minuti di notorietà a livello planetario a cui accennava Andy Wharol (« In the future, everyone will be world-famous for 15 minutes »). Quindici minuti che servano a riscattarli da una vita di rabbie e fallimenti tragici, che sono spesso il risultato di qualche intervento dei bulli volti a portar loro "civiltà" e "democrazia".
Quelli che vengono definiti, da politici e giornalisti, terroristi islamici, sono, a questo riguardo, casi da manuale. Molti di loro hanno avuto un passato di piccola delinquenza, di periodi in prigione in cui le frustrazioni per una esistenza fallimentare non hanno fatto che aumentare ("radicalizzazione" nel linguaggio politico-giornalistico). Parecchi hanno fatto uso di droghe, hanno condotto una vita tutt'altro che morigerata, e non hanno manifestato alcun sentimento o pratica religiosi fino all’ultimo atto efferato, compiuto sulla spinta di pretese motivazioni religiose, che avrebbe dovuto ripulirli da tutte le malefatte commesse, affidandoli nelle mani di compiacenti vergini. Più balordi (e mascalzoni) di così è difficile trovarne!
In sostanza siamo al balordismo all’ennesima potenza, che però non va sottovalutato perché un gruppo cospicuo di balordi che si uniscono diventano … uno Stato, come mostra l’esperienza di Isis-Daech. Ma la storia è costellata di gruppi di balordi, più presentabili e convincenti, che giungono ai vertici dello Stato.
Tutto ciò può avvenire regolarmente solo con il concorso di una ulteriore tipologia di persone: i ballisti, che operano in sintonia con i bulli, per il loro reciproco interesse, attraverso l'uso strumentale dei balordi.

Il ballismo
Dicesi ballista colui che racconta balle, vale a dire frottole, fandonie, bugie.
Il ballismo è il modo di essere, di pensare e di agire del ballista.
Ma chi sono e cosa fanno concretamente i ballisti?
I ballisti, sotto forma di giornalisti, commentatori, pubblicisti, intellettuali, docenti, ecc., sono gli inventori e diffusori di storie e narrative volte ad offrire una visione rassicurante del potere come forza che tutela la gente comune contro nemici esterni ed interni. I ballisti celano dati, falsificano informazioni, manipolano cervelli, con lo scopo principale di proteggere il potere e sé stessi in quanto cani ben pasciuti a guardia del potere.
Nel corso della storia i ballisti hanno aiutato il potere statale a diffondere una serie di leggende, concernenti ad esempio:

- l’esistenza di una internazionale anarchica
- l’esistenza di una internazionale giudaica
- l’esistenza di una internazionale islamica

A queste internazionali, del tutto inventate, è stato attribuito il disegno di dominio sul mondo e di distruzione della civiltà.
I ballisti hanno avuto buon gioco perché, tranne nel caso degli ebrei che si sono lasciati condurre docilmente al macello, negli altri casi la violenza terroristica degli stati ha fatto corto circuito nel cervello di alcuni che hanno manifestato la loro rabbia impotente commettendo atti efferati contro gente comune. Va però detto che questi atti di violenza indiscriminata contro le persone, come pure la distruzione di opere d’arte della propria civiltà da parte di questi presunti potenziali futuri dominatori, mostra che siamo in presenza di persone fuori di testa e non di teste pensanti in grado di arrivare al controllo sul mondo.
In particolare, i ballisti vogliono farci credere che:

a) i bulli al potere (ad esempio, nel recente passato, la coppia Bush-Blair) nulla hanno a che vedere con la proliferazione dei balordi e la diffusione del balordismo;
b) i balordi pretenziosi (definiti terroristi) sono la vera minaccia e non i bulli al potere (definiti statisti); anzi, questi ultimi sono i nostri protettori oltre che i difensori e diffusori della civiltà.

Così facendo i ballisti tentano e spesso riescono a far passare i balordi come gli unici veri e propri criminali (o eroi per coloro che vedono le cose da una prospettiva diametralmente opposta) e a offrire una copertura ai veri criminali (i bulli al potere).

Il futuro
Come se ne esce fuori da questa situazione fatta di bulli, balordi e ballisti?
Attraverso la riproposizione convinta e costante dell'antica massima: suum cuique tribuere, cioè dare a ciascuno il suo, ciò che gli appartiene, vale a dire, la libertà di decidere sulla propria vita, senza contrapposizioni inventate, restrizioni idiote o imposizioni indebite.
L’attuazione di questa massima darà vita a società parallele, comunità volontarie, associazioni di affini, tutte caratterizzate dalla fine del territorialismo e cioè dalla fine del dominio monopolistico di un gruppo di bulli su tutta la popolazione che vive in un determinato territorio.
In sostanza, parecchi ristoranti con differenti cucine e menù a la carte.
Basta con il rancio della caserma uguale per tutti.
Diventiamo gli chef della nostra esistenza.

 


 

Riferimenti

Sulla invenzione della cospirazione giudaica si veda:
Norman Cohn, Warrant for Genocide. The myth of the Jewish world conspiracy, Serif, London, 2005

Sulla invenzione di Al Qaeda si veda:
Jason Burke, Al Qaeda. The true story of radical Islam, Penguin books, London, 2004

Sul terrorismo degli stati si veda:
Alexander George ed., Western State Terrorism, Polity Press, Cambridge, 1991

Sulla invenzione di utili nemici si veda:
David Keen, Useful Enemies, Yale University Press, New Haven, 2012

Sul bullismo degli stati come causa del terrorismo-balordismo si veda:
Ivan Eland, Does U.S Intervention Overseas Breed Terrorism? The Historical Record, Cato Foreign Policy Briefing No. 50, 1998
Robert A. Pape, The strategic logic of suicide terrorism, 2003

 


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